Esiste in Italia una legge, la n. 220 del 9 dicembre 2021, denominata “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, munizioni e sub munizioni a grappolo”. Intento più che meritorio. Peccato che con il Decreto semplificazioni 73/2022 ne sia stato, non certo casualmente, sterilizzato il contenuto.
Nel settore degli “investimenti responsabili (SRI)”, o ESG (Environmental Social Governance) o Fondi Etici, la legge che li istituisce vieta di detenere in portafoglio strumenti di aziende del settore bellico; i fondi hanno provveduto in proprio ad identificarle, senza darne diffusione. Il Fondo Pensione Cometa (metalmeccanici) addirittura dal 2017 si è dotato della black list dei produttori delle mine antiuomo e delle bombe a grappolo. Elaborata da Moody’s Esg Solution, questa lista è “top secret” sui nomi delle aziende che ne fanno parte.
La legge 220 del 2021 a cui abbiamo fatto riferimento si rivolge a tutti gli intermediari finanziari abilitati: banche italiane, società di intermediazione mobiliare (sim), istituti di moneta elettronica italiani, gestori italiani, Poste Italiane Spa, assicurazioni, fino alle fondazioni di origine bancaria e ai fondi pensione. A tutti questi soggetti dunque, in base alla legge 220/21, viene vietato di finanziare le imprese che producono questi strumenti di morte.
Ma come fanno le banche ad individuare quali sono le aziende che, oltre a mezzi pesanti, cannoni, mitragliatrici, missili a lunga gittata, bombe, droni armati, armi che sono tutte legali, producono anche mine antipersona e bombe a grappolo? Inoltre è pur sempre una scelta delicata e commercialmente rischiosa negare il credito ad un ottimo cliente! Il legislatore dunque affida a soggetti terzi ritenuti super partes la loro identificazione, e all’articolo 3 comma 1 la legge 220 del dicembre 2021 incarica proprio gli “organismi di vigilanza” di “redigere e pubblicare l’elenco delle società incriminate”. E per fare le cose a regola d’arte si fissano delle tempistiche.
Entro il 31/12/2022 la Banca d’Italia, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), ed eventuali altri soggetti abilitati alla sorveglianza avrebbero dovuto provvedere alla pubblicazione della lista nera, e ad individuare l’ufficio responsabile dell’aggiornamento annuale . Tutto chiaro, ma non è andata così.
Con il Decreto semplificazioni 73 del 21/6/2022 articolo 33 è stata abrogata la frase che prevedeva la redazione della lista nera da parte degli organi di vigilanza. A questo punto le banche non sono nelle condizioni di individuare tra i loro clienti le aziende produttrici di mine antipersona, munizioni e sub munizioni a grappolo. Dunque per ora non cambierà nulla, proseguiranno gli affari, saranno finanziate tranquillamente anche queste specifiche produzioni di armi, i padroni continueranno a intascare i propri profitti e i banchieri i loro interessi.
In altri casi la legge resta intatta ma viene totalmente ignorata. Un esempio è quello della L. 185 del 1990 con cui si vieta alle aziende produttrici di esportare armi ai Paesi impegnati in un conflitto armato. L’Italia non solo sta vendendo da un anno armi all’Ucraina, con la piena approvazione dei difensori dell’articolo 11 della Costituzione seduti in Parlamento, ma ha continuato a venderne a paesi che violano sistematicamente i diritti umani, dall’Arabia Saudita, alla Turchia, all’Egitto fino ad arrivare all’Iran. È di poco più di un mese fa il caso delle pallottole sparate sui manifestanti a Theran, prodotte ed esportate dalla Cheddite, fabbrica con sede principale a Livorno, attraverso la triangolazione con la Turchia, in modo da aggirare così i divieti imposti dalla L.185. Niente deve fermarsi davanti al profitto.
L’industria militare ha i suoi rappresentanti nel governo, attraverso cui promuove gli interessi aziendali e concorre a indirizzare le politiche governative. Per portare avanti il grande affare della guerra si utilizza qualsiasi mezzo, compresa la manipolazione delle leggi, a riprova che il tanto sbandierato concetto di legalità è in realtà funzionale all’esercizio del potere e del profitto e al mantenimento di un sistema rapace e privo di scrupoli
Nadia Nardi