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Vedi Minsk e muori. Come le imprese bielorusse vendono i rifugiati.

Vedi Minsk e muori. Come le imprese bielorusse vendono i rifugiati.

di Julia Dauksza, Anastasiia Morozova (FRONTSTORY.PL), Paweł Reszka (Polityka)

Originale in polacco
https://frontstory.pl/zobaczyc-minsk-i-umrzec-jak-bialoruskie-firmy-handluja-migrantami/

Traduzione a cura del Gruppo Anarchico Galatea – FAI Catania

Prefazione
Il presente articolo è apparso per la prima volta sul sito polacco “Frontstory” il 9 dicembre 2021. Una traduzione in inglese si trova sul sito Vsquare.org, pubblicata il 13 dicembre 2021.

Ove possibile e con i nostri limiti, abbiamo attinto all’articolo in lingua polacca per sopperire ad alcune mancanze della traduzione inglese.

L’articolo riporta in maniera dettagliata la genesi della nuova rotta originatasi lo scorso anno al confine tra Bielorussia e Polonia, a partire dal ritrovamento di alcuni documenti all’interno della foresta primaria confinante con i due paesi.

Ricordiamo ancora bene le immagini e le notizie circolate lo scorso anno: il governo bielorusso ha avallato, tramite i suoi funzionari nei paesi del Medio Oriente, la creazione di una nuova rotta migratoria.

Con il senno di poi, si può dire che la crisi migratoria così generata al confine bielorusso-polacco va inquadrata come un primo atto all’interno della tensione tra Unione Europea da una parte e Russia e suoi alleati dall’altra.

In tal senso il regime di Lukashenko ha creato delle agenzie turistiche ad hoc per creare una tensione continua al confine.
Lukashenko ha tentato, e tenta tutt’ora, di raccogliere migliaia di persone non europee sul territorio bielorusso, al modico prezzo di €1000 tra viaggio e alloggio, per poi accompagnarle al confine ed utilizzarle come massa critica nei confronti delle autorità polacche.
Inutile dire che le persone migranti vengono “rimbalzate” da una parte all’altra del confine (cosiddetti pushback), lasciandole in una sorta di “limbo” dove la morte è sempre dietro l’angolo – con i polacchi che le respingono da una parte ed i bielorussi che impediscono loro di tornare indietro. Sono molte le persone ritrovate morte all’interno della foresta che fa da confine naturale tra Bielorussia e Polonia.

Quelle che riescono a passare il confine ed entrare in territorio Schengen non hanno comunque una sorte migliore, dato che vengono rinchiuse in campi di detenzione in Polonia o Germania.

In un’epoca storica dove le persone migranti sono utilizzate come mezzi di propaganda elettorale – chi li vuole accogliere e chi li vuole respingere -, è più che necessario ribadire come i confini non sono altro che mezzi istituzionali e borghesi nel dividere e controllare le persone, difendendo così i privilegi (di classe, genere e razza) vigenti.

Le aziende legate al regime di Alexander Lukashenko fanno soldi con il traffico di migranti dal Medio Oriente. I giornalisti di FRONTSTORY.PL hanno trovato una di queste aziende.

Abbiamo conosciuto i meccanismi e le persone che stanno dietro al contrabbando.

Abbiamo ottenuto prove dirette dei legami del regime bielorusso con il traffico di migranti attraverso la Polonia.

Uno dei personaggi chiave che, dalla parte bielorussa, guadagnano soldi dal contrabbando di persone rifugiate è Majid Al-Qaysi, un uomo di 60 anni strettamente legato con il governo bielorusso. È un uomo d’affari, console onorario della Bielorussia a Baghdad, sostenitore di Lukashenko e [a stretto contatto] con i ministri. Ufficialmente, Al-Qaysi è comproprietario o gestore di una rete di aziende turistiche che offrono ai visitatori del Medio Oriente vacanze nella capitale bielorussa, visite ai musei e partecipazione a battute di caccia.

Questo è il sito ufficiale delle sue attività. I giornalisti di “frontstory.pl” hanno concordato che il progetto che conduce riguarda il contrabbando di migranti verso l’Occidente. I suoi clienti non visitano Minsk, non fanno shopping, non vanno all’acquapark o a caccia di alci. Invece, quelli guidati dalle società di Al-Qaysi pagano profumatamente i contrabbandieri per attraversare illegalmente il confine. I servizi turistici sono ormai una copertura per il contrabbando di persone. Siamo venuti a conoscenza dello schema del flusso di denaro in questa attività – attraverso degli intermediari, [i soldi] dei migranti arrivano ai conti delle aziende statali bielorusse. Siamo riusciti a raggiungere anche le vittime di Al-Qaysi.

Correre alla macchina
Questa storia inizia in Polonia, non lontano dal confine con la Bielorussia. Negli ultimi giorni di Ottobre (2021, ndt), un naturalista locale trova un fascio di documenti su un sentiero della foresta di Białowieża. La posizione non è casuale. Le carte si trovano a un centinaio di metri dalla strada che porta da Białowieża a Hajnówka [1]

Il percorso è molto trafficato e le auto dei contrabbandieri si fermano qui ogni giorno. I corrieri si organizzano per raccogliere le persone migranti nei boschi, nel caso in cui riescano ad attraversare illegalmente il confine, evitando le pattuglie militari e di polizia. Le auto li portano poi attraverso la Polonia, fino in Germania.

