Una risposta comune, quando si affrontano le tematiche di genere o anche, più in piccolo, si prova a fare un’analisi delle iniziative omofobe ispirate dalla Chiesa Cattolica e dalla Conferenza Episcopale, è che i problemi reali sarebbero ben altri. E’ un atteggiamento molto diffuso, che coglie l’insufficienza di ogni iniziativa che, per sua stessa natura, non può che essere parziale e lasciare in ombra altri temi. Per quanto mi riguarda, ho spesso ribadito quello che fino dagli albori del nostro movimento, è stato uno dei suoi tratti caratteristici, e precisamente quel punto degli statuti provvisori dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, che afferma “l’emancipazione economica della classe operaia è la grande causa a cui ogni movimento politico dev’essere subordinato”. Per me, questa affermazione significa che il movimento operaio deve far proprio ogni aspetto della vita sociale, e collegare le varie battaglie parziali alla più generale lotta per l’emancipazione, non per condannarle in quanto appunto parziali o interclassiste, quasi che solo la lotta economica avesse una valenza rivoluzionaria, ma per dar loro un significato superiore; il significato che le battaglie per le libertà e l’uguaglianza possono avere un risultato al di fuori dell’ambito istituzionale, con l’abbattimento del potere politico e con l’abolizione della proprietà privata.
Ora, gli anarchici possono essere convinti di questo, e considerare un servo del sistema chi cerca una soluzione ai propri problemi all’interno delle istituzioni; ma questo giudizio non farà avanzare di un passo né la soluzione del problema, né la penetrazione dei metodi e dell’organizzazione anarchica all’interno dei movimenti di lotta. Se vogliono ottenere questi risultati, e non semplicemente convincersi della giustezza delle proprie valutazioni e disprezzare chi crede nella delega e nelle organizzazioni autoritarie, gli anarchici devono lavorare perché i diretti interessati si battano in prima persona per imporre, o conquistare da sé quei miglioramenti, quelle libertà di cui si sente il bisogno. Questo discorso vale anche per le tematiche di genere: si tratta di mettere in evidenza, e le vicende politiche di questi giorni lo confermano, che quando i politici e il Governo fanno mostra di soddisfare, con una legge, qualche nuova domanda sorta dai cittadini, ciò è in seguito a reclami innumerevoli, ad agitazioni straordinarie, a sacrifici non indifferenti da parte degli interessati. E quando il provvedimento giunge all’esame del Parlamento, è già diventato mutilato ed irriconoscibile, sorpassato, vecchio. E’ quanto sta accadendo con il disegno di legge Cirinnà, progressivamente svuotato e reso inoffensivo, e che comunque priva le coppie dello stesso sesso del contratto matrimoniale, relegandole in uno stato inferiore rispetto a quelle che l’oscurantismo clericale definisce “normali”.
Ritirarsi da queste tematiche, abbandonarle agli intrallazzi parlamentari e alle mistificazioni interclassiste, ha dei contraccolpi anche sul movimento di emancipazione sociale. Il movimento dei lavoratori, le sue componenti politiche, sociali e culturali ripropongono forme e contenuti delle ideologie vecchie e reazionarie, perfino nei loro elementi più avanzati o più preparati dal punto di vista intellettuale.
Wilhelm Reich, uno psicanalista tedesco che in gioventù cercò di conciliare la psicanalisi col marxismo e la liberazione sessuale, e che militò nel partito comunista tedesco fino al 1932, in uno scritto del 1933 sostiene che l’omosessualità è una forma di immaturità sessuale, è tipica di chi non ha ancora scelto il suo ruolo nella società, ed è quindi collegata ad un atteggiamento di sottomissione verso le classi dominanti.
Più significativo ancora è l’atteggiamento che Antonio Gramsci manifesta nei Quaderni dal Carcere, occupandosi delle crisi di libertinismo, provocate dalle periodiche coercizioni degli istinti naturali. Secondo Gramsci l’introduzione dei nuovi metodi di lavoro (taylorismo e razionalizzazione) rende necessari “una rigida disciplina degli istinti sessuali (del sistema nervoso), cioè un rafforzamento della «famiglia» in senso largo (non di questa o quella forma del sistema famigliare), della regolamentazione e stabilità dei rapporti sessuali”. Gramsci sostiene che la concezione illuministica e libertaria nel campo sessuale, propria delle classi non legate strettamente al lavoro produttivo, è il fattore ideologico più depravante e «regressivo». Una volta abbattuta la struttura coercitiva dello Stato borghese, “lottare contro questa concezione [illuministica e libertaria] significa creare le élites necessarie al compito storico” di imporre ai lavoratori le nuove abitudini e attitudini psicofisiche, connesse ai nuovi metodi di produzione e di lavoro. La sottomissione dell’operaio alla macchina, tipica del fordismo, assume qui una valenza universale, estranea alla sua dimensione specificamente capitalistica. Viene così in luce, oltre al sottofondo bigotto, tutta l’impostazione idealistica di Gramsci: per lui la subordinazione dell’operaio al capitalista deriva dall’accettazione di un’ideologia, quella della liberazione sessuale, assunta acriticamente come ideologia borghese, mentre i rapporti materiali capitalistici, che trasformano l’operaio stesso in appendice vivente della macchina, vengono concepiti come razionali, astorici, tanto da essere adottati sia negli USA di Roosvelt che nell’URSS di Lenin.
Questo approccio macchinista e bigotto ha pervaso nella sua storia il Partito Comunista, esaltato dalla volontà insoddisfatta di piacere alle gerarchie cattoliche e, attraverso l’indottrinamento dei militanti, si è diffuso nel movimento operaio fino alla rivoluzione, anche sessuale e culturale, del ’68.
Per i libertari, senza l’emancipazione economica della classe operaia, senza l’abolizione della proprietà privata, non si può parlare di rivoluzione, ma la rivoluzione non è solo questo, è anche la riappropriazione di tutte quelle attitudini, quelle potenzialità che il capitalismo ha sottratto agli individui e cristallizzato nelle cose, nei mezzi di produzione. L’avanzata del movimento LGBT è un passo in questa direzione.
Tiziano Antonelli