L’insurrezione in Kazakhstan: un’intervista e approfondimenti

In questo lungo articolo proponiamo la traduzione di vari materiali sull’insurrezione in corso in Kazakhstan:

-un’intervista tratta dal sito di CrimeThinc con alla fine una considerazione di un anarchico russo

-due comunicati del gruppo anarco-comunista russo Autonomous Action tratti da sito di Organize

-un comunicato tratto dal sito del gruppo anarchico Bielorusso Pramen.

Contro ogni stato, contro ogni confine, lunga vita alla solidarietà internazionale!

La redazione web

__________

L’insurrezione in Kazakhstan

Un’intervista ed una valutazione

https://it.crimethinc.com/2022/01/06/the-uprising-in-kazakhstan-an-interview-and-appraisal

Un’insurrezione a larga scala è scoppiata in Kazakhstan in risposta al costo crescente della vita ed alla violenza del governo autoritario. I dimostranti hanno preso il controllo delgi edifici governativi in molte parti del paese, specialmente ad Almaty, la città più popolosa, dove hanno temporaneamente occupato l’aeroporto e dato fuoco al palazzo del campidoglio. Mentre pubblichiamo questo pezzo, la polizia ha ripreso il controllo del centro di Almaty, uccidendo almeno una dozzina di persone, mentre truppe da Russia e Bielorussia arrivano per unirsi alla polizia nella soppressione delle proteste. è nostro dovere nei confronti delle persone che stanno subendo questa repressione quello di sapere perché si siano rivoltate. Nel report che segue, presentiamo un’intervista con un’espatriat* kazakh* che esplora cosa ha portato le persone in Kazakhstan a rivoltarsi – e quali implicazioni ha questa insurrezzione per l’intera regione.

Quello che sta accadendo ora in Kazakhstan non è mai accaduto prima

“per tutta la notte ci sono state esplosioni, c’è stata la violenza della polizia contro le persone, ed alcune persone hanno bruciato le macchine della polizia, e con esse anche macchine a caso. Adesso le persone stanno marciando nelle strade principali e qualcosa sta accadendo vicino Akimat (il palazzo del parlamento)”

-L’ultimo messaggio ricevuto da un* nostr* compagn* in Kazakhstan, un* anarco-femminista ad Almaty, poco prima delle 4 del pomeriggio (ora dell’Est Kazakhstan) il 5 gennaio, prima che perdessimo i contatti.

[https://twitter.com/HannaLiubakova/status/1478987772027416576]

Dovremmo capire l’insurrezione in Kazakhstan in un contesto globale. Non è semplicemente la reazione ad un regime autoritario. Chi protesta in Kazakhstan sta rispondendo agli stessi incrementi dei costi della vita contro cui le persone in tutto il mondo hanno protestato per anni (https://crimethinc.com/2020/01/06/2019-the-year-in-review-including-a-short-report-on-our-efforts#escalating-conflicts). Il Kazakhstan non è certo il primo posto dove un incremento dei costi dei carburanti ha scatenato un’ondata di proteste – esattamente la stessa cosa è avvenuta in Francia (https://crimethinc.com/2018/11/27/the-yellow-vest-movement-in-france-between-ecological-neoliberalism-and-apolitical-movements), Ecuador (https://crimethinc.com/2019/10/14/the-uprising-in-ecuador-inside-the-quito-commune-an-interview-from-on-the-front-lines), ed altrove (https://crimethinc.com/2019/11/13/lebanon-a-revolution-against-sectarianism-chronicling-the-first-month-of-the-uprising) nel mondo, sotto un vasto spettro di amministrazioni e forme di governo.

Quello che è significativo riguardo questa particolare insurrezione, allora, non è che è senza precedenti, ma che coinvolge persone che si stanno confrontando con le stesse sfide con cui noi ci confrontiamo anche, ovunque ci troviamo a vivere

L’urgenza con cui la Russia si sta muovendo per aiutare la soppressione dell’insurrezione è anch’essa significativa. L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva [CSTO], un’alleanza militare che comprende Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan – con la Russia che ha dato inizio alle danze – si è impegnata ad inviare forze in Kazakhstan. Questa è la prima volta che il CSTO ha impiegato delle truppe per supportare uno stato membro; aveva rifiutato di assistere l’Armenia nel 2021, durante il conflitto con l’Azerbaijan.

E’ istruttivo che la guerra tra Armenia e Azerbaijan non abbia giustificato l’intervento del CSTO, ma che un potente movimento di protesta lo abbia fatto. Come in altri progetti imperiali, la minaccia maggiore alla sfera di influenza russa (la “russosfera”) non è la guerra, ma la rivoluzione. La Russia ha considerevolmente approfittato della guerra civile in Siria e dell’invasione turca del Rojava (https://crimethinc.com/2018/12/28/the-threat-to-rojava-an-anarchist-in-syria-speaks-on-the-real-meaning-of-trumps-withdrawal), mettendo Siria e Turchia l’una contro l’altra per ottenere un punto d’appoggio nella regione. Uno dei modi che Vladimir Putin ha usato per mantenere il potere in Russia è stato quello di riunire i patrioti russi per supportarlo nelle guerre in Cecenia ed Ukraina. La guerra – la guerra permanente – è parte integrante del progetto imperiale russo, così come la guerra ha giovato al progetto imperiale americano in Iraq e Afghanistan. (https://crimethinc.com/2021/08/16/afghanistan-the-taliban-victory-in-a-global-context-a-perspective-from-a-veteran-of-the-us-occupation). La guerra tiene in salute lo stato, per usare le parole di Randolph Bourne (https://www.historyisaweapon.com/defcon1/zinnwarhea14.html)

Le insurrezioni, dall’altra parte, devono essere soppresse con ogni mezzo necessario.

