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A Pisa, nel cinquantunesimo di Franco Serantini, contro la guerra e contro il governo Meloni

A Pisa, nel cinquantunesimo di Franco Serantini, contro la guerra e contro il governo Meloni

Come ogni anno, a Pisa, ricorderemo in maggio l’anarchico ventenne Franco Serantini, orfano di origini cagliaritane, massacrato di botte dalla polizia e lasciato morire in carcere il 7 maggio 1972.

I compagni ammazzati dalla polizia occupano inevitabilmente un posto grande nella memoria militante, ed ogni compagno ucciso sviluppa nel tempo anche un suo profilo iconografico, alimentato dalle immagini e dai racconti di coloro che lo conobbero in vita.

Tra i tanti ricordi che si potrebbero richiamare sulla figura di Serantini, qui citiamo il ricordo di Paolo Finzi che lo aveva conosciuto ad una riunione dei Gruppi Anarchici Toscani, nella storica sede pisana di via San Martino 48. Il racconto si incentra sulla premurosa assistenza che Franco aveva prestato alla compagna di Finzi, Aurora, colta da un improvviso e acuto dolore ad un orecchio, e si soffermava sulle lenti molto spesse del giovanissimo compagno che “senza occhiali, ci deve vedere poco, proprio poco” (*).

Certamente molti ricordi di Franco Serantini sono stati in una certa misura condizionati dal suo essere stato un orfano, cresciuto per buona parte in un istituto di assistenza nella nativa Cagliari, dunque un “figlio di nessuno”, in qualche modo vittima predestinata della violenza poliziesca. Ciò ha fatto sì che, accanto all’immagine del giovane militante combattivo, abbiano assunto un gran peso i ricordi delle sue doti umane e della sua fragilità, alimentati dalla storia della sua infanzia sofferente e dalla sua immagine fisica, caratterizzata da una infinita mitezza. Talvolta questi aspetti hanno finito per metterne in secondo piano il profilo di un militante tenace e pieno di iniziativa che Serantini fu nel poco tempo che gli è stato concesso vivere. D’altra parte, tutto ciò ha contribuito a determinare quella forza che la sua figura continua ad esercitare nella città di Pisa, nonostante i lunghi tempi storici passati dalla sua morte e nonostante che non pochi protagonisti dell’epoca non ci siano più.

Per la Pisa “di movimento”, Franco è certamente il simbolo di un periodo epico delle lotte sociali in città, ma è anche un figlio; un figlio che proprio perché adottivo e sfortunato, è particolarmente amato. Così accade che, anno dopo anno, le diverse commemorazioni che si svolgono attirano moltissime persone fuori dallo stretto giro militante e continuano a costituire uno dei momenti politici tradizionali della città.

Già in altre occasioni, negli ultimi anni, si è cercato di utilizzare i giorni della memoria di Serantini in un senso non meramente commemorativo, cioè anche come momento di mobilitazione calato nell’attualità. Lo faremo anche questo sabato 6 maggio con un presidio – convocato dal Circolo Anarchico di Vicolo del Tidi – che pur nella cornice della commemorazione, vuole essere un momento di opposizione al militarismo, in particolare alla guerra in Ucraina, e al governo Meloni che ha già cominciato ad attaccare brutalmente i diritti sociali e civili.

La situazione che abbiamo di fronte vede una guerra nel cuore dell’Europa che rischia sempre più di innescare una escalation nucleare. Una guerra sanguinosa che ha già fatto un numero di morti quasi pari a quella dell’Iraq e quasi la metà di quella dell’Afghanistan, in cui l’imperialismo russo e quello della NATO si contendono il dominio dell’Europa orientale, nel quadro di un sempre più minaccioso scontro generale tra gli USA e la Cina. Una guerra il cui prezzo, come in tutte le guerre, lo pagano i proletari esposti in primis a questa violenza strutturale del capitalismo e dell’imperialismo, alle ingiustizie sociali, al rischio di perdere la vita, la salute, i diritti di base.

Il prezzo di gran lunga più alto lo pagano i proletari ucraini perché la guerra si combatte sul loro territorio. Un prezzo molto alto lo pagano anche i proletari russi che muoiono al fronte o vivono nell’angoscia di andare in guerra. Ma in una certa misura lo pagano anche i proletari dei paesi occidentali (e tra essi quelli del nostro paese) su cui gravano i costi delle crescenti spese militari. Purtroppo, benché stiamo correndo un grande pericolo per la sopravvivenza della specie, e benché in Italia siamo a livelli inediti di impoverimento di massa, con il governo più a destra di tutti i tempi, la protesta sociale e i movimenti contro la guerra stentano a decollare. Le manifestazioni antimilitariste del 24 e 25 febbraio hanno rappresentato, in molte località del paese, un timido ma importante segnale di ripresa dell’iniziativa. Ma subito dopo sembra essersi perso il filo della continuità. Nello specifico contesto pisano, va detto che i molti importantissimi appuntamenti di lotta locale in zone limitrofe (contro la discarica a Pontedera, contro il rigassificatore a Piombino, con la GKN a Firenze) hanno reso obiettivamente difficile dare continuità alla mobilitazione contro la guerra e realizzare il necessario collegamento tra la questione della guerra e l’opposizione alle politiche reazionarie del governo Meloni. Tuttavia, su questa perdita di continuità hanno pesato anche le imminenti elezioni per il Comune di Pisa dove, purtroppo, molte preziose energie militanti sono andate a perdersi in quel gioco elettorale che, come sempre, non darà alcun risultato concreto se non quello di legittimare lo status quo.

Il presidio del 6 maggio (Piazza Garibaldi ore 16) non colmerà certo il vuoto creatosi dopo il 25 febbraio ma può dare un contributo alla ripresa dell’iniziativa nel territorio pisano.

Claudio Strambi

 

(*) Paolo Finzi: “Franco Serantini. Storia di un sovversivo (e di un assassinio di Stato). ” A rivista anarchica, anno 32 n. 281, maggio 2002.

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