Venezuela. Caso Rodney Alvarez o come il fascismo si veste da sinistra

Ogni esecuzione extragiudiziale, ogni sopravvissuto alla tortura, ogni familiare di una vittima della violenza statale è una storia di una vita spezzata. Non sono numeri, sono vittime, sono sopravvissutx. Vivere sotto una dittatura di sinistra non è molto diverso dal vivere sotto una dittatura di destra, salvo il silenzio dei gruppi progressisti che si raggruppano sotto forme senza contenuto.

Combattere in un Paese militarizzato [e] polarizzato, non è mai stato facile. Il vissuto di Rodney Alvarez e della sua famiglia è, senza dubbio, uno dei casi che descrive il marciume dell’autoritarismo. Dice uno slogan anarchico “il tuo silenzio annega le mie urla”; questa frase descrive ciò che ha fatto la sinistra internazionale con le centinaia di mortx e di sopravvissutx alle torture in Venezuela. Il silenzio di questa sinistra autoritaria e di alcuni settori “anarchici” è stato perverso e hanno contribuito all’impunità e alla sofferenza dex prigionierx politicx in Venezuela.

Chi è Rodney Álvarez?

Rodney Álvarez è un operaio della società “Ferrominera del Orinoco”, situata nel sud del Venezuela. Oltre a [essere] un operaio, è [anche un] padre e sostegno per la famiglia. Ha passato undici anni in detenzione preventiva con un numero illimitato di rinvii a giudizio per un crimine che non ha commesso. Rodney Álvarez era un prigioniero politico. Oggi è un lavoratore che cerca di ricostruirsi una vita.

Cronologia degli eventi

La persecuzione di Rodney Álvarez inizia il 9 giugno 2011. Quel giorno [viene] convocata un’assemblea dei lavoratori dell’impresa “Ferrominera del Orinoco” per eleggere il comitato elettorale del sindacato. Tuttavia, al momento dell’elezione del comitato, entra armato il sindacalista pro-Chávez e membro del PSUV Héctor Maican, sparando tre volte contro i lavoratori. Renny Rojas viene ucciso e Luis Quillarque è gravemente ferito. Tutto questo viene registrato dalle telecamere di sicurezza e in presenza di numerosi testimoni presenti all’assemblea dei lavoratori.

Héctor Maican prova a scappare, ma viene arrestato dalla Guardia Nazionale, che gli confisca l’arma.

Infine: “Il 10 giugno 2011, la Procura ha annunciato che Héctor Maican era stato arrestato per la sua presunta responsabilità nella morte di Renny Rojas, ma due giorni dopo è stato rilasciato sotto regime di presentazione, presumibilmente [perché] i test balistici non corrispondevano. In realtà, la pressione e la gestione dell’ex governatore Francisco Rangel Gómez, strettamente legato alle mafie sindacali del PSUV nello Stato di Bolívar, hanno permesso la liberazione del vero responsabile del crimine, e la successiva incriminazione di Rodney Álvarez come presunto responsabile della sparatoria. Ma, i partecipanti all’assemblea e le telecamere di sicurezza hanno riferito e dimostrato che Rodney Álvarez era lontano dal luogo dove sono stati sparati i colpi.” (C-CURA PROVEA).

Il sindacalismo autoritario del PSUV, con pratiche più vicine al fascismo, necessitava di liberare Héctor Maican da ogni responsabilità per il crimine [contro] l’operaio Renny Rojas; per questo ha puntato il dito contro Rodney Alvarez. Rodney Alvarez lottava insieme a Ruben Gonzales contro l’esternalizzazione delle aziende di base e per i diritti umani fondamentali di tutti i lavoratori del settore. La falsa accusa contro Rodney Alvarez [ha] raggiunto tre risultati: 1) liberato l’amico del governatore dello Stato di Bolivar: Hector Maican; 2) smantellato qualsiasi tipo di sindacalismo indipendente dal basso nelle aziende minerarie e 3) inviato un messaggio repressivo e spaventoso ai lavoratori e ai combattenti sociali dello Stato di Bolivar. Ricordiamo che nello Stato di Bolivar si trovano le aree minerarie più importanti del Paese e i territori e popoli indigeni – che attualmente si trovano in un processo di spostamento verso il Brasile per [via] dei livelli di violenza dei gruppi militari, paramilitari legati al governo, paramilitari e narcotrafficanti per il controllo delle miniere.

Un prigioniero politico e una famiglia distrutta

Il processo giudiziario di Rodney Alvarez è l’esempio più chiaro della parzialità e la non separazione della giustizia dagli interessi del governo. La giustizia venezuelana di questi tempi è più vicina al franchismo. Proprio come accadeva con i prigionieri politici anarchici o dell’ETA in Spagna, in Venezuela si sono messe in pratica strategie di smobilitazione e di tortura psicologica verso l’ambiente familiare e la rete di sostegno sociale.

La prima [pratica] sarebbe stata [quella di] allungare il processo, [obiettivo] raggiunto con le pressioni verso gli avvocati, le inibizioni dei giudici e a rinvii insensati che hanno portato un lavoratore innocente a essere detenuto per undici anni.