Se i milioni di persone nella russosfera che languiscono sotto una combinazione di cleptocrazia e neoliberalismo vedessero un’insurrezione vittoriosa in qualunque di questi paesi, si affretterebbero a seguirne le orme. Guardando alle ondate di protesta in Bielorussia nel 2020 (https://crimethinc.com/2021/06/30/belarus-when-we-rise-a-critical-analysis-of-the-2020-revolt-against-the-dictatorship) e in Russia un anno fa (https://crimethinc.com/2021/01/24/letter-from-russia-on-the-protests-of-january-23), possiamo vedere che molte persone sono inclini a fare ciò anche senza alcuna speranza di successo

Nelle democrazie capitaliste come gli Stati Uniti, dove le elezioni possono scambiare una banda di politici egoisti con un’altra, l’illusione stessa della scelta serve a distrarre le persone dall’agire per portare a un vero cambiamento. Nei regimi autoritari come Russia, Bielorussia e Kazakhstan, non ci sono illusioni del genere; l’ordine dominante è imposto tramite la sola disperazione e la forza brutale. In queste condizioni, tutti possono vedere che la rivoluzione offre l’unico modo per andare avanti. Senza dubbio, i governanti di quei tre paesi devono il loro potere all’onda di rivoluzioni che si sono avvicendate a partire dal 1989, portando alla caduta del blocco orientale. Non possiamo biasimare i loro sudditi per aver sospettato che solo una rivoluzione avrebbe potuto portare un cambiamento nelle loro condizioni.

Rivoluzione, ma a quale scopo? Non possiamo condividere l’ottimismo dei liberali che immaginano che il cambiamento sociale in Kazakhstan avverrà semplicemente cacciando via gli autocrati e tenendo elezioni. Senza profondi cambiamenti economici e sociali, ogni cambiamento meramente politico lascerebbe la maggior parte delle persone in balia dello stesso capitalismo neoliberale che le sta immiserendo oggi.

Ed in ogni caso, Putin non si arrenderà così facilmente. Cambiamenti sociali reali – nella russosfera così come nell’Occidente – richiederanno una lotta continua. Rovesciare il governo è necessario, ma non sufficiente: per potersi difendere contro future imposizioni politiche ed economiche, le persone comuni dovranno sviluppare un potere collettivo su basi orizzontali e decentralizzate. Non è un lavoro che può farsi in un giorno o in un anno, ma in una generazione.

Il contributo degli anarchici in questo processo è la proposta che le stesse strutture e le stesse pratiche che sviluppiamo nel corso della lotta contro gli oppressori dovrebbero anche servirci a creare un mondo migliore. Gli anarchici hanno già giocato un ruolo importante nell’insurrezione in Bielorussia (https://crimethinc.com/2021/06/30/belarus-when-we-rise-a-critical-analysis-of-the-2020-revolt-against-the-dictatorship), mostrando il valore dei network orizzontali e dell’azione diretta.

Il sogno del liberalismo, di rifare l’intero mondo ad immagine e somiglianza degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, si è già dimostrato vuoto – gli Stati Uniti e l’Europa occidentale sono implicati in molte delle ragioni per cui gli sforzi per realizzare questo sogno sono falliti, in Egitto (https://twitter.com/crimethinc/status/1353913438427369472), in Sudan (https://crimethinc.com/2021/12/31/sudan-anarchists-against-the-military-dictatorship-an-interview-with-sudanese-anarchists-gathering) ed in altri posti. Il sogno dell’anarchismo rimane ancora da tentare.

In risposta agli eventi in Kazakhstan, alcuni supposti “anti-imperialisti” stanno ancora una volta ripetendo l’eterno discorso dei media di stato russi che tutta l’opposizione a qualunque regime alleato alla Russia di Putin può solo essere il risultato dell’intervento occidentale. Questo è particolarmente grave quando le nazioni nella sfera di influenza della Russia hanno in gran parte abbandonato ogni pretesa di socialismo, dandosi al tipo di politiche neoliberali che hanno scatenato la rivolta in Kazakistan. In un’economia capitalista globalizzata, in cui siamo tutti soggetti alle stesse logiche di profitto e precarietà, non dovremmo permettere a poteri mondiali antagonisti di metterci gli uni contro gli altri. Facciamo causa comune tra i continenti, scambiamoci tattiche, ispirazione e solidarietà per poter reinventare le nostre vite. Le persone comuni in Kazakhstan che si sono sollevate questa settimana hanno mostrato quanto possiamo andare lontano – e quanta strada dobbiamo percorrere ancora insieme.

https://twitter.com/izvestia_ru/status/1479012845690011650

Forze russe in partenza per il Kazakhstan

Lo sfondo dell’Insurrezione

All’inizio del 6 Gennaio (ora dell’Est Kazakhstan) dopo che vari blocchi di internet avevano reso impossibile completare un’intervista con i partecipanti al movimento ad Almaty, abbiamo condotto la seguente intervista con un sostenitore anarchic* kazakho che vive all’estero.

