Quasi esattamente un anno fa,[1] su queste pagine avevamo analizzato lo sviluppo di Snowpiercer dal fumetto al film alla serie televisiva e lo avevamo fatto dal punto di vista della rappresentazione, nei media contemporanei, del tema della lotta di classe. Nel caso di Snowpiercer la cosa particolare che facevamo notare era che – al contrario della maggior parte dei casi – il passaggio dalla scrittura originale, testo o fumetto che sia, alla rappresentazione cinematografica e/o televisiva, invece di ammorbidire i temi della critica sociale e politica “nel triplo passaggio dalla graphic novel al film alla serie tv, ha gradatamente accentuato sempre più i caratteri politico-sociali dello scontro di classe che nella graphic novel originale, pur presenti, restavano abbastanza sullo sfondo”.[1]
Ricordiamo brevemente il tema che fa da sfondo all’universo narrativo, fondamentalmente comune ai vari moduli con cui nel tempo la storia è stata rappresentata. Ci troviamo in un mondo apocalittico: la vita è scomparsa a causa di un cambiamento climatico che ha ridotto il pianeta ad un’immensa distesa di neve e ghiaccio; gli ultimi esseri umani sopravvissuti vivono a bordo di un enorme treno (1001 carrozze!) che, per permettere la sopravvivenza contro il mondo gelido, corre senza sosta grazie ad un sistema motore a “moto perpetuo”. Il treno è stato costruito da un gruppo di capitalisti, guidati da un “Presidente”, in modo che il suo stesso moto produca il calore necessario alla vita e l’energia necessaria per tutte le altre necessità produttive. Dalla testa alla coda si snodano letteralmente le classi sociali fino ai vagoni di coda, dove sono confinati i viaggiatori di umili origini che sono “abusivamente” saliti sul treno, tenuti sotto un feroce controllo dalle forze di polizia al servizio degli abitanti delle classi/carrozze medie e, soprattutto, di quelli delle classi/carrozze di “prima classe”.
Nel film gli abitanti delle ultime carrozze del treno da semplici sfondi dell’azione – quali erano nel fumetto – diventano i protagonisti corali della narrazione e, soprattutto, è centrale il tema di una rivoluzione sociale a carattere egualitario; la loro azione è infatti guidata da un’esplicita ideologia rivoluzionaria mentre lo sfruttamento e la successiva rivolta delle classi inferiori è rappresentato con toni assai crudi. Alla fine, i rivoltosi per porre fine all’oppressione di classe decidono di fermare il treno, fidandosi dell’analisi di uno di loro per cui l’era glaciale sta terminando e, in effetti, scoprono di aver avuto ragione.
Nella serie televisiva, poi, il tema della lotta di classe è addirittura ancora più accentuato al punto da avere come sottotitolo “Guerra di Classe”. Rispetto al film, la serie parte con un taglio decisamente più crime: il protagonista è un ex poliziotto appartenente alla classe degli ultimi vagoni, Layton, costretto a tornare al vecchio lavoro da parte delle classi dominanti del treno che intendono fargli risolvere alcuni omicidi. Il taglio crime diventa però ben presto secondario: durante la sua azione investigativa Layton osserva le cose allo scopo di una futura rivoluzione e, quando gli viene prospettato un “avanzamento di classe” lo rifiuta, dichiarando di voler tornare, alla fine del compito, dai suoi compagni del “fondo”; quando poi sente dire che i “fondaschi” sarebbero degli ingrati nei confronti dei potenti che, mantenendo l’ordine con la loro feroce repressione, gli garantiscono l’esistenza, ricorda che i pretesi benigni salvatori sono gli stessi che hanno creato la catastrofe climatica. La storia si dipana poi nello sviluppo del progetto rivoluzionario – tra l’altro non è il primo che è stato tentato nei lunghi anni della corsa continua dell’enorme treno – che incontra ovviamente notevoli resistenze ed episodi di feroce repressione poliziesca, con torture ed uccisioni continue, nonché colpi di scena altrettanto continui ed impreviste alleanze con alcuni esponenti delle classi medio/alte, fino a giungere ad una iniziale vittoria dei rivoluzionari alla fine della prima serie.