La polizia polacca è ben consapevole di ciò che sta accadendo e sorveglia la strada; così le persone migranti si nascondono nella foresta. Emergono quando viene dato un segnale e corrono verso le auto una volta che queste appaiono. I documenti, 16 fogli A4, sono stati probabilmente lasciati cadere da qualcuno che si stava dirigendo di fretta dal proprio nascondiglio all’auto.

L’uomo che trova i documenti li consegna ai volontari del Gruppo Granica (che aiuta i migranti dispersi nella natura polacca). Da lì finiscono nelle mani dei giornalisti di FRONTSTORY.PL.

Non c’è dubbio che i documenti siano strettamente legati a quanto sta accadendo al confine. Non sono completi, ma dalla loro analisi [viene dimostrata] la descrizione del meccanismo del traffico di esseri umani.

Come facciamo a saperlo? I documenti contengono, per esempio, dati di diverse decine di persone che hanno utilizzato i servizi di una società bielorussa per spostarsi dal Libano e dalla Siria in Europa. Tra questi, gli elenchi dei passeggeri delle compagnie aeree siriane, le prenotazioni dei voli da Beirut e Damasco a Minsk, l’elenco degli ospiti degli alberghi. Esiste anche un contratto tra un intermediario arabo e un bureau bielorusso che offre a 58 ospiti mediorientali una vacanza nella capitale bielorussa.

Se si tratta di un viaggio semplice, da dove provengono i documenti [trovati] sul tratto polacco della rotta dei contrabbandieri? Dove sono le persone che sono entrate in Bielorussia da Beirut e Damasco? Hanno visitato davvero i musei di Minsk o hanno pagato qualcuno per farli entrare di nascosto in Europa?

Abbiamo seguito una traccia di sedici fogli A4. Cosa abbiamo trovato?

Un assaggio di dittatura…

Iniziamo con l’azienda i cui dati compaiono nei documenti. Si tratta del Gruppo Belir, che ha sede nel centro di Minsk. Il suo proprietario è Majid Al-Qaysi, un uomo d’affari e diplomatico che fa parte delle delegazioni bielorusse in colloqui di alto livello. Rappresenta gli interessi bielorussi a Baghdad e le compagnie aeree irachene in Bielorussia. A Minsk, dove vive da 22 anni, lui e la sua famiglia possiedono diverse aziende e immobili costosi – queste informazioni siamo riuscite a trovarle con l’aiuto del progetto indipendente bielorusso Right Point.

Tra i documenti c’è l’accordo di Ottobre del Gruppo Belir con il 32enne siriano Bassel Kass Al-Kweider per le battute di caccia in Bielorussia con la partecipazione di ospiti stranieri. Una di queste si sarebbe svolta nei pressi del resort Bielyi Łoś; un’altra nella tenuta di caccia di Neman. Entrambe sono di proprietà della fabbrica di tabacco Niemen (“Grodzieńska Fabryka Tytoniowa “Niemen””), con sede a Grodno.

Struttura della fabbrica di Niemen. Fonte: http://www.tabak.by/

A caccia con il patrocinio della fabbrica Niemen? Può sembrare innocente.
Nel frattempo, l’azienda è soggetta a sanzioni statunitensi ed è sotto la tutela speciale di Alexander Lukashenko. È il più grande produttore di sigarette della Bielorussia; i suoi prodotti sono distribuiti illegalmente in tutta Europa e la cerchia ristretta del dittatore trae profitto dal contrabbando. Alexei Alexin, l’oligarca di fiducia di Lukashenko, è considerato il supervisore dell’operazione – ha il commercio esclusivo per la merce di Niemen. [2]

L’offerta del resort Bielyi Łoś. Fonte: Booking.com

Da Damasco alla linea Stalin

I documenti mostrano che per la partecipazione alla spedizione di caccia, ogni partecipante doveva pagare al Gruppo Belir l’equivalente di circa 430 dollari (1.100 rubli bielorussi) e il numero di partecipanti alla caccia non poteva essere inferiore a 58 persone. Ciò significa che la società Belir avrebbe potuto ricevere circa 25.000 dollari per ogni viaggio.

Il listino prezzi dei trofei è riportato in appendice al contratto. Se uno dei partecipanti avesse sparato a un daino, avrebbe dovuto pagare una sovrattassa di circa 2,3 mila dollari (6100 rubli bielorussi). Per un cervo 5 mila dollari.