La seconda pratica (molto utilizzata dal franchismo) è stata quella di trasferire i prigionieri politici molto lontani dal loro luogo di residenza. Rodney Alvarez è stato trasferito a Caracas (a quasi 12 ore di macchina dallo Stato di Bolivar) per evitare qualsiasi manifestazione di massa dei lavoratori e torturarlo psicologicamente, separandolo da tutta la sua rete di solidarietà di compagnx, amicx e familiari.

Al punto che Rodney Alvarez non ha potuto ricevere le visite dei suoi figli in tutti questi anni. Undici anni irreparabili per Rodney e irreparabili per i suoi figli.

Per nessuno è un segreto la grande crisi economica che attraversa il Paese; Rodney Alvarez era il sostegno per la famiglia, tanto per la moglie – che lavorava a casa -, quanto per i figli piccoli. Quando fu arrestato, la situazione familiare peggiorò; la moglie andò a lavorare nelle miniere per portare il pane a casa. I figli piccoli di Rodney Alvarez sono stati affidati alla nonna paterna.

La Casa de la Mujer Juana Ramírez “La Avanzadora””, un’organizzazione femminile, è l’unica che ha denunciato da una prospettiva di genere l’impatto delle politiche neofasciste del governo di Chavez e Maduro. Nel 2017, il fratello minore di Rodney Alvarez, di fronte alla mancanza di cibo e alla precarietà in cui vivono i suoi nipoti, si è recato a lavorare nelle miniere di El Dorado. È stato ucciso e smembrato da un gruppo armato di delinquenti, il fratello di Rodney Alvarez aveva solo 28 anni. La situazione familiare di Rodney è angosciante: i suoi figli sono cresciuti in una fattoria in una situazione precaria di grave povertà. Il silenzio della sinistra autoritaria e di alcuni settori “radicali” hanno contribuito a rendere invisibile questa tragedia.

Processo giudiziario e condanna a 15 anni

Il caso di Rodney Alvarez mostra tutte le manovre dell’abuso di potere del PSUV e del governo. Rodney non viene processato a Ciudad Bolivar per motivi politici; viene trasferito a Caracas, nel carcere di El Rodeo II, una delle prigioni più pericolose del Paese.

La pratica richiede tre anni affinché il dossier arrivi al circuito giudiziario di Caracas. Il 12° giudice Maria Nuñez nega la revisione della richiesta di liberazione di Rodney, nonostante sia detenuto da più di 5 anni senza processo, in una chiara violazione degli articoli della Costituzione e dei regolamenti che stabiliscono il diritto a essere giudicato in libertà. A Rodney viene negato qualsiasi beneficio; addirittura si respingono prove e testimoni chiave. Dopo un ritardo procedurale di quasi 10 anni, è stato condannato a 15 anni di carcere.

Il giornalista Jose Rivas di Cotejo.info lo riassume in questa maniera: “Álvarez ha subito più di 25 rinvii di udienza e più di sei sospensioni di giudizio a causa di cambi di giudice durante le fasi finali del processo, mantenendolo in un limbo giudiziario che non lo ha assolto dalle accuse nonostante le scarse prove. L’avvocato e direttore di Accesso a la Justicia, Alí Daniels, ha spiegato che il caso di Álvarez è un’ingiustizia perché è stato rilasciato dopo 10 anni di carcere senza alcuna garanzia di un processo equo. “Sarebbe stata giustizia se avessero condannato il vero responsabile della morte”, ha detto via telefono al team di Cotejo.info”

L’OIT (Organización Internacional del Trabajo, ndt) ha anche sollecitato la piena liberazione per Rodney Alvarez, descrivendolo come un caso di abuso di potere e di ingiustizia nei confronti di un lavoratore. Nel 2019, Marino Alvarado di PROVEA denuncia la pressione affinché Rodney si dichiari colpevole e quindi gli venga concessa la libertà vigilata.

Nella sua denuncia si può leggere quanto segue: “Nell’ultima udienza, il cancelliere del tribunale di fronte alla mia difesa, mi ha detto in modo alterato e disperato: “Fino a quando Rodney… cosa aspetti tu…o non vuoi stare con la tua famiglia… a te… ti ha abbandonato il tuo sindacato…. la tua prima difesa, decide fino a quando con questo…ok…siamo consapevoli che tu sia innocente, che l’assassino è Maicán…ma l’ordine è che ti faccia carico delle accuse…e noi immediatamente ti diamo il beneficio della libertà vigilata sotto presentazione…ti manca poco…ormai [sono] otto anni…resterai solo sotto presentazione. Altrimenti marcirai qui”

Dopo le pressioni esercitate dai sindacati, organizzazioni per i diritti umani (incluso partiti politici come il PSL-CURA (Partido Socialismo y Libertad-Corriente Clasista, Unitaria, Revolucionaria y Autónoma, ndt) e individualità anarchiche) e dopo aver portato il suo caso davanti a organismi internazionali, è stato rilasciato con misure cautelari il 15 aprile 2022. Come tutto ciò che accade sotto la dittatura, la sua liberazione è avvenuta nelle prime ore del mattino per evitare qualsiasi tipo di manifestazione e/o interesse giornalistico.

Oggi (18 Maggio, ndt) gli è stata concessa la piena libertà.

Questo sopravvissuto alle torture sta ora lottando per vivere e riavere il suo lavoro.

Articolo scritto da Lucia Lotta per il Gruppo Anarchico Galatea -FAI Catania

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