Tante piazze per urlare in modo forte e chiaro contro la violenza di genere. Dalla manifestazione nazionale di NonUnadiMeno a Roma alla quantità di iniziative diffuse nei territori per opera di collettivə e realtà che evidenziano un lavoro reale, costante e serrato contro la violenza, il patriarcato e il sessismo che la generano e la alimentano. Mai come adesso c’è bisogno di contrastare la violenza, di darne una lettura sistemica, di riconoscerla in ogni suo aspetto. Mai come adesso che la brutalità della violenza rappresenta l’orizzonte in cui vogliono costringerci con la guerra, con le politiche di riarmo, con la militarizzazione crescente della società, con le politiche securitarie, con la repressione, con il disciplinamento dei corpi e dei comportamenti, con la povertà e la riproposizione ossessiva del familismo, dei ruoli e delle gerarchie familiari, con la divisione sessuale del lavoro, ma soprattutto con ciò che serve ad imporre tutto questo: una concezione patriarcale che rappresenta la gerarchia, l’ordine, il dominio, il suprematismo: Una concezione incardinata su una marcata e inequivocabile identità sessuale che pretende di stravolgere qualsiasi libertà. È in questo scenario che si consumano i femminicidi, i lesbicidi e i transcidi, i suicidi indotti da una società che nega l’autodeterminazione, ma anche le tantissime violenze sessuali e sessiste che avvengono nei luoghi di lavoro e di studio, in famiglia, nella rete delle relazioni, talora persino negli spazi sociali, politici e aggregativi che frequentiamo. La risposta delle istituzioni, tantopiù in questo particolare momento, in cui la violenza patriarcale diventa attuazione di precise politiche governative marcatamente omofobe e familiste, è quella di sempre, unicamente caratterizzata da interventi securitari e punitivi. Mentre si tagliano fondi e spazio d’intervento ai centri antiviolenza, mentre si esclude dall’orizzonte scolastico la possibilità di un confronto educativo su sessualità e relazioni, mentre si alimenta di fatto la cultura dello stupro, l’unica risposta al dilagare della violenza è la proliferazione di misure repressive utili solo a confermare l’identità violenta della destra che governa e delle istituzioni che esplicitano l’azione dello stato. Eppure c’è una realtà quotidiana in cui tantə collettivə, tante realtà, tanti gruppi si confrontano con la questione della violenza fuori dal tintinnar di manette, fuori da logiche giustizialiste e securitarie, fuori dalle angustie dei braccialetti elettronici, delle sbarre, degli aumenti di pena, identificando e smascherando la violenza in tutte le forme in cui si presenta, cercando di decostruirla e di rimuoverla dalle nostre vite, ragionando secondo una prospettiva non punitiva ma di reale e possibile trasformazione delle relazioni che si accompagni ad una radicale trasformazione sociale. Cercando di pensare, progettare e costruire una società liberata.
La redazione
immagine di Militanza Grafica (particolare)