Ricomincia la rubrica Note Bandite. Con questo articolo inauguriamo una serie intitolata “Morti di Stato” e, come nostro solito, tramite tre canzoni, racconteremo le vicende di chi, per le più differenti ragioni, ha trovato la morte per mano di agenti di polizia nelle più svariate situazioni. Il 25 settembre ricorrono i tredici anni dalla morte di Federico Aldrovandi. Attraverso tre brani racconteremo l’amara vicenda che provocò il suo decesso, tre canzoni per non dimenticarlo.
FEV – F. ALDROVANDI
PEDRINI CANTASTORIE – VERITA’ GRIDO IL TUO NOME
MOTEL 20099 – FEDERICO ALDROVANDI
1 FEV – F. ALDROVANDI
Una delle canzoni che meglio affronta il tema di questo articolo ha per titolo il cognome di Federico, morto il 25 settembre del 2005 a Ferrara durante un controllo di polizia per mano di quattro agenti in servizio. La canzone è la settima traccia dell’album “Nebbia bassa” pubblicato dai FEV (Falce e Vinello) nel 2012. La band attiva nel bolognese in questo album vede la partecipazione di membri provenienti da altre province emiliane. I FEV in dodici tracce riescono a unire pillole di storia locale e nazionale in testi mai banali a sonorità che spaziano dal rock più frenetico al folk cantautorale di tradizione padana. Qualunque sia il genere col quale etichettarli, i FEV rimangono una band combat, nel senso letterale della parola.
Il testo di “F. Aldrovandi” è semplice ed inequivocabile, accompagnato da un sottofondo che spicca come uno dei più rock di tutto l’album. La canzone puntualmente ci racconta l’intera vicenda, le prime due strofe ci catapultano in una domenica mattina a Ferrara dove Federico ritorna dopo una serata trascorsa a Bologna. I suoi “schiamazzi notturni” faranno accorrere le forze dell’ordine: “25 settembre, circa le sei / chiamarono la polizia/ i bar che riaprono i semafori gialli / lampeggiano con ironia”, “Federico Aldrovandi urlava ai fantasmi / Ferrara zona ippodromo / arrivarono in quattro e lo tennero stretto / ma finì quasi subito”. Quello che doveva essere un normale controllo di polizia volto a placare il giovane, si tramuta in un omicidio; il ritornello pone poi l’accento sul fatto che, come Federico, chiunque possa cadere vittima di soprusi e vessazioni da parte degli organi di polizia: “Volanti alfa due e tre han portato la morte/ in un paese senza dignità / non sempre una divisa, un manganello, una sirena / sono sinonimo di giu-sti-zi-a /ma che paese è, ma che paese è, / l’avresti detto che ammazzavano te? / ma che paese è, ma che paese è?”. L’ultima strofa cantata da Luca Taddia si focalizza sulla violenza che i quattro agenti adoperano durante il controllo, causando la morte dell’appena maggiorenne: “25 settembre, circa le sei,/ il tuo cuore ha smesso di lottare / scoppiato di botte, mentre chiami tua madre / che è lontana e non ti può aiutare / la luce del giorno che nasce, / così diversa dal tuo corpo che muore / il sangue che ti esce dagli occhi / su quell’asfalto freddo che ti fa male”. Nell’ultimissima strofa è presente un ospite che in quattro versi riesce a unire gli aspetti più crudi della vicenda con un’immensa umanità. “All’improvviso non senti più niente / si spezzano due sfollagente / finalmente sei leggero e lontano / tua madre d’un tratto ti tiene per mano”. Queste parole sono di Steno, storico leader della leggendaria band Oi! bolognese Nabat, ci rammenta come la veemenza dei pestaggi fu tale che due manganelli su quattro si spezzarono mentre Federico spirava. Nel booklet del CD è riportato un commento della madre di Aldrovandi, Patrizia Moretti, riguardo la canzone: “se Federico potesse parlarci sono certa che avrebbe voluto una canzone così… l’immagine finale… la sogno sempre…”.
