Siamo a Lucca, città bianca, cattolica e bigotta per eccellenza, con i fascisti di Casapound agli assessorati della cultura e dello sport, l’amministrazione comunale che nega il patrocinio al Toscana Pride, e diserta la manifestazione. Qui il sindaco Mario Pardini è arrivato a definire perfino “inopportuna” anche la scelta del mese, perché a Lucca settembre è il mese dedicato alla Madonna. Sempre qui il gruppo fascista “Rete dei Patrioti” (facile indovinare l’appartenenza) dopo l’annuncio della data e del luogo del Toscana Pride affigge manifesti con la scritta “Stop gay pride, Lucca non vi vuole” e la figura di una pantera che rivolge gli artigli contro manifestanti, oltre al richiamo ai valori tradizionali dio, patria e famiglia e alla cultura bimillenaria . E parliamo del Toscana Pride, una manifestazione istituzionalizzata, sponsorizzata da marchi di moda , istituzioni , e associazioni che vanno da Polis Aperta alla Croce Rossa, caratterizzata da un’istanza di liberazione interclassista e priva di critica radicale del sistema capitalista e patriarcale che opprime e sfrutta l’intero vivente.
Fatte queste premesse il variegato corteo di circa 20.000 ha avuto un valore politico importante.
Un corteo che ha visto la presenza forte e marcata di uno spezzone critico, animato non solo dall’allegria ma da contenuti e slogan contro la violenza, anche quella delle istituzioni, contro i fascisti, contro il militarismo e la guerra. La città ha accolto positivamente il corteo e molti sono stati coloro che, oltre a partecipare, hanno seguito ai lati, o dalle finestre di casa.
La collettiva queer SantaFroci3 di Lucca ha ben organizzato e caratterizzato questa presenza critica. Facendo appello alle diverse collettive queer, transfemministe e anticapitaliste toscane si è formata una rete per costruire uno spezzone alternativo al Pride istituzionale: il granfrOciatO di Toscana, “Per un pride che sia vera rivolta dello status quo”, ed è stato prodotto un documento che argomenta i perché di uno spezzone alternativo (citazione dal documento):
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La nostra Pride non è pacifista . La nostra Pride è ANTIMILITARISTA
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La nostra Pride è ANTIAUTORITARIA
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la lotta Queer è ANTIFASCISTA, MILITANTE E ANTICLERICALE
Il collettivo si è dato questo nome con intento dissacratorio perché se la patrona di Lucca è l’opulenta ed elegante Santa Croce, allora il collettivo rappresenta lə mostruosə e scandalosə Santa Fr0ciə.
Come si legge sul loro profilo instagram “Non ci sentiamo rappresentatə da quel tipo di Pride: istituzionale, pacifiNTO, trans-escludente e svuotato della sua identità di rivolta.
Stiamo vivendo un presente distopico e inquietante, in cui assistiamo ogni giorno alla violenza di Stato su ogni tipo di minoranza, in particolare sulle persone trans* e non conformi. Assistiamo ogni giorno agli atti finali di un genocidio che dura da 76 anni e ad un’escalation che va in direzione di una Terza Guerra Mondiale. Assistiamo ogni giorno alla distruzione capitalistica del nostro pianeta e al collasso climatico.
Per questo (e molto altro) non possiamo più permettere che il Pride sia un’inutile, impotente e sterile parata colorata”
La presenza di questo spezzone critico è stata significativa e molto partecipata. Una presenza di festa e di lotta per affermare il bisogno di riappropriarsi delle strade, per uscire dall’oppressione di questo sistema patriarcale, capitalista, militarista che ci opprime tutti i giorni.
Arrivate in città con un treno stracolmo, il luogo del concentramento era già affollatissimo, presenti diversi carri. Lo spezzone del GranfrOciatO ben visibile con il suo carro addobbato e con le maschere anticlericali ben riconoscibili.
Per partire c’è voluto tempo e tutto il percorso è stato lento a causa del gran numero di partecipanti ma sempre sono stati scanditi slogan e canzoni. L’entrata in città passando da porta San Pietro, oltrepassando le mura è stata emozionante: il simbolo della riappropriazione di uno spazio collettivo.
Il contesto politico generale in cui ci muoviamo è quello di un governo fascista che lavora attivamente per negare e reprimere ogni istanza di autodeterminazione, che criminalizza il dissenso, che finanzia gruppi neofascisti tra cui Gioventù Nazionale, Rete dei Patrioti, e tutta la galassia associativa del fondamentalismo cattolico antiabortista e omofobo. Partecipare al Pride con uno spezzone alternativo dai chiari contenuti politici vuol dire mandare un messaggio chiaro e forte di determinazione a lottare per un altro modo di vivere, per una società libera dall’oppressione e dallo sfruttamento. Una lotta di tutt3.
Clana