LISTINO PREZZI DELLA CACCIA
Costo per persona: 230,00 rubli bielorussi (circa 90 dollari USA, 368 zloty polacchi)
Il prezzo include:

  1. Gita nei terreni di Biały Łoś AETK (località agro-eco-turistica) + visita alla sala dei trofei
  2. Utilizzo del poligono di tiro
  3. Escursione in fuoristrada alle voliere di una fattoria di caccia
  4. Cena a base di prede cacciate dagli ospiti (+ luccio alla griglia)
  5. Tè di gruppo

Spese di caccia

Nome Costo in BYN
Caccia al daino europeo (con un palco massimo di 5 punti)

(Con più di 5 punti)

6,100.00  Rubli bielorussi

1,100.00 Rubli bielorussi (per ogni punto)

Cervo rosso-maschio adulto (con un palco fino a 5 punti)

Con più di cinque punti

12,700.00 Rubli bielorussi

2,200.00 Rubli bielorussi (per ogni punto)

Giovani cervi (fino a un anno di età) 900.00  Rubli bielorussi
Cervo – cervo di prima scelta 2,000.00  Rubli bielorussi
Caccia agli animali in un recinto 220.00  Rubli bielorussi
Uso di un fucile 237.00 Rubli bielorussi
Munizioni 30/06 23.00 Rubli bielorussi

Il listino prezzi, poco appariscente, è una parte fondamentale dell’accordo. La formula della commissione di trofeo è conveniente: conferisce credibilità al deposito di qualsiasi importo [monetario] sui conti della società. La possibilità di verificare che i turisti abbiano effettivamente cacciato qualcosa è limitato. Invece, sulla base del listino prezzi, è possibile generare qualsiasi trasferimento comodo dal centro Biełyj Łoś verso la società statale Niemen.

Da altri allegati al contratto, apprendiamo che il gruppo mediorientale avrebbe trascorso 14 notti all’Hotel Białoruś di Minsk (dal 18 ottobre al 1° novembre di quest’anno). I viaggiatori avevano diritto a una colazione giornaliera.

Secondo il programma, i turisti dovevano trascorrere tre giorni di caccia. I giorni rimanenti dovevano essere riempiti con altre attrazioni: visitare le fortificazioni della Linea Stalin vicino a Minsk, il Museo dell’Antica Cultura Bielorussa o il Museo della Grande Guerra Patriottica. Gli organizzatori non hanno dimenticato di programmare una visita al parco acquatico o un giro di shopping.

Come abbiamo appurato, il programma del tour è una farsa. I partecipanti sono stati trasportati direttamente al confine tra Polonia e Bielorussia poco dopo l’arrivo a Minsk.

L’azienda di famiglia del diplomatico
Il [Gruppo] Belir esiste dal 2015. Fino a tre anni fa si trovava di fronte la prestigiosa ubicazione del palazzo presidenziale.

La pagina di Visit Belarus. Fonte Facebook

Oggi la pagina Facebook Visit Belarus e l’account Instagram gestiti da Belir sono inattivi. Si può scoprire su questi [siti], che la società organizza anche viaggi non turistici in Bielorussia per l’assistenza medica e visti per studenti.

Il contratto per la battuta di caccia è stato firmato a nome della Belir dalla sua direttrice, Olga Wiktorowna Oskirko, che non solo dirige la società, ma possiede anche il 40% delle azioni (le altre appartengono a Aimen Al Bakri e Majid Al-Qaysi).

Ricordiamo che quest’ultimo comproprietario è il console onorario della Bielorussia a Baghdad dal 2018.

Come ospite del ministro
Al-Qaysi è un cittadino iracheno che da anni risiede a Minsk e mantiene buoni rapporti con alti funzionari del regime di Lukashenko. Quanto [sono] buoni [questi rapporti]? Innanzitutto egli rappresenta formalmente gli interessi del regime in Iraq.
Qualche mese fa, si è presentato a Baghdad per i colloqui tra i viceministri degli Esteri di Iraq e Bielorussia come membro della delegazione bielorussa; e quando il rettore dell’Università di Baghdad si è recato a Minsk, Al-Qaysi lo ha accompagnato nell’edificio del Ministero degli Esteri e ha partecipato a un incontro con il viceministro.

Perché il consolato in Iraq, anche se onorario, è importante? La Bielorussia non ha una rappresentanza ufficiale in Iraq. I suoi interessi sono formalmente rappresentati dall’ambasciatore in Turchia. Quando [quest’ultimo] presentò le sue credenziali a Baghdad nel 2020, visitò il quartier generale di Al-Qaysi.

L’altro incarico onorario della Bielorussia è a Irbil, la capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno.
Le attività di entrambi hanno suscitato polemiche durante la crisi migratoria. Il motivo? “Procedure di visto semplificate” per le persone rifugiate. Il 6 novembre la Bielorussia chiuse ufficialmente entrambi i consolati su richiesta del Ministero degli Esteri iracheno. Da un comunicato dell’agenzia di stampa irachena INA: “(…) Questo passo è volto a proteggere i cittadini iracheni dalle reti di contrabbando di esseri umani attraverso il territorio della Russia e della Polonia”.

<blockquote class=”twitter-tweet”><p lang=”tr” dir=”ltr”>❗️SICAK GELİŞME<br><br>Irak Dışişleri Bakanlığı’nın Belarus Konsolosluğunu kapatma kararının ardından Hewler’deki Belasur Fahri Konsolosluğu önünde bulunan Belarus Bayrağı indirildi!<br><br>Belarus-Polonya sınırında yüzlerce Kürt göçmenin bekleyişi ise devam ediyor! <a href=”https://t.co/IFenqXIkTo”>pic.twitter.com/IFenqXIkTo</a></p>&mdash; Rojnews Türkçe (@RojnewsTR) <a href=”https://twitter.com/RojnewsTR/status/1456952784813703172?ref_src=twsrc%5Etfw”>November 6, 2021</a></blockquote> <script async src=”https://platform.twitter.com/widgets.js” charset=”utf-8″></script>

(traduzione) “In seguito alla decisione del Ministero degli Affari Esteri iracheno di chiudere il Consolato bielorusso, la bandiera della Bielorussia è stata abbassata davanti al Consolato onorario di Irbil! Centinaia di immigrati curdi continuano ad aspettare al confine tra Bielorussia e Polonia”.

