“Dante avrebbe parlato di legge del contrappasso, il principio che regola la pena eterna dei dannati in base ai loro vizi peggiori. Il vizio di chi occupa una casa, libera uno spazio, pratica la condivisione, si ribella alla mercificazione delle relazioni è la libertà. La Regione Piemonte al posto di uno spazio autogestito ha progettato una galera che chiuda con lacci chimici, corde e sbarre i “folli rei”.
Questo il destino del Barocchio di Grugliasco, che rischia lo sgombero e la demolizione per far posto ad una REMS, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, l’ultima metamorfosi del manicomio criminale, dopo la chiusura dei sei OPG – Ospedali Psichiatrici Giudiziari – della scorsa primavera.
La Regione Piemonte è in ritardo con la costruzione delle due REMS che dovrebbero accogliere i prigionieri piemontesi oggi ancora rinchiusi nell’OPG di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. Trasformare il centro residenziale vicino alla casa occupata e il Barocchio stesso in REMS “provvisoria” è il coniglio nel cappello del prestigiatore Saitta, l’assessore regionale alla Sanità.
Peccato che il diavolo sappia fare le pentole ma non i coperchi: la decisione di prendere due piccioni con una fava, lo sgombero del Barrocchio e la galera psichiatrica, si sta rivelando un boomerang per l’amministrazione Chiamparino, perché la lotta contro le Rems e quella per la difesa del Barocchio si stanno saldando, allargando il fronte di lotta.
Come anarchici saremo al fianco di chi si batte contro le nuove galere psichiatriche e per la difesa di uno spazio autogestito. Anche noi abbiamo lo stesso il vizio tenace, quello della libertà.
Solidarietà al Barocchio! Nessuno sgombero, nessuna galera, nessun manicomio!”
Questo il comunicato di solidarietà dei compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese con il Barocchio Squat.
Proviamo a capirne di più.
Con la delibera del 30 marzo 2015, n. 42-1271, la Giunta regionale piemontese ha programmato gli interventi finalizzati al superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), concentrandosi sull’apertura di 2 REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), di cui una presso la Comunità “il Barocchio” di Grugliasco, adiacente al Barocchio Squat.
Nei prossimi mesi gli attuali “utenti in cura” della Comunità verranno trasferiti in un’altra struttura residenziale, come fossero “merci”, e la casa occupata verrà sgomberata per “bonificare” l’area in cui sorgerà il miniOPG.
Le REMS infatti non rappresentano un superamento degli OPG, come invece sostiene la legge 81/2014 che ne ha stabilito la chiusura dal 1 aprile 2015, ed infatti a Castiglione delle Stiviere a Mantova, il passaggio da OPG a REMS è stato sancito dal cambiamento della targa all’ingresso.
Cambiano i nomi, muta di poco la sostanza di queste prigioni per folli rei, per persone dichiarate incapaci di intendere e volere, prosciolte dalla magistratura e consegnate alla reclusione psichiatrica.
Nel 1945 il “Manicomio Criminale” era diventato “Manicomio giudiziario”, nel 1975 “Ospedale psichiatrico giudiziario”. Make up semantico.
Si chiudono i sei manicomi criminali, per aprire nuove strutture in ogni regione, magari più accoglienti, gestite da personale sanitario e non più dall’amministrazione penitenziaria, ma cambia poco. La nuova legge impedisce gli ergastoli bianchi, la “stecca”, il meccanismo che consentiva agli psichiatri di prolungare all’infinito la detenzione di chi veniva dichiarato “socialmente pericoloso”, ma non attenua la morsa della psichiatria su chi vi finisce imbrigliato. Chi finisce di scontare la pena in una REMS, viene costretto a seguire programmi terapeutico-riabilitativi individuali attivati dai DSM, i Dipartimenti di Salute Mentale. Chi rifiuta rischia il TSO, il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Chi finisce in una REMS viene preso in carico a vita: uscito da lì viene trasferito in considerato in altre strutture psichiatriche territoriali, in un processo infinito di assistenza psichiatrica e di reinserimento sociale, promesso ma mai raggiunto, legato ad attività e percorsi coercitivi, obbligatori e repressivi.
