Il riallineamento dei partiti e dei gruppi dominanti intorno alla sostituzione di un progetto di sfruttamento e di potere, entra nuovamente in rotta di collisione.
La destra e i capitalisti hanno rovesciato Dilma quando non è servita più, ora il sistema/mercato può rovesciare Temer nei prossimi giorni. Disperati, destra e sinistra, conservatori e riformisti, si dibattono assetati di potere, si mobilitano in reti sociali al grido di “Diretas Já” mentre, riuniti nel Congresso, organizzano il nuovo saccheggio. Per i politici professionisti è la formula magica per tornare al potere e mantenere i loro privilegi ed il lusso.
In un discorso ipocrita e sfuggente, Michel Temer si aggrappa al recupero magro (e contraffatto) degli indicatori economici che dipende più dalla continuità della recessione che dalle misure prese da questo governo. Sostiene la propria innocenza e dice che non si dimetterà dalla sua carica. Al di fuori delle sfere di potere, la popolazione è repressa dalle truppe governative mentre spinge per la cacciata del gruppo mafioso che gestisce il paese. Tutto indica che questa repressione potrà solo dare più corpo alla rivolta diffusa.
Non dimentichiamo che in un paese come il Brasile, che è chiamato Repubblica, questo “gioco delle sedie” è ancora ben lungi dal terminare. E il “pubblico” di questo “Repubblica”, che ha eletto l’autointitolata sinistra partitaria e che ora amareggia il governo conservatore, continua a essere derubato di diritti fondamentali: salute, alloggio, lavoro, istruzione.
La stampa (SBT, GLOBE, RECORD, Folha de São Paulo, Estado de São Paulo, Correio Brasilense, l’elenco potrebbe continuare) alleata dei potenti cerca, e spesso riesce, a distorcere e condurre l’opinione pubblica, dei lavoratori e delle lavoratrici e dei precarizzati, denigrando la rivolta sociale e dando illusioni elettoraliste come la scelta di un nuovo governante. La macchina repressiva di uno stato autoritario e militarizzato garantisce il controllo sociale con gli spari, pestaggi e bombe nelle strade delle grandi città e con la guerra chirurgica con uccisioni puntuali nelle periferie. Per tutto questo le risorse sono messe a disposizione da grandi società finanziarie, industriali, agricole e tecnologiche, società che perseguono come unico scopo il lucro.
Non vogliamo il ritorno di Dilma, non vogliamo Lula presidente, non vogliamo Diretas Já, o qualsiasi altro politico né i partiti con le loro clientele. Noi vogliamo l’uguaglianza economica, la libertà di organizzazione, l’autogestione per controllare la produzione e le nostre vite, le strade e le città. Senza capi nè politici di professione, senza partiti e senza chi si alimenta della miseria della popolazione e chi sfrutta ogni secondo di sudore lavorato lunghe giornate e spremuto nelle periferie brasiliane.
Costruiamo autogestione nei luoghi di lavoro a partire dalle strade, dai quartieri, dalle periferie e nelle città, nei campi e creiamo una nuova società dove tutti conquistino la giustizia sociale e la dignità di vivere.
Per la libera organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari, disoccupati nelle città e in campagna. Per l’autogestione federalista sociale ed economica.
Anarquia Já!
Liga Rio de Janeiro-IFA 19 maggio 2017