Per dare un contesto, che tipo di movimenti anarchici, femministi o progetti ecologici sono esistiti in Kazakhstan nel 21esimo secolo?

All’inizio, c’era un’opposizione al primo presidente ex-comunista, Nursultan Nazarbayev, che era finito a guidare il Kazakhstan nell’era post-sovietica.

Da metà anni ’90, ha cominciato a diventare più autoritario, cambiando le strutture di governance per acquisire maggiori poteri presidenziali. Questo ha portato Nazarbayev ad avere oppositori all’interno dell’elite politica di tutto lo spettro politico.

Sorprendentemente, comunisti, socialdemocratici, centristi e gente pro-impresa hanno collaborato per chiedere una costituzione più democratica con un’autorità presidenziale limitata.

Per quanto riguarda i movimenti dal basso, c’erano gli anarchici, che erano più di un movimento clandestino, e c’era un movimento socialista, il cui leader è finito per lasciare il Kazakhstan. C’erano anche i nazionalisti e gli islamisti radicali, ma ancora una volta, non erano così popolari, erano movimenti troppo clandestini.

Per quanto riguarda gli ambientalisti, se ricevevano attenzione dall’opinione pubblica, questo riguardava principalmente i gruppi di sensibilizzazione (advocacy group nell’originale ndt). In Kazakhstan, solo qualcosa come sei partiti registrati hanno il permesso di partecipare alle elezioni; il resto viene semplicemente respinto. In ogni caso, ci sono un sacco di gruppi di sensibilizzazione.

Il governo non ha mai permesso a nessun reale oppositore di partecipare alle elezioni fin dagli anni 2000. I candidati hanno facce diverse ma gli stessi pensieri, affinché si possa mascherare l’ambiente politico come “competitivo”, in cui un uomo forte vince costantemente tutto il tempo – simile alla situazione in Russia, Bielorussia ed altri paesi dittatoriali post-sovietici.

C’è qualche partito di opposizione in Kazakhstan?

Riguardo ai partiti di opposizione, in pratica non ce ne sono in Kazakhstan. Partiti del genere c’erano negli anni ’90 e negli anni 2000, ma sono stati tutti soppressi o vietati dal governo. Oggi ci sono persone che dichiarano di rappresentare l’opposizione, ma vivono all’estero in paesi come l’Ukraina. Non hanno nessuna reale connessione con la strada.

C’è anche un qualche tipo di rivalità tra di loro: li ho visto accusarsi l’uno l’altro di collaborare con il governo. Cercano di attirare i cittadini insoddisfatti nel fare cose che in realtà non pongono nessuna minaccia al governo, cose che danno l’illusione di star facendo un cambiamento, come dire alle persone di avere dialoghi pacifici con i poliziotti locali o di partecipare alle elezioni rovinando di proposito la scheda elettorale come forma di “protesta” contro le elezioni – qualsiasi tattica che dia l’illusione di stare lottando contro il governo- quando in realtà è una perdita di tempo.

Negli ultimi anni, questo tipo di opposizione ha cominciato ad apparire anche dentro il paese; venendo fuori dal nulla, c’erano questi attivisti a caso che formavano movimenti politici e tenevano picchetti senza fare esperienza di alcuna forma di persecuzione, mentre le persone comuni vengono sempre detenute dalla polizia immediatamente ogni volta che protestano.

Un gruppo di opposizione inusuale – non saprei dire se è un’opposizione controllata – si chiama Scelta Democratica del Kazakhstan. è guidato da un imprenditore che vive in Francia di nome Mukhtar Ablyazov. Se cerchi il suo nome, vedrai articoli su presunti casi di riciclaggio e di cause legali. Era un ministro negli anni ’90; quando si è unito all’opposizione è stato incarcerato dal governo kazakho. è stato rilasciato, ma ha finito per andare via dal Kazakhstan e vivere in esilio. Da allora, ha guidato l’opposizione politica ricevendo maggior supporto dai social media. Quasi tutti coloro che sono associati al suo movimento sono stati perseguitati ed arrestati; questo accade fin dal 2017. Ogni protesta che lui ha organizzato dall’estero è stata repressa, con la presenza massiccia di polizia nelle aree pubbliche. Ci sono stati casi in cui la rete internet è stata spenta a livello nazionale.

In ogni caso, quello che sta accadendo ora in Kazakhstan è completamente inaspettato.

Quali tensioni interne al Kazakhstan hanno preceduto questi eventi? Quali sono le linee di faglia nella società Kazakha?

Quello che ha fatto scattare la popolazione è successo nella città di Zhanaozen.

Questa città ricava molti profitti dal petrolio, eppure la sua popolazione è tra le più povere del paese. La città è conosciuta per gli eventi sanguinosi del 2011, quando c’è stato uno scioepero dei lavoratori ed il governo ordinò alla polizia di sparare. Quella tragedia è rimasta nella memoria delle persone, specialmente dei residenti della città, e da allora ci sono stati vari scioperi minori nell’industria petrolifera – sebbene siano stati pacifici e non abbiano portato ad un bagno di sangue. Fin dal 2019, scioperi e proteste sono diventati comuni qui. Allo stesso tempo, a causa di fattori economici, le persone sono diventate più attive politicamente in tutto il paese, mentre i prezzi del petrolio sono crollati a livello mondiale, colpendo economicamente il Kazakhstan. Con il divenire sempre più debole della valuta kazakha, il Tenge, le persone potevano permettersi sempre meno.

