“Non c’è più uno Stato, non c’è più un potere centrale superiore (…) c’è solo la forza collettiva risultante dalla federazione (…) i comuni godono della pienezza della loro indipendenza, c’è la vera anarchia” J. Guillaume
La Comune di Parigi oggi
La ricorrenza della Comune di Parigi è caduta quest’anno in un periodo in cui emerge la crescente sfiducia delle masse nell’ordinamento giuridico e nelle forme di legittimazione delle classi di governo.
Mentre si avvicinano le elezioni amministrative in importanti città, la paura maggiore per il ceto politico è rappresentato dal crescere dell’astensionismo. L’astensionismo segna una serie di novità nel panorama politico italiano: già da alcuni anni non esiste più una rappresentanza parlamentare che si richiami esplicitamente alle componenti legalitarie storiche del movimento operaio (comunista o socialista); secondo le ricerche di istituti specializzati, gli operai costituiscono la maggioranza degli astenuti, e l’astensionismo è l’opzione politica maggioritaria fra gli operai. Si tratta di un vero e proprio movimento di massa, con profonde radici di classe, che non riesce ancora ad esprimersi con una proposta alternativa al modello statale di organizzazione sociale.
I governi fonte della miseria e dello sterminio
D’altra parte il ceto politico e i governi dimostrano ogni giorno di più la loro estraneità e avversione nei confronti degli esclusi dal potere e dai benefici della società capitalistica, l’immensa massa sfruttati, del proletariato. Le politiche di austerità e di crescita dell’accumulazione, si traducono in un aumento dello sfruttamento della forza-lavoro, nella riduzione dei salari, nell’aumento della disoccupazione, in una parola miseria crescente per i ceti popolari. La repressione che colpisce chiunque si opponga ai piani delle istituzioni e delle classi dominanti, si trasforma nella militarizzazione della società ed arriva alla segregazione e allo sterminio nei confronti dei migranti.
Il congresso della Federazione
E’ questo il quadro in cui la Federazione Anarchica Italiana ha deciso di mettere all’ordine del giorno del prossimo congresso il progetto di trasformazione sociale, e in particolare le forme di organizzazione sociale antistatale. Quanto sta avvenendo oggi in Kurdistan dimostra l’utilità della riflessione e della proposta politica degli anarchici organizzati. Il movimento di liberazione del popolo curdo, che ha ispirazioni ideali lontane dalle nostre, cerca una soluzione alla situazione drammatica dei popoli della regione in forme organizzative lontane dall’idea dello Stato-nazione e che prevedono una forte partecipazione dal basso, e che possono aprire la strada ad un’evoluzione in senso libertario ed egualitario. La forza del modello anarchico di organizzazione sociale è dimostrata dal suo continuo riapparire, al di là della forza e della presenza del movimento anarchico, anche ad opera di settori sociali e politici molto lontani da noi. Esiste quindi una spinta sociale profonda verso l’anarchia, che si impone al di là delle volontà esplicite dei soggetti che se ne fanno portatori. Ecco l’importanza del dibattito nella Federazione: dare a questa spinta sociale profonda coscienza di sé, della propria forza e degli obiettivi concreti in cui esprimersi.
Un nuovo modello di organizzazione sociale
La Comune di Parigi ha rappresentato l’annuncio di un nuovo modello sociale. Oggi non ce ne occupiamo solo per commemorare quell’epopea proletaria, ce ne occupiamo soprattutto per trarne insegnamenti per il futuro.
Probabilmente ha ragione Errico Malatesta quando affermava, cinquant’anni dopo, che la Comune è più importante per quello che avrebbe potuto essere che per quello che è stato. Quello che ha stabilito, nonostante tutti gli sforzi dei filistei che dell’emancipazione della classe operaia si sono fatti scalino della propria ascesa parlamentare (la lunga marcia dentro le istituzioni), è che il proletariato può conquistare la propria liberazione solo sulle macerie dello Stato, e all’interno di un’organizzazione sociale basata sulle assemblee di base, sulla revocabilità dei delegati e sul mandato imperativo, oltre che sulla retribuzione delle funzioni, pari al salario medio di un operaio. Allo stesso tempo, la Comune provvide alla liquidazione degli organi repressivi e dell’esercito, sostituiti dal popolo in armi. Un altro punto importante fu la sostituzione della centralizzazione statale con il federalismo delle Comuni.
In un articolo precedente (1903), sempre Errico Malatesta aveva avanzato dubbi sulla Comune, che considerava pur sempre un governo, che non aveva fatto danni per il semplice fatto che era durato poco: “Da lunghi anni la critica anarchica è passata sugli avvenimenti conosciuti col nome di Comune di Parigi e poco o nulla vi è rimasto del regime comunalista, come fu inteso a Parigi nel 1871, che possa essere accettato e dato in esempio dagli anarchici”. Con il passare degli anni, all’interno dell’anarchismo italiano si è andata affermando una posizione più favorevole, anche per l’esperienza dei consigli e dei soviet che riprendono i Bologna del 1920, approva due mozioni, una a favore dei Consigli di Fabbrica in periodo rivoluzionario, e una a favore dei Soviet come organismi di ricostruzione sociale, a patto che siano espressione genuina della volontà popolare, e non schemi astratti imposti da un partito particolare. Successivamente sarà la Federazione Anarchica Italiana, nel Congresso costitutivo del 1945, a individuare nei Comitati (in pratica i vecchi Consigli) gli strumenti per la ricostruzione economica e sociale. L’esperienza della Comune riappare soprattutto nell’aspetto che aveva reso più sospettoso Malatesta, e cioè sul terreno della riorganizzazione della società nel suo complesso, e non solo della produzione delle distribuzione ad opera degli organismi dei lavoratori. Si tratta di un passaggio molto significativo, che fa sì che i modelli di ricostruzione sociale di tipo sindacale, che mettono al centro il ruolo dei produttori, non siano riusciti a coinvolgere la totalità dei militanti italiani.
Anche il meccanismo della delega, oggetto delle critiche di Malatesta, è diventato patrimonio comune del movimento anarchico, comune ai due tronconi che si separarono al Congresso di Carrara del 1965. A questo proposito è interessante la posizione di Michele Damiani, esponente di spicco dei Gruppi di Iniziativa Anarchica, espressa in un articolo del 1966: “in una società organizzata anarchicamente nel Comune autonomo e federato agli altri comuni, noi anarchici saremo ‘elettori ed eleggibili’”, e più sotto: “…una cosa è (…) delegare ad altri la facoltà di fare leggi per imporle a tutti, servendosi della forza (…), ed altra cosa è ‘delegare’ incombenze, incarichi di lavoro: deleghe revocabili sempre e in qualsiasi momento”.
Ecco come l’esperienza della Comune è stata ripresa nel movimento anarchico. Questa esperienza, e il dibattito che ne è uscito ci forniscono strumenti per la costruzione di una società libertaria.
Tiziano Antonelli