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Alessandro Bresolin, Dromomaniacon

Alessandro Bresolin, Dromomaniacon

La Fantascienza è una forma di letteratura popolare – per nulla nel senso spregiativo del termine – nata non casualmente con la società industriale, perché la sua specifica forma narrativa ha permesso e permette tuttora di rappresentare le potenzialità ed i timori degli uomini di fronte ad una situazione che modifica di continuo, in una maniera mai vista prima, le condizioni materiali di vita di ogni essere umano. È facile notare la forte presenza dell’anarchia – intesa sia come appartenenza ideologica e talvolta militante dei singoli scrittori, sia come tematica narrativa che va di là di questi, pur numerosi. Queste schede di lettura vogliono sostanziare la seguente tesi: se, come dicevamo all’inizio, la fantascienza rappresenta i timori e le speranze verso il futuro della società industriale, l’anarchia rappresenta il lato della speranza.

BRESOLIN, Alessandro, Dromomaniacon, in fase di pubblicazione presso Bassano del Grappa, Level 82 Publishing, 2019.

Questa volta la scheda di lettura è dedicata ad un testo non ancora pubblicato (anche se manca davvero pochissimo all’uscita nelle librerie), che abbiamo avuto il piacere di leggere in anteprima. Il suo autore, tra l’altro, è la seconda volta che compare sui “Quaderni di Umanità Nova”: saggista oltre che scrittore, militante libertario specializzato nel pensiero di Albert Camus (amore che abbiamo in comune), il secondo quaderno è stato un suo scritto dedicato all’influenza del movimento cooperativistico delle origini sulla formazione dello spirito anarchico del saggista e scrittore francese.

Il testo è estremamente ricco di spunti, storie, personaggi, sia dal punto di vista dei rivoltosi sia dal punto di vista degli uomini del potere: potrebbe addirittura, a nostro avviso, essere sviluppato ed ampliato in una vera e propria saga. Storie e personaggi si muovono in un ambiente decisamente atipico per la fantascienza, compresa quella italiana: quel nord est della penisola e l’inizio della Slovenia fino a Lubjiana, pianure, montagne e lagune che, nel romanzo, sono diventate dopo una la guerra civile, il Dipartimento Europeo Alpe Adria. Salvo alcune zone controllate dai ribelli, in particolare Mutonia, il governo sul territorio è detenuto – e qui sicuramente è la particolarità del romanzo – dalla Società Psichiatrica, vero e proprio Partito Unico al potere.

La società in questione, dai tratti parafascisti e dominata dalla figura del governatore Nestore Melchiorri, dietro il paravento ideologico del curare le “manie” della popolazione, tramite l’utilizzo di apparecchiature elettroniche in grado di controllare/modulare la produzione ormonale dei cervelli, ha indotto in buona parte della popolazione tutta una serie di effettive patologie psichiatriche che però, a differenza delle “manie da guarire”, rendono il grosso della popolazione docile al dominio: il sogno totalitario di curare la “pazzia” della ribellione. Al potere del governatore e della sua società si affianca comunque, dapprima in sordina poi sempre più massivamente, un potere parallelo di società multinazionali, anch’esse basate su forme di controllo tecnologico/psichiatrico della popolazione.

È un mondo dove le classiche atmosfere cyberpunk – innesti neurali, meccanismi elettronici di controllo, interfacce virtuali che creano mondi paralleli, ecc. – si inseriscono su alcune particolarità che rendono decisamente godibile e per nulla scontato il romanzo. Di alcune di esse abbiamo già parlato: l’ambientazione nel nord est dell’Italia ed in parte della Slovenia, nonché la psichiatrizzazione dello scontro sociale e delle dinamiche del dominio. Accanto ad esse, che sono il grande sfondo della struttura narrativa, si muovono una complessa e numerosa serie di strutture politiche e di personaggi, sia appartenenti al potere (la Società Psichiatrica, la Biopol, il Sistema Ospedialero Preventivo, l’Extensa…), sia appartenenti agli antagonisti ad esso (i Mutoidi, i Dromo, i Rom…) che danno vita ad una trama fortemente intrecciata ed articolata.

Una trama che qui non proviamo nemmeno lontanamente a ricostruire, sia per evitare il più possibile spoiler di un testo ancora in fase di uscita, sia per il fatto accennato prima che ci troviamo di fronte ad un intreccio narrativo potenzialmente sviluppabile in una saga. Evitiamo, per ovvi motivi, anche di fare citazioni. Possiamo però dire che in tutto il romanzo è abbastanza facile riconoscere, straniata in uno scenario così altro, sia una riflessione sulle dinamiche del potere e dei suoi oppositori sia proprio sugli attori dello scenario politico e di classe del nostro presente. Inoltre, anche in questo testo, la resistenza libertaria al dominio, alla psichiatrizzazione del dominio di classe, si mostra come l’unica speranza per riaprire i giochi del futuro dell’umanità.

Enrico Voccia

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