Nelle REMS, come nei vecchi manicomi, la responsabilità della custodia dei reclusi, viene affiancata al concetto di “cura”. Le vite delle persone finiscono nelle mani della psichiatria, che nasce proprio come scienza della normalizzazione e della reclusione, prima di elevarsi a “scienza medica”, che fornisce la cornice in cui si inserisce una forma di reclusione come quella manicomiale, che, in quanto tale, è storicamente antecedente ai trattamenti e alle cure psichiatriche.
Il concetto di pericolosità sociale, alla base di queste istituzioni, una pesante eredità fascista, non viene superato dalla nuova legge. La normativa sugli OPG risale al codice Rocco del 1930, e riflette il concetto di “malattia mentale” dell’epoca, l’associazione di stampo lombrosiano con la violenza: il “folle” era considerato incurabile, pericoloso, irresponsabile. Andava isolato dalla società e rinchiuso per sempre in un’istituzione manicomiale, in un’ottica di profilassi sociale volta a preservare il potere e la comunità da comportamenti deviati, e quindi devianti.
Si chiude una scatola, per aprirne un’altra. Come se il manicomio fosse un luogo e non un concetto, un’idea di repressione, reclusione, annullamento.
A Torino, hanno deciso di farlo, cercando di sbarazzarsi del Barocchio Squat, che in 23 anni di occupazione ha sperimentato e praticato una cultura opposta a quella della segregazione ed esclusione, fondata su principi e metodi di libertà, di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane, del tutto opposti a quelli repressivi e omologanti delle istituzioni psichiatriche e carcerarie.
In questo mese si stanno moltiplicando le iniziative contro la psichiatria e in difesa del Barocchio Squat. L’11, 12 e 13 settembre si sarà una tre giorni antipsichiatrica al Barocchio, cui parteciperà il Collettivo Antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” di Torino.
Il 26 settembre corteo cittadino contro sgomberi e manicomi.
m. m.
Per chi fosse interessato all’attività del Collettivo Antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” di Torino le riunioni sono ogni lunedì alle 21 presso la Federazione Anarchica in Corso Palermo 46.
contatti: antipsichiatriatorino@inventati.org - 345 61 94 300
Per approfondimenti e aggiornamenti:
www.anarresinfo.noblogs.org
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Dal Barocchio Squat
SOLIDARIETA’ CON IL BAROCCHIO SQUAT
Il Barocchio è minacciato di sgombero dallo Stato italiano che ha deciso di realizzare al suo posto un carcere psichiatrico di nuova generazione (REMS) (Residenze Esecuzione Misure Sicurezza).
L’ordine ministeriale arriva da Roma, con tanto di legge che prevede la soppressione delle vecchie carceri psichiatriche (OPG) (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) in favore dei REMS.
La Regione si affretta ad eseguire. E l’ultima ruota del carro del potere statale, il sindaco PD di Grugliasco, dice subito sì – altri avevano detto no –. Purché si sgomberino anche gli squatter.
“CI VEDIAMO AL PROSSIMO SGOMBERO”
I carabinieri dei Ros già minacciano in piazza i ragazzi del Barocchio, che sono stati caricati sabato 29 agosto dalla celere davanti all’ospedale Martini intervenuti, dopo una giornata antipsichiatrica in piazza Castello con Sabatino Catapano, a sostegno di una immigrata araba a rischio TSO.
HIC MANEBIMUS OPTIME
Intanto il Barocchio squat si è trasformato in un fortino con tanto di torre d’avvistamento. Sul muro della cascina campeggia la scritta STATE AGITATI. Era successo fin dall’inizio dell’occupazione e ora il luogo di piacere e libertà torna ad arroccarsi.
