Verso il ritorno della naja obbligatoria?

Nel nostro paese la naja obbligatoria non è mai stata abolita, perché la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede solo la sospensione delle chiamate.
In qualsiasi momento il governo può decidere la riattivazione del servizio militare.
Dal 1° gennaio 2005 i ragazzi che compiono 18 anni non ricevono più la “cartolina rosa” per la naja.
La naja obbligatoria è stato un luogo di addestramento violento alla gerarchia e alla logica patriarcale. Migliaia sono le vittime della naja: tutti morti in tempi di pace, senza partecipare ad alcuna guerra. Morti in incidenti, stremati dalla fatica, suicidi o vittime delle pratiche di nonnismo cui era sottoposto chi, per un qualche motivo, era considerato inadatto, debole, poco maschio.
Ci sono voluti 25 anni e la tenacia della famiglia, perché gli assassini di Emanuele Scieri, in servizio militare alla caserma dei parà Gamerra di Pisa, finissero alla sbarra e fossero condannati per omicidio volontario.
Va da se che non auguriamo la galera a nessuno. Ma questa vicenda ci racconta di 25 anni di omertà, falsità e depistaggi attuati dall’istituzione militare per coprire i due parà che il 16 agosto del 1999 uccisero un ragazzo di 26 anni. Un ragazzo forse non troppo in linea con questo corpo d’élite che ogni anno celebra la sconfitta nella battaglia di El Alamein, nella guerra voluta dalla dittatura fascista.
Diversi anarchici dal 1945 in poi decisero di rifiutare il servizio militare: alcuni si rifugiarono all’estero, altri decisero di restare, partecipando a numerose iniziative di piazza in cui raccontavano le ragioni della propria scelta. Quando venivano arrestati affrontavano il processo ed il carcere militare, dove continuavano a lottare contro l’imposizione della disciplina. La pratica del rifiuto continuò anche dopo l’istituzione del servizio civile alternativo alla naja: questo servizio di lavoro coatto gratuito era comunque sottoposto alla supervisione del ministero della difesa.
Nel 2005, contestualmente con l’interruzione dell’obbligo di servizio militare maschile è scattata la fine del servizio civile alternativo al militare, che erano obbligati a fare coloro che rifiutavano la divisa. All’epoca ci fu un enorme coro di proteste di una miriade di associazioni del terzo settore, che si videro sottratta manodopera gratuita fornita dallo Stato in una infinità di settori: dal verde pubblico alle RSA, dalle istituzioni culturali a quelle sportive.
Al punto che nel 2017 è stato istituito il servizio civile volontario per giovani tra i 18 e i 28 anni della durata minima di 8 mesi e massima di 1 anno. Chi lo sceglie ottiene crediti formativi o professionali ed un rimborso mensile di 507 euro. Va da se che, con questo provvedimento, la fame di manodopera gratuita non poteva essere realmente soddisfatta.

In questi mesi di accelerazione bellica in alcuni paesi europei è stata ripristinata la leva obbligatoria.
In Italia alfiere della proposta è la Lega di Salvini, che ha annunciato un progetto di legge che prevede la reintroduzione di «sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia». In base a questo progetto le ragazze, che non erano sottoposte all’obbligo, lo sarebbero al pari dei ragazzi.
Nei fatti questa leva in salsa leghista, su base regionale, sarebbe una sorta di servizio civile militarizzato. Salvini disegna un quadro di soldati impegnati in corsi di salvataggio, protezione civile, primo soccorso, protezione dei boschi e un gran numero di altre varie attività.
Nel nostro paese il ministro della Difesa Crosetto si è detto nettamente contrario. Crosetto sostiene che una simile ipotesi mai comunque potrebbe riguardare le forze armate, “che non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola”.
Le forze armate sono oggi costituite da professionisti altamente specializzati, necessari per le guerre ultratecnologiche che si combattono in ogni dove. La carne da cannone, quando servisse, la si addestrerebbe in fretta, reintroducendo la chiamata obbligatoria.
In realtà, al di là della propaganda elettorale che contrappone i due alleati in competizione, il compromesso tra le due posizioni è già contenuto nella proposta di Salvini, una proposta che mette a disposizione manodopera gratuita e, insieme, inserisce un nuovo modulo educativo improntato sulla disciplina militare. Facile immaginare uno spazio intermedio tra il modello scuola/lavoro e naja.
Un altro orizzonte di militarizzazione dei corpi e delle coscienze.

anarresinfo.org

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