Ci sono anche altri seri problemi in Kazakhstan: mancanza di acqua pulita nei villaggi, problemi ambientali, persone che vivono indebitate, corruzione e nepotismo in un sistema in cui ogni obiezione può essere facilmente spazzata via. La maggiorparte delle persone ha continuato a vivere in queste condizioni mentre l’economia serviva agli imprenditori miliardari kazakhi che avevano collegamenti con funzionari governativi ed altre persone di spicco. Nei primi anni 2000, le persone in Kazakistan hanno avuto un barlume di speranza mentre l’economia cresceva grazie alle riserve di gas naturale; come conseguenza, gli standard di vita di molte persone sono cresciuti. Ma tutto è cambiato nel 2014 quando i prezzi del petrolio sono crollati in tutto il mondo e la guerra con l’Ukraina ha portato a sanzioni contro la Russia – che hanno avuto impatto sul Kazakhstan – in quanto il paese è dipendente dalla Russia.

Ci sono state piccole proteste dal 2014 al 2016, ma sono state soppresse facilmente.

Dal 2018 al 2019 sono cresciute, in parte anche grazie al già menzionato imprenditore di opposizione, Mukhtar Ablyazov, che ha usato i social media per guadagnare popolarità. Le proteste politiche e l’attivimo sono stati organizzati sotto la bandiera del partito di Scelta Democratica del Kazakhstan.

La situazione è peggiorata dopo il 2020, quando è arrivata la pandemia da Covid-19. Le persone hanno perso il lavoro; molti sono stati lasciati senza reddito per comprare beni, ricevendo pochissimo sostegno dal governo, mentre le restrizioni sanitarie hanno reso molte più persone frustate e diffidenti nei confronti del governo. E poi il prezzo delle merci ha cominciato a salire – specificamente per il cibo – questo è avvenuto ovunque nel mondo, ma in Kazakhstan ciò ha avuto un impatto considerevole.

Per tornare alla città di Zhanaozen, che ha una storia di massacri, il prezzo del gas liquido è schizzato alle stelle – nel posto stesso dove viene prodotto. Il costo è cresciuto costantemente negli ultimi dieci anni, ma alla fine è aumentato ancora di più quando il governo ha smesso di fornire sussidi, lasciando invece che decidesse il mercato.

C’erano già state piccole proteste su questo problema in quella città – ma il primo gennaio 2022, il prezzo per il gas liquido usato per far andare le autovetture è inaspettatamente raddoppiato. Questo ha fatto arrabbiare le persone. Hanno protestato in piazza in numero massiccio. Le forze dell’ordine sembravano esitanti nel disperdere le proteste. Altri villaggi nella provincia si sono sollevati ed hanno iniziato a bloccare le strade in segno di protesta. Poi, in pochi giorni, le proteste si sono diffuse a livello nazionale.

Quella che era partita come una protesta per l’aumento dei prezzi del gas è cresciuta in gran parte a causa dei problemi che ho menzionato prima. Questo ha motivato le persone a scendere in sciopero e nelle strade ancora di più.

Descrivi le diverse agende dei differenti gruppi da entrambe le parti della lotta. Ci sono fazioni o correnti identificabili all’interno delle dimostrazioni?

Per prima cosa, il governo ha ignorato il problema dei prezzi del gas cercando di far abituare le persone, persino incolpando i consumatori per la domanda alta. Alla fine, hanno abbassato il prezzo, ma questo non ha fermato le proteste. Dopo lo Stato ha sostanzialmente negato il proprio coinvolgimento nell’inflazione dei prezzi del gas – ma con l’intensificarsi delle proteste, il governo ha cominciato a concedere di più per cercare di calmare le persone. Ad esempio, si sono offerti di introdurre alcune politiche per offrire assistenza economica alle persone, dopo averle ignorate per anni.

Ma le proteste non si sono ancora fermate. Poche persone credono o supportano il governo. Le persone che stanno manifestando vogliono semplicemente una vita migliore, così come immaginano la abbiano le persone nei paesi europei sviluppati. Certamente ci sono richieste differenti da persone differenti – alcune mirano alle dimissioni dell’intero governo, mentre altri vogliono una nuova forma di governo democratico, nello specifico una forma parlamentare senza un presidente che abbia ruolo di esecutivo, ed altri ancora vogliono più posti di lavoro ed industria e migliori condizioni sociali.

Alcuni dei più feroci tumulti e saccheggi si stanno svolgendo nella vecchia capitale sovietica di Almaty, che è la metropoli finanziaria del Kazakhstan. Le persone stanno saccheggiando i negozi e gli danno fuoco. Hanno preso il controllo degli edifici locali del governo e li hanno dati alle fiamme.

Il governo ha contribuito a questa situazione, perché non ha adempiuto alle richieste di dimissioni e di formare un nuovo sistema politico democratico. L’attuale presidente del Kazakhstan, alleato stretto del precedente, nonché primo, presidente Nazarbayev, sta buttando benzina sul fuoco con il suo rifiuto di trasferire il potere.

