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Usare il linguaggio multimediale nell’intervento politico sui territori

Usare il linguaggio multimediale nell’intervento politico sui territori

Intervista redazionale

Assemblea del Bakunin – AB: Ufficialmente il Gruppo Bakunin si è formato nel 2017 ma è composto al suo interno anche da molti compagni che hanno un’esperienza molto lunga di militanza nel movimento anarchico e nella Federazione Anarchica Italiana, più che decennale, qualcuno anche cinquantennale. Inoltre come aggregatopolitico, di fatto, esiste da oltre quindici anni ma solo negli ultimi tre anni ha assunto la denominazione attuale.

Utilizziamo come sede uno dei luoghi storici dell’anarchismo romano, quello di via Vettor Fausto 3 nel quartiere Garbatella che esiste sin dall’immediato dopoguerra. Ultimamente abbiamo allargato lo spazio prendendone uno strettamente attiguo di oltre cento metri quadri che, al momento, abbiamo denominato provvisoriamente Spazio Anarchico di via Vettor Fausto 3”. Il Gruppo è composto da una quarantina di compagn*, non solo della città di Roma ma anche di altre zone del Lazio – di qui la denominazione Gruppo Anarchico “Michail Bakunin” – FAI Roma e Lazio– e siamo attivi su molti fronti.

UN: Sì, sappiamo che fate molte cose, vorremmo però ora focalizzare quest’intervista sul vostro lavoro politico sulla costruzione di materiale in audiovideo.

AB: Al momento il materiale su cui abbiamo lavorato è stato di gran parte di carattere storiografico. Innanzitutto un lavoro sulla “Strage di Stato” del 12 dicembre 1969 in occasione del cinquantesimo anniversario, dove abbiamo raccolto numerose testimonianze sia dell’epoca sia contemporanee.

UN: A parte la Strage di Stato, in cui alcuni di voi con qualche anno in più di esperienza politica sono stati anche protagonisti diretti della repressione e delle false accuse, avete fatto molto altro…

AB: Abbiamo avuto inoltre numerose collaborazioni e recuperato molto materiale interessantissimo. Nel gruppo ci sono vari compagni che sull’audiovisivo hanno anche un’esperienza professionale e questi ci hanno aiutati moltissimo a rendere il materiale raccolto in una forma facilmente fruibile. Abbiamo perciò lavorato sulla Carrara anarchica grazie al film di Morabito, sulla figura di Pasolini grazie al film di Bruno – tutti materiali che, pur avendo un certo successo all’estero, sono pressoché sconosciuti in Italia.

UN: Com’è nato il vostro interesse per la comunicazione audiovisiva?

AB: Come dicevamo, alcuni di noi hanno anche esperienze professionali in merito e, forse per questo, sin dall’inizio abbiamo sviluppato questo interesse. Prima della nostra produzione, abbiamo inizialmente presentato al pubblico italiano varie interessanti produzioni, sia teatrali sia audiovisive, alla presenza e con la collaborazione degli autori per cercare di sottrarli all’oblio dove il sistema die distribuzione li aveva rinchiusi. Svolgendo questa attività, abbiamo sempre più notato come lo istrumento audiovisivo ci permettesse di raggiungere un pubblico molto giovane, non più abituato alla lettura di libri e documenti scritti – di qui la decisione di produrre in proprio film e documentari, oltre che presentare, in collaborazione con gli autori, opere altrui.

UN: Come è andato avanti questo lavoro?

AB: Il primo lavoro è stato quello su Piazza Fontana, come dicevamo all’inizio; giustamente avete ricordato che alcuni compagni protagonisti dei fatti sono proprio all’interno del Gruppo e quindi con il nostro lavoro abbiamo fatto sì che raccontassero in forma pubblica quella che era stata la loro esperienza, utilizzando il linguaggio cinematografico per far sì da renderla fruibile anche ad un pubblico molto più ampio di quello che è abituato alla lettura.

UN: A parte il vostro lavoro – notevole – sulla Strage di Stato, cos’altro state facendo?

AB: Siamo riusciti ad avere accesso a moltissimo materiale di repertorio con il quale, poi, abbiamo elaborato un successivo documentario sui Cinque Anarchici del Sud, i giovani compagni morti in “strane” circostanze mentre stavano recandosi dalla Calabria a Roma, per consegnare alla redazione di Umanità Nova di allora dei documenti “scottanti” – misteriosamente spariti dal luogo dell’“incidente” stradale. Anche qui, oltre che utilizzare materiale di repertorio in qualche modo preesistne, abbiamo dato voce per quanto possibile ai protagonisti dell’epoca.

UN: Nel futuro cosa pensate di fare?

AB: Adesso che abbiamo uno spazio adeguato, proseguiremo certamente sia con la presentazione di materiali altrui, sia con la produzione in proprio di audiovisivi, sia metteremo in piedi stage – del tutto gratuiti ed in forniremo altrettanto gratuitamente gli strumenti tecnici necessari – di formazione per tutt* coloro che intendono acquisire le competenze per operare autonomamente su questa strada. Per il momento opereremo soprattutto sulla ricostruzione della memoria storica nei confronti delle nuove generazioni, che hanno perso in larga misura l’idea di cosa fosse l’Italia in passato e, si spera, cosa potrebbe ancora essere.

UN: Che vantaggi offre questo tipo di comunicazione? Qualcosa avete già detto…

AB: Sì, a parte la questione di un linguaggio oggi maggiormente comprensibile, c’è il fatto che si riesce ad entrare in contatto, all’atto della proiezione pubblica, anche con molte altre realtà che si rendono volentieri disponibili ad ospitare questo genere di lavori nei loro spazi. Lo stesso vale per la stessa ricerca del materiale, che ci porta in contatto non solo con gli archivi in senso stretto ma con compagn* che lo possiedono in proprio e vengono così coinvolti. Una chicca in questo lavoro è stato il recupero del pressoché introvabile primo film di Tinto Brass che, prima di prendere la strada per cui oggi è conosciuto, si muoveva come regista politico: tra l’altro questo primo film ha come protagonista un anarchico e, paradossalmente, è stato l’unico suo film censurato… Tra l’altro, lo stesso processo in quanto tale di elaborazione del film è molto interessante, in quanto implica un momento comunitario di interscambio tra esperienze sia politiche sia tecniche che, alla fine, risulta un momento di crescita collettiva.

UN: Ok, pensiamo che ci possiamo fermare qui.

AB: Un’ultima cosa ancora: lo Spazio Anarchico di via Vettor Fausto 3 è una realtà aperta a tutt* coloro che, anarchic* e libertar*, si riconoscono nel metodo dell’autogestione, per cui chi volesse contattarci su quello che abbiamo discusso adesso od anche su altre cose, può farlo scrivendoci a gruppobakunin@federazione anarchica.org

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