Comunicato sulla giornata di lotta davanti i magazzini di SDA a Roma

Sono ormai settimane che la lotta dei facchini che lavorano all’interno dei magazzini di SDA va avanti per impedire un piano di ristrutturazione di cui al momento si conoscono solo gli effetti: da una parte la drastica riduzione del numero dei lavoratori all’interno degli hub, dall’altra sfiancare il sindacato Si. Cobas colpendo per primi i suoi iscritti.
A Bologna sono settimane che si alternano tavoli di trattativa sui quali ciò che viene deciso viene smentito, nei fatti, nei giorni seguenti dai diktat che poste italiane impone a SDA (e non sembra che questo poi li faccia dispiacere troppo!!!). Tutto questo dovrebbe far capire ai molti quali reali gruppi di interesse economico si muovono all’interno di un settore in cui sono presenti tutti: dal piccolo imprenditore riunito in cooperativa, ai grandi consorzi, alle multinazionali straniere ed italiane.
Ieri martedì 19 maggio, nell’ambito della mobilitazione nazionale dei magazzini SDA, sono di nuovo scesi in sciopero i lavoratori dei siti RM2, dell’hub e di RM1 a Roma concentrandosi a via di Corcolle (zona Tiburtina) dove sono situati l’hub e il magazzino denominato RM1.
Dalle 4 di mattina i facchini sono scesi in sciopero bloccando così il flusso in entrata e in uscita del magazzino. Dopo circa una ora sono arrivate le prime volanti che sembrava non si preoccupassero troppo della situazione. Una lunga fila di bilici e furgoni ha intasato tutta la zona. Qualche discussione di rito con i vari camionisti e corrieri, ma tutto nella norma. Alcuni di loro hanno preferito caricarsi le bolgette e i pacchi più preziosi a piedi da soli per poi andarsene.
Verso le sette, senza nessun preavviso, litigio o altro, un gruppo molto nutrito di corrieri con la divisa della SDA con in testa i responsabili delle cooperative e un responsabile della stessa SDA hanno preso d’assalto il picchetto dei lavoratori, con alcuni di loro in prima fila che brandivano manganelli telescopici, caschi e altri arnesi.
La squadraccia è così riuscita ad aprirsi un varco nel presidio e rotto teste, il tutto sotto l’occhio dei poliziotti delle due volanti che ci facevano compagnia dalle 5 e 30 del mattino. Certo è che il presidio non si è fatto polverizzare come loro si immaginavano, ma le parti fuori dal magazzino si sono invertite, con i corrieri che sono riusciti ad interporsi fra il picchetto dei lavoratori e la cancellata del magazzino. A quel punto numerosi mezzi delle forze dell’ordine sono accorsi sul posto, ma, inutile a dirlo, le prime persone contro cui si sono schierate sono stati i lavoratori in presidio. La situazione è andata avanti per un altra oretta buona fino a che, visti i feriti e le pressioni delle forze dell’ordine, il presidio ha di fatto smesso di bloccare la strada, ma comunque non si è sciolto fino ad ora di pranzo e i corrieri entrati si sono dovuti caricare i loro “preziosi” camion a mano. Blocchi o meno, infatti, lo sciopero è continuato.
Il risultato della giornata conta 8 persone ferite fra cui un lavoratore in maniera grave che rimarrà in ospedale una notte in osservazione, altri due con teste ricucite e gli altri ammaccati per benino.
Durante quanto accaduto gli assalitori  hanno dimostrato tutte le loro doti prendendo di petto una lavoratrice e insultandola con epiteti sessisti.
Non solo, due compagni che stavano arrivando al presidio in solidarietà sono stati aggrediti da circa 20 corrieri sempre della SDA, reduci con tutta probabilità dal precedente assalto, e sono stati picchiati prima di riuscire a sottrarsi all’aggressione.
Nei momenti successivi sono arrivati responsabili SDA, funzionari digos, avvocati e colletti bianchi, in generale a trattare con le forze dell’ordine, si presume per contenere e sminuire quanto accaduto la mattina alle 7. Uno di questi personaggi in giacca e cravatta era stato già visto parlottare con i poliziotti delle 2 volanti iniziali poco prima dell’aggressione ai lavoratori.
