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Chi gioca con il fuoco?

Chi gioca con il fuoco?

Dopo due settimane di crescente tensione nelle prime ore del 14 aprile Francia, Stati Uniti e Regno Unito hanno lanciato un attacco missilistico contro le strutture militari siriane. Un attacco che molti analisti hanno visto come un’operazione più simbolica che altro: assolutamente incapace di incidere realmente e sulla capacità militare di Damasco, ben attento a non colpire insediamenti militari Russi, meno per quanto riguarda quelli iraniani, limitato nel tempo. I media russi, iraniani e siriani riportano che un terzo dei missili sarebbero stati abbattuti dai sistemi di difesa antiaerei. Washington nega. Difficile dire come sia realmente andata: quel che è certo è che i sistemi di difesa antiaerea e antimissilistica avanzati e sicuramente in grado di intercettare i vettori, sistemi gestiti dalle forze armate russe, gli S400 e gli S200, non sono stati attivati ma lasciati in semplice stato di allerta, pronti a intervenire se un missile fosse stato diretto su un’installazione russa o, immaginiamo, anche siriana se particolarmente importante. Ignoto, a ora, il numero di vittime, civili o militari.
In mezzo a tutto questo il teatrino tra il presidente Trump e l’ambasciata americana a Mosca: il primo afferma che i russi non sono stati avvisati delle aree che sarebbero state attaccate, il secondo afferma che invece si sono occupati loro di trasmettere le informazioni alla diplomazia russa per evitare un’escalation. Per altro Trump ha la necessità di mostrarsi pubblicamente duro con la Russia per allontanare le ombre sulle pastoie combinate in campagna elettorale con personaggi legati al Cremlino e l’attuale amministrazione americana ha, insieme ad Arabia Saudita e Israele, il pallino fisso del contenimento dell’Iran.
Un sceneggiata, verrebbe da dire, se non fosse che è una pericolosa sceneggiata: se la catena di comando o di trasmissione delle informazioni subisse un inceppo cosa accadrebbe? Se un missile avesse colpito o si fosse avvicinato troppo, anche solo per errore – ammettendo e non concedendo che esista la buona fede in queste faccende – una base russa è probabile che immediatamente sarebbe scattato un fuoco di difesa da parte dei sistemi antiaerei russi e a quel punto l’escalation vera e propria sarebbe stata non più dietro l’angolo ma sarebbe stata imboccata direttamente.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il conflitto aperto a livello globale è stato evitato non solo dalla famigerata mutua distruzione assicurata ma dalla possibilità di sfogare il conflitto verso la periferia del sistema mondo: URSS e USA non si sono scontrati direttamente ma la guerra fredda è stata estremamente calda in Vietnam, Cambogia, Indocina. L’entrata in gioco come attore sempre più autonomo e potente della Cina negli anni ’60 del secolo scorso ha portato sì a scaramucce di confine con l’URSS – l’unico scontro diretto tra potenze atomiche di quegli anni – ma si è sfogato sopratutto nelle guerre Sino-Vietnamite, Cambogiano-Vietnamite e nei conflitti nel Corno d’Africa nella seconda metà del decennio successivo.
Ora in Siria si sta giocando sempre di più con il fuoco. La sceneggiata si fa sempre più pericolosa e intanto continuano a morire migliaia di persone sotto le bombe, americane, russe, siriane, iraniane, turche e israeliane. Altre migliaia muoiono ammazzate da bande di tagliagole assoldati come mercenari da una parte o dall’altra, mentre un numero imprecisato muore di stenti e malattie in seguito al collasso delle infrastrutture.
Non sappiamo se l’ultimo attacco con armi chimiche di cui viene accusato il governo Assad sia avvenuto o meno. Possiamo anche affermare che non ci interessa, dato che non vediamo la differenza tra l’avvelenare con il cloro o il nervino e l’ammazzare con un qualsiasi altro strumento a disposizione negli arsenali statali.
Non possiamo però non rilevare l’ipocrisia di chi denuncia l’uso di armi chimiche da parte di Assad e negli anni le ha più volte usate a propria volta, magari riparandosi dietro alla dichiarazione che erano defoglianti. Non possiamo non ricordare che l’uso di armi chimiche in guerra è vietato mentre è considerato perfettamente lecito nelle operazioni di ordine pubblico: l’utilizzo del CS in un conflitto porterebbe a un’incriminazione presso al Tribunale Internazionale.
La sceneggiata che si gioca in Siria si gioca direttamente sulla pelle di milioni di abitanti di quel paese che da sette anni è in guerra. Si gioca, potenzialmente, sulla pelle di altre centinaia di milioni di proletari – i padroni raramente muoiono sotto le bombe – che abitano il medioriente.
Hanno poco da stracciarsi le vesti i sostenitori dei bombardamenti umanitari o la loro triste controparte rappresentata finti antimperialisti e rossobruni vari. Entrambi sostengono un sistema criminale nel suo complesso e nelle sue logiche intrinseche.
Lorcon


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