Ne consegue che il comproprietario del Gruppo Belir, responsabile della presunta caccia, ha forti legami con il Ministero degli Esteri bielorusso. Inoltre, le sue attività in Medio Oriente sono state collegate al traffico di persone verso l’Europa.

Abbiamo chiesto a un portavoce del MAE iracheno informazioni sulla chiusura del consolato, ma non abbiamo ricevuto risposta.


Il signor Majid cambia cappello

Il console sessantenne è un personaggio colorito. Non si sottrae alle apparizioni in pubblico. Ha rilasciato dichiarazioni ai media fin dall’inizio della crisi dei migranti.

Giugno (2021, ndt), aeroporto di Minsk. Diversi giornalisti stanno preparando un reportage sulle persone migranti provenienti dal Medio Oriente che si dirigono direttamente dagli aerei al confine. Al-Qaysi si avvicina a loro, si presenta come console onorario, ma parla alla telecamera come rappresentante della compagnia aerea Fly Baghdad: “Noi, Fly Baghdad, non abbiamo fatto entrare un solo curdo. Faccio da filtro. Non li faccio entrare perché so che sono clandestini. Non invitiamo i curdi.

Ciò significa che Al-Qaysi usa diversi cappelli:

  1. console bielorusso a Baghdad – le cui attività sono state sospese dal Ministero degli Affari Esteri iracheno, senza alcuna motivazione specifica;
  2. è proprietario di un’agenzia di viaggi di Minsk, che organizza “cacce” per i turisti arabi durante il culmine della crisi migratoria;
  3. è un rappresentante ufficiale di una compagnia aerea che vola dal Medio Oriente all’Europa orientale.

Al-Qaysi è coinvolto negli sforzi di propaganda del regime (i media governativi bielorussi ritraggono la crisi come uno scontro tra sfortunati rifugiati e spietati servizi dell’Unione). Un esempio? In agosto, un giovane iracheno muore al confine tra Lituania e Bielorussia. Il regime avvia un’indagine falsa e spettacolarizzata sul caso, ordinando di trovare i parenti della vittima. Il giorno dopo, la famiglia del defunto è già a Minsk. All’aeroporto sono accompagnati da Al-Qaysi.

Al-Qaysi è un convinto sostenitore di Lukashenko. Nell’agosto 2020, quando la milizia e l’OMON reprimono violentemente le manifestazioni in Bielorussia, rilascia un’intervista al canale televisivo di propaganda STV.

Gente, che altro volete?

[Nella sua intervista televisiva, Al-Qaysi] ha elogiato la Bielorussia per essere un Paese pacifico e pieno di gente di buona volontà, rivolgendo un elogio personale ad Alexander Lukashenko: “Rispetto molto il presidente. Vorrei che ce ne fosse uno [come lui] nel nostro Paese [Iraq]. (…) So che quando vado a letto nessuno mi ruberà la casa. Cosa vuole di più la gente?”

In materia di case, Al-Qaysi può considerarsi un’autorità. Il console e i suoi parenti hanno accumulato una notevole fortuna in Bielorussia. Al-Qaysi e Olga Oskirko ( [quest’ultima]comproprietaria e direttrice di Belir) sono partner non solo negli affari. Entrambi hanno vissuto per anni nella stessa proprietà a Minsk e Oskirko rappresenta il loro figlio minorenne sul mercato immobiliare.

Quando il figlio del console aveva solo quattro anni, è diventato proprietario di una casa di cinque piani e di un terreno in un sobborgo di Minsk. La stessa Oskirko possiede una villa in un sobborgo della capitale. Il console Al-Qaysi possiede due grandi appartamenti e azioni di diverse società.

Le società formano un’intricata rete di azionisti e supervisori, collegati ad Al-Qaysi o alla sua partner Olga Oskirko.

Il Gruppo Belir lo conosciamo già. Oltre a ciò, il console possiede azioni della società turistica Ekstratur (parte della quale appartiene a Oskirko) e della società Geit Inwest.

Gli aerei volano, i rifugiati [li] assaltano

Torniamo all’aeroporto di Minsk, dove Al-Qaysi si è presentato come agente della compagnia aerea Fly Baghdad. Controlliamo: è proprio lui l’agente capo. Per un breve periodo, perché ha celebrato il lancio del suo primo volo a Minsk, accompagnato da funzionari bielorussi, a Maggio. Lo stesso mese in cui i rifugiati provenienti dal Medio Oriente hanno iniziato a comparire ai confini orientali dell’Unione [Europea].

Tre mesi dopo, il governo iracheno ha sospeso tutti i collegamenti regolari per Minsk. Fly Baghdad era riuscita ad effettuare fino a quel momento 22 voli da e per Minsk, con aerei in grado di trasportare quasi 200 passeggeri. Allo stesso tempo, più di 40 corse su quella rotta erano state effettuate da Iraqi Airways (Al-Qaisi l’ha rappresentata a Minsk e a Mosca prima di collaborare con Fly Baghdad). Durante questo periodo – da maggio ad agosto – almeno 4.000 persone si sono recate al confine tra Lituania e Bielorussia.