2 PEDRINI CANTASTORIE – VERITA’ GRIDO IL TUO NOME – ALDROVIVE
Pedrini Cantastorie è il progetto cantautorale di Matteo Pedrini, ferrarese classe 1981, che ha pubblicato il suo primo demo “Uomo in fuga” nel 2006. Pedrini è stato membro di band demenziali; attualmente, parallelamente all’attività musicale, è anche autore comico per vari interpreti e destinatari. Oltre alla pubblicazione di più libri, Pedrini è arrivato nell’archivio di Note Bandite per aver dedicato una canzone a Federico Aldrovandi. Il brano della scaletta di oggi è infatti presente nella colonna sonora di “E’ stato morto un ragazzo” il docufilm girato dal giornalista Rai Filippo Vendemmiati, che nel 2011 vinse il David di Donatello. L’artista ha inoltre donato la canzone ai genitori di Federico, così facendo egli non ha dunque guadagnato nulla dal suo brano. “Non potevo accettare dei soldi per quella canzone”, racconta Pedrini in un’intervista, “mezza Ferrara mi ha additato come coglione quando si è venuto a sapere, probabilmente la metà sbagliata mi permetto di aggiungere”. Prima che la chitarra incominci ad accompagnarlo, l’artista dice appena quattro frasi, che fanno da introduzione al brano, ma fanno anche da monito per tutti gli ascoltatori: “Verità grido il tuo nome / Per quello che non doveva succedere / Per quello che non è ancora successo / Perché non accada mai più”. Nella prima strofa Pedrini Cantastorie inaugura la canzone andando subito al punto: “La libreria Ibs gremita per la presentazione di Appunti Sparsi di Un Cantatsorie
Presentazione Appunti Sparsi di Un Cantastorie alla libreria di Feltrinelli di Ferrara
la copertina di Appunti Sparsi di Un Cantastorie (opera dell’artista Alessandro Battara)
Io la morte l’ho sempre immaginata / Vestita in nero e incappucciata /Forse non ci crederai nemmeno tu / Ma quella notte la morte aveva una divisa blu”. Proseguendo, con la chitarra acustica che incalza, arriva a raccontare il momento in cui nessuno durante e dopo l’omicidio sembra essersi accorto di nulla: “Eran le cinque di mattina / Era l’alba di un giorno e di una vita / Come andò per l’esattezza non ricordo / Ma in quella via ognuno per magia diventò sordo”. Ecco che Pedrini si appella alla verità, quando sembra che nessuno sia interessato a ricercarla nei fatti del 25 settembre, una verità che migliaia di ferraresi chiesero scendendo in strada per il proprio concittadino morto tra le mani di quattro agenti. “Verità grido il tuo nome / E migliaia di persone / Riempiranno la città / Per scoprire se abiti anche qua”; “Ventitré di settembre ed il sole picchia forte / E le loro bastonate non ti uccideran due volte / Ottomila e più persone non si posson far tacere / Non si possono ignorare / Anche se non vuoi vedere”.
Nella maggior parte dei casi chi ha subìto abusi da parte delle forze dell’ordine si trova a scontrarsi contro un muro di gomma fatto di depistaggi o anche solo di omertà, innalzato a da apparati istituzionali, ma anche da semplici persone che preferiscono voltarsi dall’altra parte, facendo finta di non vedere: “E sprangate pur le porte / E oscurate le vetrine / Grideremo ancor più forte / Da qualche parte ne siam certi ALDROVIVE”. Di strofa in strofa la tensione emotiva e narrativa del brano aumenta e a dar sostegno alla chitarra acustica subentra quella elettrica; nel finale, dopo l’ultima strofa, l’armonica ci accompagna in uno strumentale sfumato. “E riempiteci di botte / E con il sangue alle gengive / Noi grideremo ancor più forte / Da qualche parte ne siam certi ALDROVIVE / Nel coraggio di esser forti ALDROVIVE / In chi tiene gli occhi aperti ALDROVIVE”.
3 MOTEL 20099 – Federico Aldrovandi
I Motel 20099 sono un quartetto di rockettari proveniente da Sesto San Giovanni. Nel 2009 registrano il disco d’esordio “Romanticismo dalla periferia per giovani teppisti”, un concept album che fungerà da manifesto programmatico e sussidiario per chi intende vivere la metropoli e le sue periferie. L’anno successivo i Motel tornano in studio per incidere un nuovo album: “Mono”, che raccoglierà pareri positivi dalla critica e dagli addetti ai lavori. Tra le nuove dieci canzoni dell’album, crude, poetiche e metropolitane, vi è anche Federico Aldrovandi.
“Morde la notte / gomma e ferro gelidi / steso in terra / vuota solitudine / pur le stelle / brillano sirene blu”: con questi versi incomincia il brano, che prosegue con lo stile di un rock moderno e solo a tratti veemente e riottoso. Se la voce appare tranquilla, il testo diventa sempre più incisivo: “Ringhieranno i cani da guardia / colpiranno per la sicurezza / urleranno, forte urleranno”. Man mano che i secondi passano la musica accelera, e la voce aderisce all’intensità del testo. “Peggio per te / tossico / l’hai voluto tu / solo tu” esplode, per poi riacquietarsi. L’ultima strofa, prima che si ripeta il ritornello, descrive un’angosciante realtà e ci fa comprendere perché il nome di Federico e la sua storia non devono cadere nell’oblio. “Morde la notte / riempi posacenere / inventa un giorno / feroce di normalità / avanti un altro / potresti anche essere tu”, perché al posto di Federico quella notte poteva esserci chiunque di noi.
a cura di EN.RI-OT