In un articolo precedente riguardo la situazione interna dell’ospedale milanese del San Raffaele scrivevo
“Il nuovo padrone (gruppo Rotelli subentrato all’ipotesi del fallimento) si era presentato subito con il pugno di ferro cancellando in un sol colpo tutti gli accordi migliorativi frutto delle conquiste degli anni precedenti, attaccando duramente le rappresentanze sindacali di USI e dell’allora USB (oggi SGB) che avevano la maggioranza delle RSU nell’azienda. Soprattutto si procedeva al licenziamento, prima annunciato, poi messo in atto, di 244 dipendenti, alla riduzione di parte del salario e si pretendeva il passaggio dal contratto della sanità pubblica ad un contratto del privato. Ci fu uno scontro grandissimo e a tutti i livelli, al quale parteciparono la maggior parte delle maestranze, con scioperi quotidiani, manifestazioni dentro e fuori dell’ospedale, alcuni importanti manifestazioni cittadine molto importante, con blocchi delle strade, un presidio permanente all’interno dell’ospedale, fino a bloccare i servizi amministrativi con l’occupazione degli stessi.”
La vertenza si concluse con un accordo penalizzante per i dipendenti sul piano economico, approvato dalle stesse assemblee dei lavoratori e lavoratrici e dai sindacati presenti.
Da quel momento iniziò una lenta ma costante rimonta sia sul piano salariale, sia dei diritti e del contratto di lavoro. Le stesse regole per la costituzione della nuova RSU grazie alla azione del sindacalismo di base presente (USI ed SGB) non sono quelle previste dall’accordo confindustria – confederali del 10 gennaio, ma sono quelle dell’accordo che ricalcano le vecchie regole del pubblico. Va rimarcato che il 16 dicembre 2016 si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle RSU dove l’USI si conferma il primo sindacato all’interno dell’azienda eleggendo 11 delegati, seguito da SGB con 7 delegati. È importante evidenziare che il sindacato di base e alternativo (SGB + USI) ottenendo il 56% di voti mantengono la maggioranza nella RSU con 18 delegati su 33.
Contrariamente ai piani padronali e aziendali non si è riusciti a estirpare le forti radici del sindacalismo conflittuale. L’ulteriore conferma l’abbiamo nelle elezioni aziendali per le RLS (Rappresentanze dei Lavoratori per la Sicurezza) tenutesi dal 16 al 19 maggio 2017 dove complessivamente USIS acquisisce 6 rappresentanti (e 3 SGB) su un totale di 13.
Indubbiamente la vera prova di forza è rappresentata dal recente sciopero indetto al San Raffaele nella giornata del 7 giugno e la manifestazione prevista. Il giorno stesso da parte di USIS aziendale usciva una comunicazione di grande soddisfazione per l’esito della giornata, sia dello sciopero sia della manifestazione, corredata da relative foto a testimonianza di quanto affermato.
Siamo andati ad intervistare alcuni delegati USI dell’azienda, un ospedale che sembra una città, per capire meglio sulla situazione attuale.
D. – Dopo l’accordo di più di 3 anni fa che aveva penalizzato fortemente i dipendenti dell’Ospedale San Raffaele è stato difficile riacquistare fiducia nelle proprie possibilità rivendicative?
R. – Dopo l’accordo del maggio 2013 che è servito ad evitare i licenziamenti ed a ritirare quelli già fatti, è stato necessario un lungo lavoro per tornare al tavolo delle trattative e riuscire a produrre qualcosa. Nel maggio del 2015 è stato sottoscritto un accordo che riconosceva un modesto incentivo a tutti i lavoratori e la riduzione del costo della mensa, ripristinava poi alcune delle voci economiche decurtate con l’accordo del maggio 2013. USIS ha ritenuto che quell’accordo potesse dare l’avvio ad una ripresa delle trattative; a seguire è cominciata una lunga trattativa, durata un anno, che ha portato a stabilire la compatibilizzazione del ccnl sanità pubblica per un ospedale privato qual è l’Ospedale San Raffaele, accordo che escludeva tutti i lavoratori assunti a partire dal gennaio 2013 ai quali veniva applicato il CCNL Sanità Privata AIOP, cosa sanata con un altro accordo nel novembre dello stesso anno.
Come USIS abbiamo sempre portato avanti le rivendicazioni pur nella consapevolezza che tra i lavoratori fosse diffusa una certa sfiducia.