Il console e le linee d’ombra

Non abbiamo prove che tutti i passeggeri dei voli Fly Baghdad e Iraqi Airways fossero migranti. Certamente, però, molti hanno accettato la loro offerta.

Troviamo tracce di un’altra compagnia aerea, la siriana Cham Wings – anch’essa legata al console, il cui agente bielorusso a Minsk era la società di Al-Qaysi.

La flotta di Cham Wings conta solo tre aerei; i suoi proprietari sono persone vicine al presidente siriano Bashir Al-Assad. L’azienda era già stata sanzionata dagli Stati Uniti cinque anni fa per il trasporto di armi. Secondo Reuters, ha anche noleggiato voli che trasportavano in Siria mercenari russi del cosiddetto Gruppo Wagner.

Autore/Autrice: Filip Wesołowski, Julia Karwan-Jastrzębska

È proprio Cham Wings che accettava le prenotazioni di viaggi di gruppo organizzati dai trafficanti di persone nel 2021. E – secondo i documenti trovati nella foresta polacca – la Cham Wings ha fatto volare un gruppo di persone da Beirut per delle presunte battute di caccia [organizzate] dal Gruppo Belir.

Da Settembre, gli aerei della Cham Wings hanno effettuato almeno 29 voli da Damasco a Minsk. La maggior parte [di questi voli sono avvenuti] due settimane prima che la crisi al confine si aggravasse, culminando nei disordini al valico di Kuźnicy.

Il 13 novembre – il giorno dopo la sospensione di Al-Qaysi dalla carica di console onorario in Iraq – Cham Wings ha sospeso i voli per Minsk. [3]

Un viaggio con finale in ospedale

Sappiamo già che il Gruppo Belir non è comparso per caso nel business del trasporto di persone mediorientali – lavora con Fly Baghdad e Cham Wings. Il suo comproprietario è allineato con il regime di Lukashenko e ne rappresenta gli interessi a Baghdad.

Tra i documenti trovati nella foresta c’è la lista dei passeggeri di un volo Cham Wings da Beirut a Damasco dell’Ottobre 2021. Il registro dei passeggeri: 51 persone con nomi arabi. Un altro documento è un elenco della sistemazione degli ospiti di un hotel di Minsk. Sono gli stessi 51 nomi più altri sette. In teoria, nell’hotel di Minsk sono finite 58 persone, esattamente il numero concordato dalla società del console che ha organizzato la caccia fittizia.

I documenti [trovati] non sono completi e il percorso delle persone migranti non è chiaro. Quale rotta hanno preso da Beirut? Come hanno raggiunto Minsk? Cosa è successo dopo? Come sono finiti questi documenti del [suddetto] gruppo in Polonia, proprio sul confine [bielorusso]?

I documenti sono stati ritrovati nei giorni in cui le persone – menzionate in essi – dovevano visitare il Museo della cultura bielorussa antica o il Museo nazionale d’arte con una guida.

Abbiamo chiesto alle organizzazioni umanitarie di aiutarci a trovare alcuni dei nomi presenti nell’elenco dei passeggeri. Queste ci hanno permesso di raggiungere Raed Yasera Sroura, uno dei partecipanti al presunto tour. Alla fine di ottobre, Raed, 37 anni, siriano, è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale di Hajnówka. Era estremamente indebolito ed era stato morso dai dei cani.

Chi [aizza] i cani [contro] le persone?

Raed conferma che il suo nome è sulle liste dei passeggeri e degli ospiti dell’hotel di Minsk. E che fin dall’inizio il viaggio in Bielorussia non era a scopo turistico: “Ho pagato un intermediario per portarmi in Bielorussia e passare dalla Polonia per poi [arrivare] in Europa occidentale”, racconta Raed. Conferma di essere stato ferito durante l’attraversamento del confine.

Verifichiamo la sua testimonianza con le cartelle cliniche e le informazioni della “Straży Granicznej” (SG) (guardia di frontiera polacca, ndt). La scheda medica di Raed mostra che è stato ricoverato in chirurgia il 29 ottobre a causa di “ferite multiple infette da morso nella zona del cuoio capelluto”. In parole povere, morsi di cane.

Il Centro di registrazione degli stranieri di Połowcach gestito dalla SG, descrive quanto segue le circostanze della detenzione di Raed: “È stato accertato che il 29 ottobre 2021 il suddetto straniero è stato scoperto ad una distanza di 900 metri dal confine di Stato (…). Lo straniero aveva attraversato illegalmente il confine di Stato nel posto di frontiera numero 274, dalla Repubblica di Bielorussia alla Repubblica di Polonia, in un luogo non autorizzato e senza documenti che lo autorizzassero ad attraversare il confine (…) a causa delle sue cattive condizioni di salute e delle ferite da taglio sul corpo, causate dall’attraversamento della recinzione di confine, è stato portato all’SPZOZ [4] di Hajnówka.”

La nota del SG descrive le ferite dell’uomo come “causate dall’attraversamento della recinzione di confine”. Ma nei documenti dell’ospedale è scritto chiaramente che è stato morso da un cane. Perché questa differenza?

