Il 4 novembre, data di militarismo nazionale in cui lo stato celebra le sue Forze Armate, la Biblioteca Libertaria Armando Borghi di Castelbolognese ha organizzato la presentazione del libro Utopia e azione, per una storia dell’anarchismo in Italia (1848-1984) (Milano, Elèuthera, 2015). Un movimento, quello anarchico, che è notoriamente fin dalle origini una forza radicalmente antimilitarista. Gianpiero Landi, presidente della cooperativa che gestisce la Biblioteca, nel presentare l’iniziativa ha sottolineato la concomitanza con il trentennale della cooperativa stessa, fondata nel novembre 1985. Con questa iniziativa pubblica la cooperativa ha inteso anche celebrare la propria esistenza e le svariate attività che da tre decenni la contraddistinguono.
All’incontro hanno preso parte alcune decine di persone, interessate e attente. Era presente l’autore Antonio Senta, supportato da Jacopo Frey che poneva domande e riflessioni inerenti le tematiche del libro. La serata è risultata interessante e capace di risvegliare più d’una curiosità. Innanzitutto per le caratteristiche particolari dell’opera. È il primo riconosciuto tentativo di disegnare un profilo storico dell’anarchismo italiano, come giustamente sottolinea Claudio Venza, accreditato storico e militante anarchico, che ne ha curato la prefazione. Praticamente in solo 250 pagine è compendiato il percorso dell’anarchismo italiano, dai precursori e dal suo sorgere fino al 1984, anno simbolico perché riporta inevitabilmente al noto romanzo di Orwell, intitolato 1984 appunto, quando a Venezia si svolse un incontro/convegno, che per un’intera settimana visse della partecipazione di diverse migliaia di persone e vide a confronto le personalità più spiccate dell’anarchismo internazionale di allora
La caratteristica che personalmente mi ha colpito di più è che il libro non parte dalle origini ufficiali del movimento anarchico nel 1872, quando a Rimini fu fondata la sezione italiana dell’Internazionale antiautoritaria, bensì da qualche decennio prima, il 1848 risorgimentale, quando ancora l’anarchismo in senso proprio non esisteva. Fu proprio l’impostazione e il pensiero di una consistente componente federalista repubblicana, di cui Pisacane, Ferrari e Cattaneo sono gli esponenti più noti, a preparare infatti il terreno e a creare le basi culturali di fondo per quello che poi diverrà l’anarchismo italiano. Personalmente condivido tale impostazione, perché il federalismo concepito come prospettiva a/statalista, non può infatti che essere un supporto irrinunciabile per una visione anarchica che voglia porsi come seria alternativa politica all’esistente statalista autoritario.
Ciò che è scaturito con chiarezza dalla presentazione è che il profilo storico dell’anarchismo italiano è stato ben tracciato dal libro, proposto con una sintesi agile e a tratti avvincente. Come afferma con chiarezza sempre Claudio Venza “la molteplicità degli aspetti di questo movimento e del suo pensiero, sviluppatisi in circa centocinquant’anni di storia”, ne ha determinato una forte complessità, che “ha finora bloccato i tentativi di scrivere una sintesi soddisfacente come quella presente”.
Un compendio ben fatto dunque, che ritengo sia utile soprattutto per chi desideri conoscere abbastanza a fondo l’avvincente percorso storico dell’anarchismo italiano senza dover consultare una quantità rilevante di testi.
Andrea Papi