D. – Lo sciopero recente del 7 giugno si può considerare il primo forte segnale di ripresa del movimento rivendicativo da parte dei lavoratori e lavoratici dell’azienda?
R. – Si, ma sarebbe un errore pensare che in questi anni i lavoratori dell’Ospedale San Raffaele avessero abbandonato istanze rivendicative.
D. – Quali sono stati i principali punti di rottura con la Direzione Aziendale che hanno portato a tale importante mobilitazione?
R. – Lo sciopero è stato proclamato su diversi argomenti, il principale l’erogazione di un incentivo. L’amministrazione aveva disdettato, a partire dal gennaio 2013, tutti gli accordi esistenti, cosa sancita con l’accordo del maggio, quindi anche quello relativo all’incentivo. Come dicevo c’era stato un accordo nel 2015 e poi più nulla, stiamo ancora discutendo per l’incentivo relativo al 2016. La parte sindacale ha richiesto la cifra di 1.500 euro per il 2016 e la percentuale dell’1% sul fatturato per il 2017. L’Ospedale San Raffaele ha proposto 375 euro in welfare aziendale, buoni spesa in alcune catene di supermercati o e-commerce per il 2016 e l’indisponibilità a discutere del 2017. Ha argomentato questa sua posizione come risultante dai tagli regionali subiti che non permettono di avere un bilancio in positivo. Gli altri temi sul tavolo erano il rispetto degli accordi, dal momento che, soprattutto sul tema della modifica degli orari di servizio, l’Ospedale tende a disattendere gli accordi. Sull’accordo sui minimi in caso di sciopero: tutti gli ospedali sono soggetti alla normativa sulla regolamentazione del diritto di sciopero e le parti devono sottoscrivere un accordo per individuare le quote di personale, per ogni servizio che deve garantire la continuità assistenziale, che non potrà partecipare allo sciopero. C’è poi un accordo sulla regolamentazione delle ferie e delle festività e della pronta disponibilità.
D. – Qual’è stata la funzione dell’USI e del sindacato di base in generale presenti nello sviluppo dell’azione che ha portato a tale scadenza?
R. – USIS ha da subito valutato come non discutibili le proposte dell’amministrazione e proposto lo sciopero, cosa che tutte le organizzazioni sindacali hanno condiviso, anche se alcuni singoli delegati in RSU temevano che le adesioni potessero essere scarse. Nella preparazione di questo sciopero ci sono stati diversi volantinaggi e altre iniziative tese a coinvolgere i lavoratori, brevi incontri con gruppi di personale nei servizi o fuori dall’orario di lavoro, per meglio illustrare le ragioni e la necessità di questo sciopero. Tutta la RSU ha partecipato a ciò; USIS, vuoi anche perché è l’organizzazione che esprime il maggior numero di delegati all’interno della RSU (11 su 33), ha dato un contributo maggiore. SGB che è presente all’interno della RSU dell’Ospedale San Raffaele (6 delegati) ha ovviamente sostenuto le iniziative di preparazione. Va detto che lo sciopero è stato indetto dalla RSU e con proclamazioni distinte da USIS ed SGB, mentre il NURSIND ha dato adesione alla proclamazione della RSU.
D. – Dopo lo sciopero e la manifestazione di tale giornata quale scenario pensate si apra nel prossimo futuro?
R. – Sappiamo che uno sciopero fatto a giugno, con le ferie estive ormai iniziate, potrebbe essere un fuoco di paglia; proprio per questo abbiamo in programma delle piccole iniziative per mantenere viva l’attenzione sulle nostre rivendicazioni. L’amministrazione farebbe un errore a non valutare correttamente la portata di un corteo con oltre mille persone che è partito dalla sede centrale dell’ospedale e che, dopo quasi 5 chilometri, si è concluso all’interno del san Raffaele Turro. Questo corteo sembrava un azzardo, invece i risultati sono stati entusiasmanti: è stata una gran bella giornata di lotta, tutti noi adesso abbiamo l’obbligo di far si che questa sia una lotta vincente. Una considerazione che mi sento di fare è che ci possono essere anche delle sconfitte, ma se c’è buona volontà, onestà d’intenti , aperta partecipazione e soprattutto il prevalere di quelli che sono gli interessi generali si può risalire la china.
Enrico Moroni