Nomadi provenienti da Beirut

Raed lascia l’ospedale il 3 novembre. Finisce in un centro ONG semi-aperto a Bialystok. Riusciamo a incontrarlo. In totale abbiamo due conversazioni: una faccia a faccia, l’altra al telefono tramite un interprete arabo.

Raed Srour racconta: “Vengo da Daraa, dove è iniziata la rivolta contro Assad. Sono apolitico, ma a causa del luogo in cui sono nato, nel 2016 sono stato arrestato per un mese. Sono stato picchiato e torturato. Tutti gli abitanti di Daraa sono sospetti per gli uomini di Assad. Dopo essere stato rilasciato, sono andato a Beirut. Lavoravo in nero e vivevo con la mia famiglia in una cantina della fabbrica. Nel 2021 ho deciso di emigrare in Europa.”

Sul confine bielorusso-polacco. Fonte: Karol Grygoruk / RATS Agency

In Libano, un Paese colpito da un’enorme crisi umanitaria ed economica, un residente su cinque è un rifugiato proveniente dalla Siria. Non mancano coloro che sono disposti a volare in Europa. Spingere le persone verso l’Europa piace anche al governo libanese, che è responsabile del mantenimento delle persone rifugiate. In molti casi, la partenza comporta la scadenza o la revoca dei permessi di soggiorno, poiché sui passaporti è apposto il divieto di rientro.

La corruzione nel sistema hawala

Raed racconta di aver contattato il contrabbandiere solo per telefono, utilizzando WhatsApp. Il contrabbandiere era un curdo che si è presentato come Abu Jahia. L’uomo non lo aveva mai visto, non lo aveva mai incontrato.

Il prezzo del contrabbando? 4,5 mila dollari per raggiungere Minsk. E altri 2.500 dollari per il viaggio da Minsk all’Europa. Il denaro doveva essere depositato presso un’agenzia di viaggi turca.

L’ufficio era molto probabilmente quello dei cosiddetti hawaladar. Presso gli uffici degli hawaladar, le persone migranti pagano il viaggio e il deposito, incluso nel prezzo, viene versato al contrabbandiere al momento della conferma del raggiungimento della destinazione.

Solo la commissione viene pagata ai contrabbandieri attraverso il sistema hawala; agli hawaladar viene data una parte della cifra [estorta alle persone migranti] per l’intermediazione. La maggior parte dei profitti del contrabbando va ancora altrove. [5]

Ma sentiamo di più da Raed:

Siamo partiti il 20 ottobre con un volo Cham Wings da Beirut a Minsk. All’aeroporto ci aspettava un arabo come concordato dai contrabbandieri. Ha portato un gruppo di 20-25 persone, alcune delle quali donne e bambini, all’hotel Minsk o Belarus”. Raed non era sicuro del nome, dai documenti sembra essere l’hotel Belarus. “Abbiamo trascorso una notte in hotel. Il 21 ottobre ci è stato detto di scendere davanti all’hotel. Due auto con autisti bielorussi ci stavano aspettando lì. Ci siamo riuniti in otto e il viaggio è durato quattro-cinque ore. Siamo usciti in una foresta. Gli autisti ci hanno indicato di proseguire a piedi. Siamo stati guidati da Abu Jahia al telefono. Abbiamo raggiunto il confine dove la recinzione era stata tagliata. Si supponeva che un’auto fosse in attesa oltre il confine, ma non siamo riusciti a trovarla. Abu Jahia ci ha dato istruzioni al telefono, ma noi abbiamo vagato per tre giorni. Alla fine siamo arrivati a una grande strada.”

Un agente tira fuori il manganello

A questo punto, una jeep avrebbe dovuto attendere il gruppo, ma Raed e le altre persone rifugiate non l’hanno raggiunta. Sono stati fermati dalla polizia polacca. Poco dopo sono arrivate delle auto e un furgone della polizia: “Un agente è uscito dall’auto e ci ha picchiato con un manganello. Tutti sono stati colpiti, tranne due donne. Ci hanno portato via le valigie e i telefoni. L’intero gruppo è stato portato alla frontiera. Siamo stati scaricati in una striscia di terra di nessuno [molto probabilmente sono stati spinti attraverso le recinzioni in territorio bielorusso – ndr]. Solo i telefoni ci sono stati restituiti. Siamo tornati in Bielorussia. Abbiamo camminato per diverse ore. Siamo stati trasportati in un altro punto. Con un gruppo di 40-50 persone dovevamo riattraversare il confine nel punto indicato dai bielorussi. Di nuovo abbiamo incontrato la Guardia di frontiera – cani, cavalli, droni. In totale, ho provato [ad attraversare] tre volte.”

Al terzo tentativo – vicino al punto di confine n. 274, nei boschi tra Czeremcha e la Foresta di Białowieża -, [Raed] è riuscito ad attraversare il confine e a percorrere quasi un chilometro prima che le guardie di frontiera lo prendessero. Si è impigliato in qualcosa ed è caduto: “Mentre ero a terra, il cane ha iniziato a mordermi sulla testa. Il cane apparteneva alla Guardia di frontiera o alla polizia polacca. Agenti mascherati, armati, ci hanno attaccato con i cani. Anche un altro uomo del mio gruppo è stato morso. La sua mano era gravemente ferita.”

