Nel numero 27 di Umanità Nova dello scorso anno avevo tentato di descrivere, non solo storicamente, il Campo di Internamento 97 di Renicci d’Anghiari, ma non è facile far capire come potesse essere la vita di un internato, non solo i suoi patimenti ma anche i pensieri i sogni e le speranze. Ma soprattutto rimane difficile descrivere la rabbia e il senso di tradimento quando gli antifascisti anarchici, all’alba della liberazione, passarono dal confino politico sulle varie isole del territorio all’internamento nel continente; di come dopo la dura lotta contro il fascismo furono nuovamente etichettati come “soggetti pericolosi” anche dal neonato governo badogliano, mentre i fascisti cambiando semplicemente casacca venivano premiati occupando ruoli istituzionali.
Per descrivere tutto questo, per fortuna, mi sono venuti in soccorso i testi di Paola Brolati e i disegni di Fabio Santin con il loro fumetto CAMPO97. Il fumetto prende spunto dal diario dell’anarchico veneziano Corrado Perissino, personaggio meno noto ma che ha vissuto in prima linea il contesto antifascista europeo dagli anni ‘30 fino alla morte negli anni ‘80. La storia ricostruisce gli ultimi giorni di luglio fino all’8 settembre del 1943 di Perissino, Umberto Tommasini e Giorgio Jaksetich, e le loro vicende nel viaggio di trasferimento da Ventotene fino al momento dell’arrivo e soprattutto per il periodo di permanenza nel Campo.
Attraverso una rigorosa ricerca storica e orale, si descrivono le condizioni di vita, i rapporti con la popolazione locale e con le autorità militari, fino alla fuga dell’8 settembre, la smobilitazione e il destino successivo della struttura e dei prigionieri. Il fumetto riproduce fedelmente il diario del compagno Corrado, di cui dobbiamo ringraziare il figlio per averlo conservato e prestato ai nostri autori, e che, nel fumetto, viene donato al nostro narratore dall’artista Giandante X, per “conservare la memoria.”
Il nostro lo fa in maniera egregia narrando le vite di tutti quegli uomini e donne che, dopo mille vicissitudini, subirono la reclusione in quel Campo, “allegro come l’inferno” ma anche di chi, come Beppone Livi e la moglie Angiola Crociani, organizzò le attività di soccorso agli internati ed il vettovagliamento per i trecento slavi armati evasi dall’internamento.
Grazie a Paola e Fabio per questo lavoro che, attraverso le pagine scritte e disegnate, ci fanno comprendere, per quanto possibile, cosa voleva dire e cosa comportava lottare per un ideale e quanto il fascismo fosse lontano dalla vulgata degli “italiani brava gente”. Ma soprattutto in mezzo a questa immensa tragicità umana testimonia come molti dei compagni non hanno mai perso la loro dignità, la loro umanità e la volontà di essere solidali con gli sfruttati, perché “bisogna salvare l’uomo: la libertà si conquista. La ruota muove il tempo.” Il resto a chi avrà il piacere di leggere questo prezioso fumetto edito da Cleup e Fuoriposto Edizioni.
Cristina