Più a lungo rimane su questa posizione, più violenza ci sarà, in quanto né il governo né i manifestanti possono scendere a compromessi. Finché questa storia andrà avanti, le persone che stanno compiendo atti violenti saranno in grado di evitarne le conseguenze. Almaty al momento è senza legge; sembra che nessuno sia sicuro di chi sia in carica in questo momento, in quanto l’ufficio del sindaco è stato bruciato e lui è scomparso dalla scena pubblica. L’intera città è barricata con manifestanti armati che girano per le strade.

In teoria la città è sotto coprifuoco, ma in pratica le forze dell’ordine sono assenti oppure si sono uniti alle proteste – quindi da quanto ho sentito la città assomiglia ad una Comune [come la Comune di Parigi]

Presenta una cronologia degli eventi della scorsa settimana

La protesta è iniziata nella città di Zhanaozen, produttrice di petrolio, il 2 gennaio. A partire dalla mattina successiva, altre città e villaggi nell’ovest del Kazakhstan hanno iniziato a protestare in solidarietà.

La protesta più massiccia si è svolta di notte mentre i disordini si sono diffusi in altre città, inclusa Almaty. Nella tarda nottata del 4 gennaio, le persone ad Almaty hanno marciato verso la piazza principale di fronte al municipio. C’erano grosse truppe di polizia schierate lì. Ci sono stati scontri, ma i manifestanti hanno avuto la meglio.

Sono stati dispersi nella prima mattina del 5 gennaio, ma si sono riuniti di nuovo verso le 9 di quella mattinata nebbiosa. Alcuni membri delle forze dell’ordine hanno persino cambiato lato della barricata e si sono uniti alla protesta. Alla fine, i manifestanti hanno marciato di nuovo verso la piazza intorno alle 10 del mattino e sono riusciti ad assaltare il municipio dando a fuoco l’edificio. Gli agenti di sicurezza governativi hanno lasciato Almaty, lasciando la città sotto il controllo dei manifestanti.

Da allora, sembra che il presidente abbia inviato di nuovo delle truppe nel tentativo di riprendere il controllo. Non so come si stia svolgendo la cosa, ma ho sentito che duranto la notte del 5 gennaio, o nel primo mattino del 6 gennaio, le persone hanno cominciato a saccheggiare e rubare armi, e si è parlato di sparatorie.

In altre città la situazione è più pacifica, con proteste massicce nelle piazze. Penso che i manifestanti abbiano preso il controllo degli edifici governativi locali in poche altre città, ma per quanto ne so, sono meno caotici se paragonati ad Almaty.

Nella capitale Nursultan la situazione è tranquilla, ma le persone hanno riportato di aver visto grandi numeri di polizia antisommossa circondare il palazzo presidenziale.

In pratica l’intero palazzo presidenziale è bloccato.

In breve, tutto il Kazakhstan in questo momento assomiglia ad Hunger Games. Se hai visto la trilogia di Hunger Games o conosci a grandi linee la trama, sai di cosa sto parlando. Le persone stanno prendendo il controllo delle città una ad una. Di nuovo, il presidente non vuole andarsene e permettere all’opposizione di riformare il sistema. Quindi se questa cosa non succedde, mi aspetto che ci sarà ancora più caos finché il governo non sarà rovesciato o la protesta non sarà soppressa brutalmente.

Pensi che i partecipanti alle proteste abbiano dei punti di riferimenti nei movimenti di protesta che sono scoppiati in Francia, Ecuador ed altre parti del mondo in risposta all’aumento dei prezzi del carburante? Cosa informa le tattiche che stanno usando?

Penso che molti di loro siano influenzati dalle proteste che ci sono state in altri paesi post-sovietici come la Bielorussi e il Kyrgyzstan. Sembra che ad Almaty i residenti abbiano preso esempio dal vicino Kyrgyzstan, dove anche lì le persone hanno preso d’assalto il governo e bruciato edifici – ma se paragoniamo la situazione a quella del Kyrgyzstan, il governo è stato rovesciato più velocemente. Fino ad ora il Kyrgyzstan ha avuto tre rivoluzioni; considerando la sua stretta vicinanza ed i legami culturali con il Kazakhstan, visto che in entrambi i paesi si parlano lingue turche, penso che quell’esempio abbia avuto un ruolo significativo in Kazakhstan.

Che possibilità ci sono per quello che succederà dopo?

Dal mio punto di vista, posso immaginare un paio di scenari. O il governo si dimetterà – o verrà rovesciato – ed il Kazakhstan si avvierà sul sentiero della democratizzazione, o il governo sopprimerà l’insurrezione con un tremendo uso della forza, tra cui il coinvolgimento di altri paesi.

Il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokayev, ha chiesto al CSTO [L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, un’alleanza militare che comprende Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan] di mandare soldati per operazioni di “peacekeeping”. In breve, il presidente sta invitando truppe straniere in Kazakhstan per reprimere le proteste. O i manifestanti armati in qualche modo scacciano queste forze ed il governo cade, oppure i rivoluzionari si arrenderanno e verranno schiacciati.

Il Kazakhstan ha di fronte un oscuro futuro. è una guerra per la libertà, oppure la disfatta. E la disfatta significherebbe una potenziale perdita di ancora più libertà e di sovranità.