Il numero 24 racconta

Raed ha perso conoscenza. L’hanno portato in ospedale. Non aveva un telefono e non sapeva cosa fosse successo al resto dei suoi compagni.

Siamo riusciti a rintracciare la famiglia di un altro rifugiato che è finito in ospedale con Raed. È Saleh, il cugino di Raed. Da un’e-mail inviata dal traduttore di Saleh a un’organizzazione umanitaria, apprendiamo la sorte di altri cinque partecipanti al viaggio bielorusso:

Ho parlato con una donna siriana che vive a B. (…) Secondo lei (…) una piccola parte di loro è stata presa oggi dalla Guardia di frontiera polacca; suo fratello e suo cugino [Raed – ndr] sono stati morsi dai cani, quindi sono stati portati in un ospedale polacco (…), poi suo fratello è stato preso dalla polizia e portato da lì nella foresta. Suo cugino è ancora in ospedale con ferite alla testa. Ma entrambi hanno perso i contatti con il coniuge e il figlio. Le donne non hanno telefoni, sono rimaste traumatizzate nella foresta dopo l’attacco dei servizi polacchi.”

Sul confine bielorusso-polacco. Fonte: Karol Grygoruk / RATS Agency

La maggior parte del gruppo, nonostante la drammatica traversata, raggiunge la Germania nei primi giorni di novembre. Raed viene portato in ospedale per le sue gravi condizioni. Un parente che vive in Germania gli ha fornito un telefono.

Un altro racconto del rifugiato siriano: “Sono stato portato fuori dall’ospedale dalle guardie di frontiera. Sono stato chiuso in una stanza per diverse ore. Mi hanno spogliato. Sono stato perquisito in modo umiliante. Poi sono stato messo in un hangar con un gruppo di curdi. Non c’erano interpreti. Il personale non riusciva a comunicare con i detenuti. A tutti è stato assegnato un numero: io ero il numero 24. Infine, sono stato interrogato con l’aiuto dell’interprete Ahmed Habbas e mi sono state prese le impronte digitali. Mi è stato chiesto di confermare che ero stato morso da cani randagi. Mi sono rifiutato.”

Caccia? Sì, ma sarete voi la preda

Dopo alcuni giorni alla stazione della Guardia di frontiera e un soggiorno nel centro in cui abbiamo parlato con lui, Raed si dirige da solo verso l’Occidente.

I 7.000 dollari che ha pagato agli hawaladar turchi per il viaggio in Europa corrispondono, all’incirca, a quanto gli sarebbe costato sparare a un daino e a un giovane cervo nel listino prezzi della caccia trovati nella foresta. I giorni che, secondo l’itinerario avrebbe dovuto trascorrere a caccia nel resort Biełyj Łoś e nella fattoria di caccia Neman, li ha trascorsi inseguito dalla Guardia di frontiera e spinto da polacchi e bielorussi su una recinzione di filo spinato, finendo in ospedale.

Se ognuna delle 58 persone che hanno partecipato alla caccia fittizia organizzata dal Gruppo Belir ha pagato l’equivalente dell’abbattimento di un daino e di un cervo per il viaggio – come abbiamo appreso dai documenti trovati -, deve aver fatto guadagnare agli organizzatori una somma pari a 406 mila dollari.

Questo prezzo (7.000 dollari procapite, ndt) tiene conto del pagamento del visto, della commissione per il contrabbandiere Abu Jahia e per le guide, della commissione per l’ufficio hawala, del posto sull’aereo Cham Wings, dell’alloggio in un hotel bielorusso e del trasporto fino al confine e di un’auto sul lato polacco del confine. Il Gruppo Belir può dividere l’eccedenza tra sé e l’azienda agricola statale Biełyj Łoś sulla base del listino prezzi della caccia fittizia.

La vittima del Gruppo Belir

Il 28 ottobre, Shiyar, un siriano di 37 anni, viene ritrovato nella foresta di Bialowieza, quasi al confine con la Bielorussia. Il resto del gruppo lo ha abbandonato da solo nella foresta quando non è riuscito più ad andare avanti; al momento del ritrovamento, non aveva mangiato o bevuto per quattro giorni.

È un’altra vittima delle attività del Gruppo Belir: è stato anche coinvolto nella caccia fittizia per 58 persone. Si è occupato delle formalità a Beirut. L’intermediario era una società chiamata Cham Wings, che faceva pubblicità su Facebook. Per 4.000 dollari, il rifugiato avrebbe ottenuto un visto, una sistemazione in un albergo in Bielorussia, un biglietto aereo, un’assicurazione. Alla Cham Wings ha lasciato il passaporto e due foto. Dopo 10 giorni ha ottenuto il visto.

Il 20 ottobre ha preso un volo da Beirut a Minsk. Nella capitale bielorussa, un autobus ha aspettato il suo gruppo. Circa 40 passeggeri sono saliti a bordo e si sono recati in albergo. Non si trattava di caccia o di visite turistiche. Il siriano voleva raggiungere l’Europa occidentale. Aveva depositato il denaro per il viaggio di ritorno (2.500 dollari) in un ufficio di Istanbul. Dovevano essere prelevati tramite un codice.

