Il “Guardian”[1] ha rivelato che, nella primavera del 2016, il Ministero degli Esteri italiano ha subito un attacco informatico che sarebbe durato per mesi. Secondo il giornale inglese dietro questi attacchi si nascondono gli immancabili “hacker russi”, che ormai si candidano a prendere il posto dei mitici cosacchi usati dalla propaganda durante gli anni della guerra fredda.
Leggendo le dichiarazioni ampiamente riportate nei siti di informazione italiani si apprende che l’attacco, portato tramite i soliti “malware”, avrebbe interessato le sedi periferiche del Ministero, vale a dire legazioni all’estero e singoli funzionari, che ha riguardato solo il livello della posta elettronica, che il Ministro degli esteri (cioè l’attuale Presidente del Consiglio) non usava e-mail per la sua attività e soprattutto che nessun segreto è stato violato. Il copione recitato dai portavoce, più o meno ufficiali, è esattamente lo stesso messo in scena dopo la scoperta di altri attacchi avvenuti negli corso degli ultimi anni contro i computer dell’Aeronautica militare e del Ministero della Difesa.[2] Una risposta scontata e consigliata in tutti i manuali che insegnano come gestire le crisi dopo aver scoperto che qualcuno si è infiltrato all’interno di computer che dovrebbero essere ben protetti dalle intrusioni. Fin qui la cronaca.
Quello che non viene fatto notare mai a sufficienza, dai giornalisti distratti dagli effetti speciali, è che anche la violazione di un semplice server che gestisce la posta o del computer di un singolo oscuro funzionario che non contiene segreti militari, può essere altrettanto, se non addirittura più importante del furto di documenti classificati. Questo perché anche le mail non cifrate, vale a dire la maggior parte di quelli che quotidianamente vengono inviate e ricevute, possono essere utilizzate per molti scopi, persino se non vengono rubate, come è stato dimostrato anche recentemente dal noto episodio che ha visto come protagonisti da una parte la candidata democratica alla presidenza degli USA e dall’altra l’FBI.[3] Una storia che si è inserita alla perfezione all’interno delle “interferenze” che sarebbero state provocate dal governo russo al fine di manipolare le elezioni e che hanno comportato, tra gli effetti visibili, anche la pubblicazione di semplici e-mail e non di segreti militari.
Interessante, a questo proposito, notare la sostanziale differenza tra quello che accade in Italia, rispetto a quello che avviene negli USA, quando viene segnalato un attacco informatico ad organismi istituzionali o simili. In Italia, la notizia dell’attacco informatico, dura due o tre giorni (al massimo) e poi passa nel dimenticatoio. Negli USA, la EPIC, una delle associazioni che si battono per i diritti alla riservatezza della comunicazione ha denunciato l’FBI chiedendo, in base alla legge sull’accesso (FOIA), che vengano rese pubbliche tutte le informazioni relative alla intromissione russa negli affari interni.[4]
In Italia, una cosa del genere non potrebbe mai avvenire, sia perché non esistono associazioni paragonabili, sia perché le norme sull’accesso ai documenti in possesso delle Amministrazioni Pubbliche sono ancora solo del tutto teoriche, come ammettono persino gli addetti ai lavori.[5]
Naturalmente, anche la pubblicazione fin nei minimi particolari delle incursioni informatiche avvenute a spese di sistemi considerati sicuri servirebbe solo a dimostrare quanto sia difficile mantenere un segreto ai tempi di Internet. Un conto è proteggere un documento di carta dal furto o da copie non autorizzate, altro è avere a che fare con un file di dati che può essere duplicato all’infinito e trasmesso senza lasciare alcuna traccia su quello originale. Una caratteristica fondamentale dell’informazione digitale che non può essere modificata più di tanto. Una bella comodità per un sistema che si basi sulla pubblicità, sulla condivisione e sull’accessibilità delle informazioni e una vera e propria dannazione per uno che si fondi ancora sulla proprietà e sul segreto.
Pepsy
Riferimenti
[1] https://www.theguardian.com/world/2017/feb/10/russia-suspected-over-hacking-attack-on-italian-foreign-ministry
[2] http://www.repubblica.it/cronaca/2017/01/14/news/hacker_russi_aeronautica-155988414/
[3] https://vault.fbi.gov/hillary-r.-clinton
[4] https://www.epic.org/foia/fbi/russian-hacking/EPIC-FBI-Complaint-01182017.pdf
[5] http://www.agendadigitale.eu/egov/foia-perche-e-ancora-teorico-il-nuovo-diritto-dei-cittadini_2808.htm