Cosa possono fare le persone fuori dal Kazakhstan per aiutare chi partecipa alla lotta?

L’unico modo realistico per chi sta fuori dal Kazakhstan di aiutare è di portare ancora di più l’attenzione sugli eventi e forse organizzare qualche forma di aiuto.

Conclusioni: uno sguardo dalla Russia

Nel testo che segue, un* anarchic* russo riflette sulle implicazioni dell’insurrezione in Kazakhstan per la regione. Potete leggere una prospettiva da parte degli anarchici bielorussi qui (https://pramen.io/en/2022/01/colonialism-of-the-twenty-first-century/).

Dopo decenni di repressione, fallimenti e sconfitte, ci domandiamo, la speranza sta sorgendo di nuovo, come abbiamo visto in Bielorussia, in Russia, in Kyrgyzstan ed ora in Bielorussia? Perché, dopo che i nostri parenti, amici e vicini sono caduti sotto i colpi della polizia o dell’esercito, le persone ancora continuano a lottare? Come può essere che abbiamo ancora la possibilità di sentire il vento del cambiamento e dell’eccitazione, che ci da un’assaggio di quello che le nostre vite potrebbero essere?

Possiamo sentire alcune risposte nei versi del musicista kazakho Ermen Anti della band Adaptation (https://www.youtube.com/watch?v=CW1c1oNY7K8)

We can feel some answers in the lines of Kazakh musician Ermen Anti from a band named Adaptation (https://www.youtube.com/watch?v=CW1c1oNY7K8):

“Non importa quanto ci sparano, i proiettili non saranno abbastanza.

Non importa quanto ci schiacciano, tuttavia le piante

della giusta rabbia stanno germogliando.

Figli di Prometeo, che portano il fuoco alle persone che congelano al freddo”

Quando guardiamo agli eventi del decennio passato in Kazakhstan, Bielorussia, Russia e Kyrgyzstan, dobbiamo chiederci cosa potrebbe realizzare a livello internazionale la cooperazione tra le iniziative ed i movimenti che lottano per la liberazione.

Connessioni di questo tipo potrebbero permetterci di scambiarci esperienze politiche e culturali, per rafforzare la causa comune che le persone di questi paesi dovrebbero condividere. Eppure, in contrasto con quanto le realtà politiche ed economiche di questo paese sono interconnesse ed interdipendenti, i movimenti anarchici sono scollegati.

Il Kazakhstan può essere un esempio di ciò che può accadere domani in Russia, Bielorussia ed altri paesi in questa parte del mondo. Oggi, le persone in Russia temono per la loro vita quando pensano di esprimere qualsiasi forma di dissenso. Ma domani, possiamo vedere Zhanaozen e Almaty nella città della Russia, Bielorussia (di nuovo!) ed in altri paesi. Possiamo dimenticarci la rassicurazione del “Non può accadere qui” – ciò che può o non può accadere dipende per prima cosa da ciò che possiamo immaginare e desiderare.

Quando si verificano situazioni come quella che vediamo oggi in Kazakistan, possiamo vedere come sia importante essere connessi con gli altri nella nostra società. Oggi, siamo sorpresi – spesso potremmo anche non essere tra la gente nelle strade, lottando e difendendoci a vicenda spalla a spalla, o facendo altri tipi di lavoro importanti per supportare l’insurrezione. Per essere pronti e connessi, dobbiamo essere in grado di affrontare le contraddizioni all’interno delle nostre comunità e della nostra società nel suo insieme. Dobbiamo essere in grado di comunicare le nostre idee e portare proposte alle persone intorno a noi in situazioni come queste. Conflitti, disaccordi e isolamento stanno soffocando i compagni che altrimenti potrebbero dedicare la loro vita alla lotta. Quando mi chiedo di cosa abbiamo bisogno per vederci nelle strade e nelle case delle persone, camminare fianco a fianco, prendersi cura l’uno dell’altro e lottare insieme, mi immagino che ci avviciniamo gli uni agli altri in modi differenti – rendendo possibile per ciascuno di poter lottare, svilupparsi, sopravvivere.

Possiamo chiederci: di cosa abbiamo bisogno per cambiare il modo in cui ci approcciamo tra noi e con le altre persone, il modo in cui approcciamo le lotte ed i nostri movimenti, per poterli rendere una fonte di vita ed ispirazione che possano offrire alle persone modi di pensare, lottare e vivere?

Per esempio, ci ricordiamo il movimento femminista in Kazakhstan, che è stato al centro dell’attenzione e del discorso pubblico per alcuni anni negli anni ’10 del duemila, che ha pubblicato una rivista femminista e portato alla luce argomenti in Kazakhstan come nessuno aveva mai fatto prima, connettendo un sacco di gruppi e comunità sulla linea di faglia della violenza domestica e del patriarcato. Questo è un esempio di come possiamo posizionarci per rispondere a problemi che ci connettono ad una fascia più ampia di altre persone nelle nostre società.

Noi nelle ex repubbliche sovietiche abbiamo un’impressionante eredità di resistenza e rivolte a cui attingere. Abbiamo bisogno di connetterci tra di noi per poter accedere a questo patrimonio.

