Si è tenuta dal 15 al 18 maggio a Thessaloniki, in Grecia, la Balkan Anarchist Bookfair (BAB). Per cinque giorni centinaia e centinaia di compagnx si sono ritrovate nella città portuale per rafforzare la rete di solidarietà balcanica e per intrecciare nuove relazioni che possano diventare un tessuto resistente e rivoluzionario in questi tempi di guerra e autoritarismo.
Due spazi occupati cittadini hanno ospitato le discussioni e le assemblee di questi giorni. Il più grande dei due, Yfanet, ex fabbrica tessile abbandonata, occupata da oltre venti anni, è stato il fulcro di queste giornate, vi si è infatti tenuta la vera e propria bookfair, con decine e decine di tavoli di case editrici, riviste, progetti editoriali e di stampa, ma anche casse di solidarietà, collettivi, organizzazioni politiche, tra cui anche la FAI. Nei grandi spazi dei capannoni di Yfanet si sono tenuti anche i concerti serali, oltre a gran parte delle discussioni e delle assemblee, compresa l’assemblea conclusiva. Nelle sale dei vecchi uffici erano stati allestiti spazi per la discussione e una mostra di manifesti consultabili da raccoglitori preparata dall’archivio di movimento che ha sede nello spazio, a cui partecipano compagnx di diversi collettivi. Il secondo spazio, Scholeio, una ex scuola appunto, con un grande cortile, ha ospitato alcune delle discussioni principali, alcune proiezioni, oltre ad ospitare il pranzo di chiusura della bookfair.
Tenere la BAB a Thessaloniki è stato importante non solo perché ha creato un’occasione di confronto tra la rete balcanica e il dinamico movimento anarchico greco, ma anche per il ruolo che ha quella stessa città. È la capitale amministrativa e di governo della Grecia settentrionale, è stata il centro della grande mobilitazione nazionalista di alcuni anni fa sulla questione della Macedonia, ma al contempo è attraversata da forti contraddizioni perché è la regione del paese più tardi integrata nello stato greco, appena un secolo fa: un’integrazione avvenuta attraverso un processo violento di grecizzazione in una regione segnata da una forte diversità culturale. Nella città ha anche una forte tradizione il movimento operaio, è radicata la sinistra, è sempre stato vivace il movimento studentesco nelle università ed è solidamente presente il movimento anarchico e antiautoritario con numerosi spazi occupati che sono negli ultimi anni sotto l’attacco della repressione statale.
La BAB nasce oltre venti anni fa, nel 2003, per permettere allx anarchicx che vivevano nei diversi stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia di incontrarsi, confrontarsi, costruire legami e forme organizzative oltre i muri della guerra e del nazionalismo. Le guerre che hanno segnato la dissoluzione della Jugoslavia ancora non si erano del tutto concluse, e per chiunque viaggiare da uno stato all’altro era molto difficile, se non impossibile. Chiaramente per lx anarchicx era ancora più complicato incontrarsi e coordinarsi. La bookfair nacque quindi per dare occasione al variegato e disperso movimento anarchico dei Balcani di riunirsi, trovare un terreno comune di confronto, per creare solide reti di solidarietà e costruire una campagna comune. Questa iniziativa continua ancora oggi, con cadenza quasi sempre annuale, mutando sempre, perché ogni edizione si tiene in una località diversa – lo scorso anno era a Prishtina in Kosovo, due anni fa a Ljubljana in Slovenia – ed è preparata da una diversa assemblea organizzativa costituita dai collettivi del luogo.
Se la partecipazione dai paesi dei Balcani e dall’Europa è stata molto larga a Thessaloniki, la partecipazione dalla Grecia, pur molto numerosa, non ha coinvolto l’intera ampiezza del movimento locale. Diversi piani di disaccordo, dall’apertura dell’iniziativa a settori non dichiaratamente anarchici al posizionamento rispetto alla Palestina, hanno spinto alcuni collettivi e organizzazioni a non partecipare alla BAB. Questo probabilmente ha contribuito al fatto che non sia stata assunta all’assemblea conclusiva una forte campagna o iniziativa comune.
Le diverse discussioni di quei giorni, in particolare quella sui crimini di stato, che poneva in confronto il disastro ferroviario di Tempi in Grecia, la strage della pensilina della stazione di Novi Sad in Serbia, la strage nella discoteca di Kočani in Macedonia, con approfondite riflessioni sul rapporto con i movimenti spontanei di massa, sono state un modo concreto per creare legami e spazi di riflessione interni al movimento. Una dimensione comune che si crea al di là dei grandi comunicati finali, e che ha trovato terreno di condivisione pratica in piazza, nelle due manifestazioni che si sono tenute in quei giorni. Quella del giovedì in occasione dell’anniversario della Nakba, organizzata dalla comunità palestinese locale, a cui la Bab ha partecipato con un proprio spezzone all’interno del più grande blocco anarchico del corteo, e la manifestazione del sabato organizzata dalla BAB. Oltre mille persone hanno partecipato al corteo del sabato, che dopo essere passato davanti allo squat Libertatia, sgomberato alcuni mesi fa, su cui è in corso una campagna di riappropriazione, ha attraversato l’intera città e il lungomare con slogan in tutte le lingue, contro la guerra, il capitalismo e il nazionalismo.
Dario Antonelli