Torino, sabato 19 novembre. Musica, interventi, e azioni performanti hanno segnato questa ennesima tappa del percorso di lotta contro la guerra e chi la arma.
Questa volta l’appuntamento era di fronte alla Collins Aerospace – ex Microtecnica – impresa specializzata in sistemi elettronici che garantiscono l’efficienza dei velivoli da combattimento, impiegati nei diversi scenari di guerra del pianeta.
In settembre il Dipartimento dell’Aeronautica militare USA ha firmato un contratto del valore di 177 milioni di dollari con la società Collins per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione del sistema di comunicazione strategico ad alta frequenza nella di Sigonella. Grazie alla Collins verranno potenziate le antenne e i dispositivi elettronici che guidano la traiettoria delle bombe atomiche caricate sui droni in partenza dalla base siciliana.
Se dovesse scoppiare la guerra nucleare il nostro paese sarebbe in prima fila. Bombe atomiche statunitensi sono anche nella basi di Ghedi e di Aviano.
Il governo russo dal canto suo ha detto a chiare lettere di essere pronto alla guerra nucleare.
La possibilità di un’escalation bellica devastante è sempre più forte.
Le basi dell’olocausto nucleare, le armi che uccidono donne, uomini e bambini in ogni angolo del pianeta sono costruite anche a due passi dalle nostre case, a due passi dal giardinetti dove giocano i nostri bambini e bambine.
Gettare sabbia nel motore del militarismo è possibile.
Partendo da casa nostra, dallo stabilimento di Collins Aerospace.
Non solo.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Torino è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale. Sono 350 le aziende grandi e piccole con un fatturato di circa 7 miliardi di euro.
Sempre a Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. In attesa dell’apertura della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR.
In questo progetto la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.
L’industria bellica è il motore di tutte le guerre. La Città dell’Aerospazio e l’acceleratore di innovazione della NATO sono sostenute attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria.
Giocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.
I poveri del nostro paese, ogni volta che vanno a fare la spesa, portano a casa sempre meno cibo, abiti, medicine, perché l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità sta rendendo ancora più precarie le vite di noi tutti.
In questi mesi di guerra in Ucraina, migliaia di persone sono state uccise, torturate e stuprate, altre hanno perso la casa e preso la via dell’esilio. Il governo italiano ha inviato armi in Ucraina, moltiplicato il numero di militari impiegati ai confini con l’Ucraina e il Mar Nero, aumentato la spesa bellica sino a toccare i 104 milioni di euro al giorno.
L’Italia è impegnata in ben 42 missioni militari all’estero, in buona parte in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI.
Quest’anno ben 560 militari italiani sono sbarcati in Qatar ufficialmente in difesa dei mondiali di calcio, ma in realtà con un impegno che va ben oltre la competizione sportiva inserendosi nel quadro di una sempre più stretta collaborazione militare con il petro-emirato. Il Qatar sta diventando il leader mondiale della produzione di gas naturale liquefatto (GNL). Il 19 giugno di quest’anno a Doha, l’Italia ha sottoscritto un accordo per la creazione di una joint venture tra QatarEnergy ed Eni.
Le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI. Una lunga scia di sangue, petrolio e gas.
Mentre le nostre bollette continuano a crescere, i profitti delle multinazionali del gas e delle armi non fanno che aumentare.
Sempre più urgente è rinforzare l’opposizione alla guerra e al militarismo.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se le la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
Provate ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari, polizia.
Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti.
Costruiamo assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti.
Cacciamo i militari dalle strade, blocchiamo la produzione ed il trasporto di armi, facciamola finita con tutti gli eserciti! Blocchiamo le missioni all’estero, boicottiamo l’ENI! Disertiamo la guerra!
Chiusura e riconversione dell’industria bellica!
No al nuovo polo bellico, no alla città dell’aerospazio!
No alla Nato a Torino!
No alle spese militari!
Prossimo appuntamento:
Venerdì 2 dicembre sciopero generale contro la guerra e l’economia di guerra!
Corteo alle 10 da piazza Carlo Felice a Torino
Info:
antimilitarista.to@gmail.com
tratto da Anarresinfo.org