Savoiardi nel caffellatte!

Della servitù desiderata

(La valutazione sul carattere più o meno democratico degli atti delle istituzioni non riguarda questa redazione. Condividiamo comunque l’appello finale).

Negli ultimi tempi un trend culturale preoccupante si va imponendo, o meglio riproponendo, in Piemonte ed in particolare nella provincia di Cuneo: si moltiplicano infatti le iniziative private ed istituzionali di stampo monarchico, volte cioè a glorificare, ricordare e giustificare casa Savoia nel suo passato e nel suo presente, entrambi peraltro impresentabili.

Da quando infatti, con apposita modifica costituzionale, venne autorizzato il rientro degli eredi maschi della casata in Italia, non sono mancate occasioni da parte di associazioni nostalgiche, improbabili milizie e nobilume decaduto (ma ancora forte dei giusti agganci economici e politici) di invitare ed osannare i cosiddetti mancati re d’Italia.

Fino a poco tempo fa, ciò avveniva perlopiù con indecenti cerimonie a tema funebre e religioso (traslazioni di salme e via dicendo), con ampio dispiego di bandiere sabaude, rose dorate, e benedizioni a gogo.

Tant’è, nulla di strano nel pensare che chiese e mausolei dai Savoia voluti e fatti costruire, come quello di Vicoforte Mondovì(CN), con relativa pretaglia al seguito, si ostinassero a rendere omaggio a tal stirpe di macellai… Clero e nobiltà van da sempre a braccetto, uniti dalla comune volontà di sfruttare e dominare il popolo, e dalla necessità dell’oscurantismo più becero per mantenere il proprio potere.

Maggior sorpresa suscita, invece, la volontà di rappresentanti eletti nelle istituzioni cosiddette repubblicane e democratiche di ri-sottomettersi alla monarchia, di tributare omaggi ed onorificenze alla ex casa regnante.

Tra le tante -troppe- espressioni della nostalgia alla sottomissione ad un monarca, tra enti turistici denominati ‘Terre dei Savoia’, regge restaurate e poi affittate per feste nobiliari (Racconigi CN), amanti assurte a simbolo e memoria di vari paesini (la Bela Rosin), traslazioni di salme delle cugine dei cugini onorate e pubblicizzate, serate pseudo culturali di riscrittura della storia, ridicole milizie di guardiani dell’onore che fu e chi più ne ha più ne metta, un esempio in particolare risulta emblematico.

Si tratta dell’iniziativa del comune di Valdieri (CN), già nel passato riserva di caccia e locus amoenus dei Savoia, che ha recentemente conferito la cittadinanza onoraria al loro ultimo discendente.

Tralasciando le evidenti necessità di visibilità turistica e mediatica che hanno motivato questa nuova genuflessione, e l’illusione evidentemente coltivata da alcuni che riportando I Savoia ed i loro amichetti tra quelle montagne si sarebbe generato un po’ di indotto, rimangono alcuni punti interessanti da sottolineare:

In primis, in quell’occasione il sindaco si è rivolto a quel tale, quello delle ridicole comparsate televisive all’Isola dei famosi, il figlio di quello che sparacchiava dalle barche e che si perdeva nei casinò, chiamandolo “sua altezza”, prendendolo sul serio insomma, tributandogli rispetto e deferenza d’altri tempi: una manifestazione appositamente confezionata attorno alla sua presenza con tanto di banda e di claque, retrospettive museali e perfino culinarie sulla nonna la mamma la zia, presenza impomatata di rappresentanti delle Forze dell’Ordine, della Curia e della politica, pronunciando nell’occasione un discorso che sembrava stesse ricevendo il capo del mondo.

Un endorsement, come si direbbe oggi, a tutto tondo: una prostrazione del sindaco e del paesino tutto all’ultimo dei parvenus. Un atto antidemocratico, revanscista, che ci dimostra quanto lontani siano alcuni amministratori dell’oggi dal seppur minimo portato storico, dalla minima coscienza fondativa dello Stato che dicono di rappresentare.

Peraltro una manifestazione contraria, che ha a suo modo contribuito alla visibilità mediatica dell’evento, aveva pure tentato di ricordare al distratto sindaco la costituzione che teoricamente dovrebbe seguire: un gruppo di “figli di partigiani” ha infatti contestato all’erede l’innegabile responsabilità della sua famiglia nel ventennio, la promulgazione delle leggi razziali, la tardiva scelta dell’armistizio e la repressione dei partigiani – Valdieri oltretutto, con la sua valle, fu culla e base di una famosa Brigata.

Tutto giusto, condito da una discreta presenza, che al canto di Bella Ciao ha provato a disturbare la cerimonia ufficiale.

È risultato però piuttosto agevole per gli interessati rimbalzare la critica, ricordando i ripensamenti dell’ultimo minuto, e poi l’essere cittadino comune, legato a quella terra dai ricordi bucolici e dalla nostalgia familiare, ammettendo pure le scelte sbagliate e rifacendosi così una facile verginità.. scuse simili a quelle della Chiesa Cattolica, che prima ti brucia e poi si pente, restando in tanto ben salda sulla sua montagna d’oro e d‘ipocrisia.

Sarebbe stato forse più giusto ricordare ai Savoia alcuni degli altri loro passaggi bui, al di là dell’appoggio a Mussolini: le cannonate (e il successivo elogio) di Bava Beccaris contro la gente che chiedeva pane, la feroce repressione del brigantaggio con il tristo forte di Fenestrelle a ricordarci la morte per freddo e stenti di migliaia di meridionali, le tragiche avventure militari di Libia e della grande guerra coi loro tributi di sangue contadino (e gli affari e l’incompetenza dei nobili e dei generali), la cruda vendetta postuma sui resti di Passannante (decapitato ed esposto post-mortem a imperitura condanna), i decenni di intrallazzi con gli agrari, gli industriali ed il clero, e ne lascio, ma la storia è consultabile e non mente.

Il punto è: non è che i Savoia abbiano sbagliato solo con il loro appoggio al fascismo; non è che riconoscendo gli errori delle leggi razziali o chiedendo scusa si mondino di ogni peccato e diventino magicamente dei rispettabili protagonisti della nostra storia.

I Savoia -come tutti i re, le loro casate e la relativa nobiltà- hanno rubato ucciso represso, sfruttato e depredato le popolazioni e le terre a loro sottomesse, da sempre, con ferocia e noncuranza, spesso con aperto dispregio della vita e delle condizioni dei loro sudditi.

Essi sono dove sono solo per questo; hanno quello che hanno, che sia nell’esilio dorato in Svizzera o in Italia poco cambia, solo grazie al furto, all’omicidio, alla prevaricazione organizzata: protagonisti della storia dalla parte sbagliata, quella della violenza e del potere assoluto, per volere divino e per debolezza, ignoranza ed asservimento delle masse.

Ritrovare nella modernità, e perfino nelle istituzioni, le nostalgie della sottomissione ad un’entità così duramente condannata dalla storia ci porta oltre al concetto di servitù volontaria espresso dal de La Boétie, arriviamo alla servitù desiderata.

Più Bresci, meno Savoia!

Luther Blisset

Related posts