Ancora uno studente morto sul lavoro: basta PCTO!

Uno schiacciamento devastante è stata la causa della morte di Giuliano De Seta, studente in stage presso un’azienda meccanica, di Ceggia, vicino Venezia.

Solo un numero in una statistica troppo lunga? No.

Non bastano le già troppe vittime di infortuni sul lavoro, che al 31 Agosto scorso ammontavano a 569 dall’inizio del 2022, dobbiamo fare la conta di vittime che è difficile inquadrare come lavoratori.

Studenti che devono raggiungere un monte ore minimo di “stage” in azienda o altro (studi professionali, pubbliche amministrazioni ecc.), per poter accedere agli esami del quinto anno.

Non è un’opzione o una libera scelta, è un obbligo e conditio sine qua non per accumulare i crediti necessari al conseguimento della maturità.

A chi realmente giova questo meccanismo? Agli studenti, come sostengono gli estimatori di questo meccanismo, serve vedere cosa vuol dire lavorare?

Crediamo di no, dal momento che l’alternanza scuola lavoro, oggi PCTO, “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”, sigla altisonante per definire un lavoro da stagista non retribuito, avviene in maniera ovattata rispetto al reale trattamento di un lavoratore.

Giova alle aziende? Sicuramente sì.

Perché per un mese o poco più si hanno delle persone a disposizione e soprattutto in modo completamente gratuito, che dovrebbero essere lì per imparare il mestiere ma sono il più delle volte usate per bassa manovalanza, come raccontano centinaia di studenti che ci sono passati.

È però paradossale che in un sistema costruito su certificazioni di sicurezza per ogni ambito, delle persone minorenni o appena maggiorenni vengano catapultate in attività produttive di ogni genere senza alcuna adeguata preparazione, se non una parvenza formale, di cosa sia la sicurezza in un posto di lavoro.

Carne da macello, soprattutto per chi arriva da un Istituto Professionale.

Merce ambita da piccoli e medi imprenditori messi alla corda da una congiunzione economica sfavorevole che si innesta su un tessuto produttivo spesso basato su strategie che aggirano le norme per continuare a stare a galla.

Ma uscendo dalla miseria imprenditoriale del Nord-Est e allargando lo sguardo a livello nazionale si riscontra che sul PCTO si sta aprendo un mercato non dissimile a quello dei crediti per professionisti e pubblici impiegati. Un ricco mercato fatto di “formazione” onerosa, pagata di tasca propria dai lavoratori o dalla Pubblica Amministrazione.

Molti istituti scolastici infatti sono divenuti sede di promozione commerciale di percorsi formativi che riconoscono ore di alternanza dietro esborsi monetari da parte delle famiglie.

Il pagamento della tariffa, che supera in alcuni casi i 200 euro, è indispensabile per accedere ai PCTO, quindi al riconoscimento delle ore. Un percorso che non sviluppa competenze ma da ossigeno ad un’economia che va avanti solo coi puntelli dello Stato.

Forza lavoro gratuita, mercimonio dei crediti, stage infiniti, precariato a tempo indeterminato, che hanno come contraltare posti di lavoro spesso inadeguati e non sicuri, mobbing, nepotismi, vessazioni e sfruttamento, il tutto condito anche con molestie e discriminazioni.

Non è più tempo (per noi non lo è mai stato) di comunicati strappalacrime o di cavalcare l’onda emotiva di questa o quella tragedia, che tragedia non è.

Siamo vicini alla famiglia di Giuliano, vita strappata ai suoi affetti, ma crediamo che il solo cordoglio non possa bastare, quindi preferiamo tornare ancora una volta a denunciare le carenze strutturali di un sistema economico che fa dello sfruttamento e del ricorso al denaro di chi già sta pagando la crisi per continuare ad esistere. E siamo soprattutto a fianco degli studenti che da anni lottano contro questi meccanismi.

Quello che fa più rabbia è che il sistema di sfruttamento e mercificazione della precarietà sia stato definitivamente istituzionalizzato. Stage obbligatori o in alternativa i crediti a pagamento sono un ricatto inaccettabile, cosi come lo sono tutti quei piccoli e grandi ricatti quotidiani che avvengono nei posti di lavoro per vedersi rinnovare un contratto o un permesso di soggiorno.

A vari livelli e in vario modo si è perennemente ricattati per vederci riconosciuto un diritto spacciato come privilegio e purtroppo ad ogni giro di ruota c’è chi rimane vittima di questo sistema.

Iniziativa Libertaria – Pordenone

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