DA PIAZZA ALIMONDA AI CANCELLI DELLA LOGISTICA
STATO E PADRONI UNITI NELLA REPRESSIONE PROLETARIA
Erano le giornate “roventi” della contestazione al G8 di Genova del 2001. Insieme a centinaia di migliaia di persone, ribadimmo, in modo chiaro e determinato, la nostra più totale avversione alla costruzione di un mondo dominato dagli Stati, dal Capitale e dalle multinazionali. Il 20 luglio, in una delle piazze della città, la mano armata dello Stato criminale in divisa, assassinava Carlo Giuliani, un ragazzo, un compagno di 20 anni che portava, nel proprio cuore, il desiderio di costruire un avvenire di libertà e uguaglianza.
LE ANARCHICHE E GLI ANARCHICI, LO RIBADIAMO DA SEMPRE, NON DIMENTICANO E NON ARCHIVIANO!
Oggi, mentre il Palazzo continua con i suoi giochi di potere inscenando periodiche pantomime di crisi governative atte solo a ridisegnare al proprio interno chi meglio deve garantire e giovare delle politiche filopadronali e antiproletarie, la macchina repressiva giudiziaria dello Stato torna a colpire, con arresti e denunce, chi, in ambito sindacale e solidale, da anni è impegnato nella lotta per un miglioramento reale delle condizioni lavorative e salariali soprattutto, ma non solo, di chi oggi vive situazioni di sfruttamento selvaggio nel settore della logistica.
Chiunque, come chi in questi giorni, subisca un attacco dal braccio armato e giudiziale dello Stato tanto da mettere a repentaglio la propria libertà, non solo di azione politica e sindacale, ma soprattutto individuale e di movimento con la carcerazione, ha e avrà sempre la nostra solidarietà militante!
Dal 19 luglio del 1936 con la Rivoluzione Sociale messa in atto dalle forze anarchiche e anarcosindacaliste in Spagna, alla lotta decennale di Resistenza e Libertà delle compagne e compagni curdi del Rojava, abbiamo imparato che ogni reale processo rivoluzionario atto al cambiamento dello stato presente, può avvenire solo tramite un coinvolgimento di massa, attraverso lotta e conflitto generalizzato, attraverso pratiche di azione diretta e autogestione.
I NOSTRI DIRITTI E LIBERTA’ NON SI MENDICANO DALLE CABINE ELETTORALI, DAI PULPITI DELLE CHIESE E DALLE SEGRETE STANZE DI PARTITO!
SI CONQUISTANO E SI DIFENDONO NELLA RIAPPROPRIAZIONE DIRETTA E AUTOGESTIONARIA DEI NOSTRI LUOGHI ABITATIVI, DI LAVORO E DI SOCIALITA’!
ATENEO LIBERTARIO/FEDERAZIONE ANARCHICA – MILANO
VIALE MONZA 255 – MILANO (MM1 FERMATA PRECOTTO)
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Siamo al fianco dei COMPAGNI DEL SI COBAS E DEL USB, colpiti dalla repressione del mostro CAPITALISTA . Trasformiamo la repressione in forza, allargando e sviluppando la lotta anche sul piano culturale e ideologico .Costruiamo una grande area di mobilitazione PERMANENTE contro la REPRESSIONE ,la GUERRA e il CARO VITA. SOLIDARIETÀ CON I COMPAGNI COLPITI DALLA REPRESSIONE.
Gruppo Anarchico Francesco Mastrogiovanni. F.A.I. NAPOLI
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Apprendiamo la notizia di una serie di arresti ai danni dei quadri nazionali e regionali di SI-COBAS e USB. I reati ascritti farebbero riferimento alla serie di scioperi condotti nell’hub logistico di Piacenza tra il 2014 e il 2021 che secondo il teorema accusatorio sarebbero stati dettati dalla “volontà estorsiva”. Ora se per estorsione si intende ottenere condizioni lavorative più umane, vuol dire che si è toccato il fondo! Se dovesse passare il principio che lo sciopero è un’arma di ricatto fraudolenta, significherebbe fare un salto indietro di un paio di secoli.
Le mobilitazioni oggetto d’inchiesta, sono state unanimemente riconosciute come le mobilitazioni di lavoratori più significative degli ultimi anni, portando una serie di rivendicazioni in quella zona grigia nella quale operano sodali e comprimari, tanto le multinazionali quanto le cooperative locali. Una piega strategica del sistema nella quale è possibile “ope legis” spremere i lavoratori con turni e orari la cui flessibilità fornisce strumenti di ricatto molto più simili all’800 che ai giorni nostri.
Le azioni condotte dai lavoratori di SI-COBAS e USB hanno messo a nudo il meccanismo di sfruttamento sistematico in uno dei settori chiave dell’economia 4.0. Ma non si sono limitati all’azione di mera denuncia, sono riusciti ad organizzare i lavoratori e a bloccare alcuni punti nevralgici dell’Hub di Piacenza, uno dei nodi più sensibili del sistema logistico europeo. La doppia azione di blocco e denuncia deve aver rotto non poche uova nei grassi panieri di chi gestisce l’affare milionario dello smistamento merci.
Questa azione della Procura non fa che sottolineare il fatto che si è toccato un nervo sensibilissimo, vettore di flussi non solo economici, ma probabilmente snodo di svariati interessi particolari. Non va dimenticato che l’implementazione delle infrastrutture logistiche raramente viene fatto con investimenti privati, sono molto più frequenti i partenariati pubblico privato, con il solito copione di denari che escono dalle casse pubbliche e finiscono in quelle private, in questo meccanismo entrano cooperative di ogni sorta che agiscono sempre con le medesime logiche di sfruttamento legalizzato.
Sfondare sul fianco della logistica significherebbe mettere in luce le catene di sfruttamento di tutto il comparto delle cooperative, probabilmente per questo motivo i compagni di sindacati di base sono entrati nel mirino della repressione su commissione. In una fase storica come quella attuale nella quale vediamo pezzi di movimento antagonista in preda alla frustrazione intrupparsi uniti verso i seggi elettorali e i vari sindacati concertativi addirittura chiedere di salvare l’attuale governo è ancora più apprezzabile lo sforzo di chi fa ancora il suo lavoro di organizzazione dei lavoratori e non di vassallo dei padroni.
Contro ogni repressione contro ogni prevaricazione Solidarietà a chi lotta!
Iniziativa Libertaria – Pordenone