Solidarietà e forza a chiunque stia lottando in Kazakhstan ed in tutti i paesi post-sovietici. Come dice il detto, i cani possono abbaiare ma la carovana deve andare avanti. Oggi, possono camminare sulle nostre teste, ma la lotta non si fermerà, ed i caduti nelle strade di Almaty non saranno dimenticati.

__________

Giù le mani dal Kazakhstan

Originale da Organise https://organisemagazine.org.uk/2022/01/06/hands-off-kazakhstan-international

Il 2 gennaio 2022 sono scoppiate delle proteste di massa in Kazakhstan in risposta al crescente costo della vita. Senza una leadership centralizzata, senza direzioni di partito o pressioni geopolitiche esterne, le proteste sono esplose in un genuino movimento popolare e spontaneo di proporzioni rivoluzionarie. Il nuovo impero russo di Putin ha risposto in modo prevedibile, portando avanti un’invasione del proprio vicino centro-asiatico per sopprimere i e le kazakhe.

I seguenti sono due comunicati del gruppo anarco-comunista russo Autonomous Action in solidarietà con i manifestanti contro il golpe imperialista.

Primo comunicato:

Le proteste in Kazakhstan, che si sono evolute rapidamente in scontri di strada con la polizia, sono iniziate a causa di un forte aumento dei prezzi per il gas liquefatto, che non è solo un mezzo per riscaldarsi ma serve anche da carburante per auto (dai 70 ai 120 tenge per litro [il tenge è la valuta kazakha ndt]), che avrebbe portato ad un aumento dei prezzi di tutti i prodotti. I residenti di Zhanaozen sono stati i primi a scendere per le strade, la loro protesta è iniziata il 2 gennaio ma si è presto diffusa in altre grandi città.

I manifestanti sono indignati dal fatto che nel paese, che è uno dei più grandi fornitori di gas per l’esportazione, il gas sia venuto a mancare: “Il gas che produciamo non è più disponibile per noi!”. Le richieste economiche sono rapidamente diventate politiche. Sono iniziati gli scontri con la polizia. La polizia ha sparato alle persone con granate stordenti, e queste in risposta hanno attaccato le auto della polizia e le hanno distrutte con mezzi di fortuna. Le autorità hanno chiaramente sottostimato la forza della furia di strada e dell’abilità di auto-organizzarsi.

I testimoni oculari hanno notato l’assenza di leader riconoscibili e di una dimostrazione collettiva dei manifestanti. Le risorse filo-governative russe, come al solito, incolpano le macchinazioni del Dipartimento di Stato e i provocatori.

E’ troppo presto per dire come finirà questa lotta, ma è chiaro che la gente è stata portata alla disperazione.

Ora in alcune città kazakhe la rete mobile internet è disattivata, in altre sono state bloccate le principali app di messagistica istantanea. Ad Alma-Ata e nell’Oblast di Mangistau è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Secondo comunicato:

Le elite kazakhe stanno cercando di rimanere al potere ad ogni costo.

Mentre la polizia e l’esercito cominciano a disertare per unirsi ai ribelli, il presidente Tokayev ricorre all’argomento finale di tutti gli autoritari: chiedere aiuto al vicino-dittatore. Formalmente, questo è un appello all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), ma nei fatti è un grido di aiuto al Cremlino: tolti Russia e Kazakhstan, semplicemente non ci sono altri stati nel CSTO con un esercito abbastanza forte da poter essere mandato per sopprimere un’insurrezione in un paese vicino…Certamente nè il Tajikistan, né il Kyrgyzstan, né l’Armenia, né la Bielorussia manderanno i loro soldati in Kazakhstan. Tokayev spera chiaramente che le truppe di Putin lo salveranno dai suoi stessi cittadini insorti.

Sembra che per i kazaki questo dovrebbe significare la perdita definitiva di qualsiasi legittimità da parte dei Tokayev. Un presidente che chiama il proprio stesso popolo “gang di terroristi” è un colpo basso, anche per gli standard delle “repubbliche” autoritarie post-Sovietiche.

Ma cosa significa tutto ciò per le persone in Russia?

Il CSTO ha formalmente accettato la “richiesta” di Tokayev; gli aeroporti militari russi si stanno preparando a mandare un “contingente temporaneo” verso il Kazakhstan. Nei fatti, questa è un’invasione con la forza di una altro paese a fianco di un governo che ha perso la fiducia delle persone. Questo significherà una riproduzione senza fine dello scenario “La Russia è una prigione per le persone” e fai il paio con la soppressione delle rivoluzioni ungheresi nel 1848 e nel 1956, con i carri armati per le strade di Praga nel 1968 e con l’invasione dell’Afghanistan nel 1979.

Ora è importante evitare che accada, o almeno mostrare al mondo che non tutti in Russia sono d’accordo con un atto così vergognoso. è stata lanciata una petizione contro l’introduzione di truppe nel Kazakhstan, ma ovviamente, queste firme sono molto distanti dall’essere importanti per Putin. Nonostante ciò, questa è almeno una qualche forma di azione, e vi invitiamo a firmare la petizione.

In più, è importante stabilire contatti con la diaspora kazakh nelle vostre città, e se possibile, andare alle ambasciate e consolati del Kazakhstan per dimostrare la tua posizione. Il popolo kazakho può e deve decidere del proprio destino indipendentemente, senza l'”aiuto” di soldati stranieri.