Il 24 ottobre, il suo gruppo è partito dall’hotel (12 persone in tre auto). Il loro “coordinatore” via WhatsApp è il contrabbandiere Abu Hur. Hanno guidato per 4-5 ore verso Brest. Gli autisti hanno raccolto 100 dollari da ciascuno, dicendo loro di andare verso il confine. Abu Hur ha dato delle indicazioni col GPS.

Nella foresta, Shiyar, disperato, ha deciso di ritirare il denaro lasciato nell’ufficio di Istanbul e ha chiesto ad un amico di farlo. Poi il resto del gruppo lo ha abbandonato e lui iniziava ad andare oltre la foresta con un migrante. Hanno tentato di superare una recinzione. Alla fine, i bielorussi gli hanno indicato il punto in cui guadare il confine. [I due] hanno vagato per tre giorni sul versante polacco. Nelle paludi, Shiyar perde le forze ed è convinto di morire. Viene soccorso dalla gente del posto e trasportato su una barella fino all’ambulanza. Viene portato all’ospedale di Hajnówka. Lì incontra Raed. Dopo aver lasciato l’ospedale, lascia la Polonia per l’Occidente.

I suoi compagni, che lo hanno abbandonato quando ha voluto ritirare il denaro, hanno continuato [a camminare]. Probabilmente hanno raggiunto l’autobus senza troppi problemi. Il contrabbandiere che li guidava sulla strada per Narewka – a soli cinque chilometri di distanza dalla foresta -, ha fatto cadere un fascio di documenti mentre correva verso l’auto. Questa storia è iniziata così.

Majid dice: tornatevene [indietro]

La storia di Raed e il destino degli altri viaggiatori sono drammatici. Abbiamo chiesto alla Guardia di frontiera polacca di commentare se i cani sono stati usati per attaccare i rifugiati: “La Guardia di frontiera ha il diritto di fornire informazioni su persone specifiche solo alle autorità autorizzate e alle parti coinvolte in procedimenti legali. La Guardia di frontiera possiede dei cani, utilizzati per la protezione delle frontiere”.

Non siamo in grado di verificare i dettagli del racconto di Raed sullo svolgimento dell’incontro con i servizi polacchi. Ma grazie ai documenti ritrovati nella foresta, sappiamo che l’intera impresa del Gruppo Belir era, fin dall’inizio, orientata verso l’Occidente. I migranti hanno semplicemente pagato i contrabbandieri per attraversare illegalmente il confine. Nessuno voleva visitare Minsk, fare shopping, andare all’acquapark o andare a caccia di alci.

Uno di quelli che ne hanno tratto profitto è Majid Al-Qaysi, uomo d’affari, console onorario della Bielorussia a Baghdad, sostenitore di Lukashenko e amico dei ministri del suo governo.

Avremmo voluto confrontare i nostri risultati con i proprietari del Gruppo Belir, ma non hanno risposto alle nostre richieste. Abbiamo posto a Olga Oskirko domande sul contrabbando di persone per iscritto. Abbiamo chiesto perché le persone che il Gruppo Belir invita a fare battute di caccia ed escursioni in Bielorussia si ritrovano ferite sul lato polacco del confine? La società che gestisce con Majid Al-Quaysi è coinvolta nel traffico di persone dal Medio Oriente? Perché i documenti della loro azienda sono finiti nella foresta del versante polacco? Stanno organizzando il traffico di persone con il permesso delle autorità bielorusse?

Non abbiamo ricevuto risposta.

Alla fine di novembre, Majid Al-Qaysi ha fatto un’altra apparizione pubblica. In un’apparizione sul canale televisivo curdo NRT, ha lanciato un appello ai rifugiati del Kurdistan affinché lascino la Bielorussia.

Ha spiegato che la Bielorussia non è in grado di fornire del cibo nei campi al confine.

Note dei traduttori

[1] Hajnówka si trova nel voivodato di Podlachia, al confine con la Bielorussia. Nell’intero territorio vi è presente la Prima Brigata “Władysław Liniarski” delle Forze di Difesa Territoriale (FDT) polacco. Come gruppo militare delle FDT ad Hajnówka vi è il 14° Battaglione di Fanteria Leggera. Nel Novembre del 2021 il 14° Battaglione, insieme all’11° (di stanza a Białystok) è stato utilizzato per contenere e reprimere le persone migranti al confine con la Bielorussia.

Kryzys na granicy. Dwa bataliony Wojsk Obrony Terytorialnej postawione w stan gotowości”, 8 Novembre 2021.

Link: https://natemat.pl/383201,kryzys-na-granicy-z-bialorusia-dwa-bataliony-wot-wezwane-do-koszar

[2] Il “Progetto di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato” (in inglese “Organized Crime and Corruption Reporting Project”) ha riportato in un suo articolo come il contrabbando di tabacco sia aumentato a dismisura da quando Alexin gestisce la Niemen. La protezione governativa di Lukashenko verso Alexin favorisce entrambi gli attori in questione.

Fonte: “Soon After Taking Over Belarus’ Tobacco Industry, Oligarch Donated Luxury Cars to Lukashenko Regime”, 29 Novembre 2021.

Link: https://www.occrp.org/en/investigations/soon-after-taking-over-belarus-tobacco-industry-oligarch-donated-luxury-cars-to-lukashenko-regime

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