AL PROGRESSO NON C’È MAI FINE
Il progetto è trasparente. Cancellare un luogo di libertà vissuta (non sperimentata) sostituendolo con un carcere, e visto che i manicomi dovevano essere aboliti già 30 anni fa (legge Basaglia) costruire un bel carcere psichiatrico. Due piccioni con una fava.
DISTRUGGERE I BAROCCHIO
Gli uomini del potere e gli autoritari attivi – ricordo l’aggressione fascista del giugno 2005 – hanno sempre bramato per la cancellazione del Barocchio. Occupato nell’autunno del ’90 per la prima volta, sgomberato e devastato dagli sbirri in tutto 3 volte, ci è costato 17 arresti in svariate occasioni: resistenza – sul posto – allo sgombero, manifestazioni di protesta, attacchi ai mandanti degli sgomberi. Alla quarta occupazione il Barocchio resiste. L’interzona prende vita e sta per compiere 23 anni. Dall’azione diretta illegale all’autogestione.
DUE O TRE COSE SUL BAROCCHIO
Durante gli sgomberi, al Barocchio ci fu la prima resistenza sul tetto di un’occupazione mai vista a Torino. Dal Barocchio partirono i lanciatori DaDa che ricoprirono di vermi il consiglio provinciale riunito (giunta socialista) responsabile di sgombero e devastazione – vermi ai vermi –. Dal Barocchio nel ’95 si diffuse in Italia l’esperienza della Bellavita, che nonostante le forti resistenze è dilagata dalla Valsusa agli squat di Roma. Sono tre occupanti del Barocchio a firmare gli opuscoli contro la legalizzazione degli spazi occupati, quello stesso anno. Al Barocchio si sono realizzate esperienze di autocostruzione a livelli strutturali e non solo decorativi: ricostruzione, in pochi mesi, con capriate di legno, del tetto della cappella distrutto da un incendio nel febbraio 2013, costruzione ex novo dell’ala barocca. Al Barocchio è attiva fin da subito un’officina meccanica e una falegnameria all’insegna del motto NON LAVOREREMO MAI.
CINQUE TENAGLIE
Il Barocchio il suo simbolo lo trova già fatto, sono cinque tenaglie dipinte sul portale d’ingresso, basta saperle vedere. E sul portale d’uscita dalla falegnameria stava già scritto in lingua piemontese “Ognidun a l’è mat a sua manera” (ognuno è pazzo a modo suo). Sono le tenaglie che abbiamo usato per tagliare i reticolati del cantiere TAV in val Clarea. Ora le useremo per tagliare le catene dei detenuti psichiatrici.
ELOGIO DELLA FOLLIA
Noi siamo con il Folle Reo. Non lasceremo che lo Stato costruisca la prigione dove occultarlo alla comunità, con l’intento di sopprimerlo.
Noi siamo abituati a convivere con i pazzi, fin da quando siamo arrivati. Noi stessi siamo pazzi, sta scritto. Loro i deviati, noi i devianti: gli anarchici. Secondo quanto scriveva in una relazione del ’91 lo psichiatra basagliano dott. Tavolaccini chiedendo il nostro sgombero. Deviati e devianti, pazzi e anarchici non possono stare vicini, si ecciteranno a vicenda… Combatteremo questo carcere con la furia particolare di chi vede minacciata la casa dove abita, dovesse costarci lo sgombero, costi quel che costi.
LA MUSICA NELLE STRADE
Nel qual caso, certi della grande solidarietà che sta arrivando da ovunque, porteremo una ventata di follia dalla periferia al centro della città, cosa che ognuno di noi è capace di fare anche da solo/a e i o u.
STATE AGITATI
NESSUNO SGOMBERO NESSUN NUOVO MANICOMIO
Dal Barocchio squat garden, Grugliasc-Turin west-coast, Mario Frisetti Schizzo
30 agosto 2015
Solidarietà a: 264442@edu.unito.it o direttamente a www.tuttosquat.net/
No perditempo e anonimi. Astenersi partiti, movimenti e sindacati istituzionali.
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