Nessuna guerra!

Autonomous Action

Primo comunicato: https://avtonom.org/news/kazahstan-vyshel-na-ulicy-policiya-bezhit

Secondo comunicato: https://avtonom.org/news/protiv-vvoda-v-kazahstan-voysk-stran-chlenov-odkb

Vi invitiamo anche a leggere gli articoli di altri compagni, entrambi forniscono un eccellente copertura, un excursus storico e la comprensione del quadro politico della situazione corrente. Continueremo ad aggiornare questo articolo in modo appropriato.

Pramen

Colonialism of the twenty-first century

CrimethInc

https://crimethinc.com/2022/01/06/the-uprising-in-kazakhstan-an-interview-and-appraisal

Media collegati

La polizia ad Akobi- Ovest del Kazakhstan annuncia che non andrà più contro i manifestanti

https://vm.tiktok.com/ZM8o8ymBb/

La LiveUAmap sta tenendo traccia della situazione corrente:

https://centralasia.liveuamap.com/

Hanno anche un feed di twitter qui:

L’account twitter Bad Immigrantc (https://twitter.com/bad_immigrant) ha tenuto traccia degli eventi con una serie di video e media.

Qui l’account del giornalista della BBC Abdujalil Abdurasulov (https://twitter.com/abdujalil/), che è al momento il solo report conosciuto (al momento 6 gennaio) di lingua inglese per strada in Kazakhstan.

La nostra solidarietà va alla classe lavoratrice del Kazakstan che prende posizione contro l’ingiustizia e lo strozzamento del loro governo e la minaccia incombente dello stato russo.

__________

Il colonialismo del XXI secolo

Sono passati solo pochi giorni da quando sono iniziate le proteste in Kazakhstan.

La determinazione dei dimostranti ha rapidamente trasformato le proteste in una rivoluzione in piena regola contro il regime di Nazarbayev/Tokayev. La presa di edifici amministrativi, gli scioperi e le marce hanno attraversato il paese, e per la sera del 5 gennaio Almaty era completamente libera dall’elite dominante.

Al rapido successo delle proteste, Tokayev ha risposto con spari, assassinii e l’invio dell’esercito in varie città del paese.

Ancora una volta, nella speranza di mantenere il proprio potere, il dittatore ha iniziato a versare il sangue delle persone. Ma la dittatura kazakha, come quella bielorussa, esiste nella sfera dell’influenza politica russa. Questo è il motivo per cui, appena poche ore dopo la liberazione di Almaty, si faceva già un gran parlare dell’intervento di Mosca contro l’insurrezione.

Prima di tutto, hanno ritirato fuori il CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), la struttura a cui era stato destinato il ruolo di essere il gendarme di Putin, pronta a spegnere il fuoco della liberazione nelle dittature filo-russe. La richiesta di aiuto è stata una formalità, e le azioni passo dopo passo sono state molto probabilmente concordate in quella stessa telefonata tra Putin, Lukashenko e Tokayev.

L’invasione moscovita del Kazakhstan nel bel mezzo delle proteste contro il regime mostra al mondo che Putin vede i paesi del CSTO come colonie in cui il sistema discendente dalla Russia esisterà fino a quando il padrone non deciderà che è arrivata l’ora di cambiare qualcosa.

Già durante le proteste del 2020 in Bielorussia, molti temevano l’introduzione di truppe russe per aiutare Lukashenko. Allora il dittatore riuscì a cavarsela da solo senza un inutile conflitto internazionale. Le proteste di questi giorni, senza intervento esterno, avrebbero probabilmente messo fine al regime costruito dal clan di Nazarbayev in pochi giorni o settimane.

Ma ora una spedizione punitiva è già entrata nel paese, e tale spedizione mira precisamente alla stabilizzazione della dittatura. Le storie sul restauro della pace e dell’amicizia sono una palese bugia dei propagandisti di Mosca, che stanno provando ad accusare delle forze esterne di aver organizzato le proteste mentre pubblicano video patriottici delle forze russe in marcia verso il kazakhstan.

Non dovremmo aspettarci molta indignazione dentro la società russa per una tale guerra coloniale – la repressione contro qualsiasi gruppo politico a stento lascia spazio per l’organizzazione di proteste. In Bielorussia, la situazione con la repressione è ancora più dura. L’unico caso interessante è il Kyrgyzstan, il cui parlamento non ha approvato il supporto delle operazioni del CSTO nella regione.

Le azioni di Putin mostrano che egli è pronto a supportare i regimi dittatoriali del CSTO che gli sono fedeli. Per le persone comuni nei paesi che interessano a Mosca, azioni del genere minacciano qualsiasi tentativo di costruire una società libera. L’impero russo continua ad essere una prigione per le persone. E la liberazione del Kazakhstan, della Bielorussia o di altre regioni della fu Unione Sovietica diventa una questione importante non solo per chi vive in quei paesi, ma per chiunque si trova a vivere in questo impero.

Noi, da parte nostra, speriamo che le persone in Kazakhstan mostreranno abbastanza determinazione per cacciare non solo Tokayev, ma anche Putin.

Originale da https://pramen.io/en/2022/01/colonialism-of-the-twenty-first-century/

 

Tutte le traduzioni sono a cura di Demenza HC

Related posts