La seconda serie si apre con un ulteriore colpo di scena: mentre nella prima il capitalista che ha progettato la costruzione del treno sembrava morto e sostituito dalla sua assistente progettista, ora si scopre che in realtà è sopravvissuto all’interno di un secondo treno, con una situazione sociale assai simile a quella del primo. Ovviamente, la trama si dipana a partire dal tentativo del capitalista di prendere il controllo di entrambi i treni, sfruttando il suo mito fondativo presente nella cultura dei treni e mettendo Layton in conflitto con le classi inferiori di cui è il leader. Vi è anche una citazione del film Viva Zapata, forse il film hollywoodiano che, negli anni cinquanta del secolo scorso, è stato più incentrato su una esposizione artistica dell’ideologia e della morale anarchica:[2] quello in cui Zapata, che ha accettato una posizione di potere all’interno della rivoluzione, si accorge di comportarsi come i potenti che ha combattuto e la abbandona. Le seconda serie termina un po’ come il film: una delle tante protagoniste – l’azione è davvero corale – scopre che l’era glaciale sta per terminare ed il treno, anzi i treni, si fermano e gli abitanti tornano all’esterno. È stata annunciata una terza serie che, probabilmente, si svolgerà appunto all’interno di questo nuovo scenario.[3]
Usciamo ora dal genere strettamente fantascientifico e passiamo ad una serie TV di genere maggiormente fantasy, dove ugualmente però il tema della lotta di classe, inaspettatamente dato il contesto, è centrale: Ragnarok,[4] anch’essa dipanatasi in due serie e con una terza che pare in arrivo. Inaspettato, dicevamo: in effetti la trama è grosso modo infatti la seguente. Turid e i suoi due figli, Magne e Laurits, tornano a vivere nella loro città natale, Edda, cittadina immaginaria il cui nome richiama evidentemente l’Edda,[5] nell’ultima area della Norvegia ad aver abbandonato il culto degli dei norreni per il Cristianesimo. Si ritrovano in una delle aree più inquinate del paese a causa della Jutul Industries, l’azienda in cui Turid ha trovato lavoro; Magne avrà una mutazione che, da adolescente normale, lo renderà invulnerabile e dotato di poteri sovrumani. Capirà poi di essere il dio Thor, che altre divinità norrene sono presenti nella cittadina, insieme ai classici nemici degli dei norreni – i giganti – e dovrà affrontarli per impedire la distruzione dell’ecosistema di Edda, primo passo per il Ragnarok, la fine del mondo.
In pratica, si tratta di una riproposizione in uno scenario contemporaneo della tradizionale saga mitologica della guerra tra gli dei norreni ed i giganti ma con un aspetto assai interessante dal nostro punto di vista: gli dei norreni, che hanno perduto la memoria della loro vera essenza, sono tutti divenuti dei proletari, che devono fare continuamente i conti con uno scarso reddito, con i licenziamenti, con la vita in uno squallido ospizio per anziani, ecc.; i i giganti, invece, che hanno mantenuto la memoria di ciò che sono, sono divenuti nei secoli i proprietari delle multinazionali ed il loro scopo è creare intenzionalmente la catastrofe ecologica. La saga mitologica dello scontro tra dei e giganti, perciò, è ricostruita in questo scenario.
Entrambe le serie raccontano una sorta di lotta archetipica, quella tra i poveri e ricchi, tra i governati e i governanti, trascritte nell’immaginario della civiltà industriale in cui viviamo. Come ovvio, le produzioni televisive in particolare fanno molta attenzione all’immaginario del loro target, che studiano con attenzione in base ad indagini molto accurate. Produzioni di questo genere mostrano, in altri termini, come a livello internazionale lotta di classe e lotta alla catastrofe ecologica siano estremamente sentite, magari in maniera inconscia, come centrali da una grossa fetta di pubblico che, tra l’altro, le vedono anche come strettamente intrecciate: di qui il via che viene dato a sceneggiature che le mettono in primo piano. Dal nostro punto di vista, di chi vuole un mondo diverso, un’indicazione cui tenere conto non meno delle grandi multinazionali dell’intrattenimento televisivo.
Enrico Voccia
NOTE
[1] VOCCIA, Enrico, “Snowpiercer: Graphic Novel, Film, Serie TV”, in Umanità Nova, anno 100, n. 20, p. 8 (https://umanitanova.org/?p=12296).
[2] Per la trama che qui non possiamo sintetizzare vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Viva_Zapata! .
[3] https://tg24.sky.it/spettacolo/serie-tv/2021/03/31/snowpiercer-3 .
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Ragnarok_(serie_televisiva) .
[5] Raccolta di saghe su 29 dei ed eroi della mitologia nordica, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Edda_poetica#:~:text=L%27%20Edda%20poetica%20%28Titolo%20originale%3A%20Eddukv%C3%A6%C3%B0i%2C%20anche%20nota,norreno%2C%20tratti%20dal%20manoscritto%20medioevale%20islandese%20Codex%20Regius