Nell’ospedale in cui i facchini sono stati ricoverati si sono rivisti alcuni capetti di SDA intercedere con i medici presumibilmente per cerare di condizionare le prognosi dei facchini feriti.
Insomma una mezza giornata qui a Roma molto calda sul fronte della lotta nel mondo della logistica. Non vogliamo, però in questa sede, limitarci a dare di questa giornata solo una piatta descrizione dei fatti ma iniziare ad avanzare qualche considerazione: va specificato che i corrieri che hanno effettuato l’aggressione non sono dipendenti diretti di SDA, come non lo sono i facchini, ma sono spesso o riuniti in piccole cooperative o piccoli padroncini (anche con 50/60 furgoni alle dipendenze) o a partita IVA.
Va notato che ovviamente le teste di punta di questa squadra erano prevalentemente italiani.
Estranei allo sciopero, malgrado le sollecitazioni ad autorganizzarsi anche loro, piuttosto che capire cosa stesse accadendo hanno fatto quello che ogni buon schiavo (questa è stata la definizione che molti facchini davano di questi corrieri) fa: apprezzare le proprie catene. La questione è anche più profonda di così, questa massa di persone appartiene a quelle categorie lavorative che sono da sempre sospese fra una definizione di imprenditori di loro stessi e lavoratori dipendenti. Infatti, che abbiano le loro piccole imprese o che siano “imprenditori di se stessi”, di fatto in realtà sono dipendenti di SDA poiché pur lavorando tutti i giorni della settimana, a detta loro si ritengono piccoli padroni che difendono il padrone più grande e così hanno fatto. Innegabile che fra loro ci siano anche imprenditori che posseggono 50-60 vetture e che aizzano i loro dipendenti contro i facchini.
Qui non si tratta di guerra fra poveri come a parecchi piace dire in questi casi: quando i lavoratori si scontrano uno con l’altro questo è servilismo, è vassallaggio, è crumiraggio, questa è lotta di classe quella dove da una parte c’è chi si batte per le conquiste di tutti e dall’altra chi invece difende con ogni mezzo gli interessi di pochi, spinto e giustificato da motivazioni razziste che non gli permettono di comprendere di star lottando contro i propri interessi e contro le persone sbagliate. Ovviamente non tutti i corrieri sono così e ci fa piacere sottolineare questo, ricordando quanto di buono hanno fatto e stanno facendo i corrieri di Santa Palomba, appartenenti al gruppo GLS che proprio in questi giorni hanno concluso un ottimo accordo sulle proprie condizioni di lavoro.
Un’altra considerazione va fatta in merito ai rapporti di forza. Se è vero che con i se e con i ma non si va da nessuna parte è vero che i numeri fanno la differenza. I lavoratori hanno dimostrato tutta la loro forza, il loro coraggio e la loro determinazione, nonostante i corrieri che li hanno aggrediti oggi fossero in sovrannumero.
Come è stato chiaro in questo caso, sappiamo anche che la parte avversa non si fa né si farà problemi ad attingere dall’esercito di riserva e dai i suoi fedeli servi per trovare qualcuno che svolga per essa il lavoro sporco. Per questo motivo è compito di chi crede nella unità delle lotte partecipare sempre di più a tali giornate, perché non si sa mai quando è il momento di essere martello o incudine oggi come davanti ad una famiglia sotto sfratto o per difendere una casa occupata. Non lasciamo da soli i facchini dei magazzini romani di SDA, come loro non hanno lasciato soli i facchini di Bologna, lottiamo con loro e vinciamo per tutti.
Al termine dello sciopero SDA ha cercato di colpire i facchini di RM1 impedendo loro di rientrare a lavorare, nel frattempo però cedeva sulle richieste presentate dal Si.Cobas per risolvere la vertenza dell’hub di Bologna. Però, mostrando una volta di più cosa significa la solidarietà di classe, i facchini dell’hub di Bologna e Milano sono rimasti in sciopero a sostegno dei colleghi di rm1 e poco prima delle 21 SDA ha definitivamente capitolato ed anche a Roma i facchini sono stati tutti fatti rientrare al lavoro: a testa alta e ancora una volta mostrando a tutti la dignità’ e la fierezza della lotta!
 

Assemblea di sostegno alle lotte della logistica – Roma

Related posts