Novoli semi-periferia di Firenze 14 settembre. Raphael, un ragazzo nigeriano di 18 anni, senza documenti e senza permesso di soggiorno, vola di sotto dal terzo piano e muore nel contesto di un controllo di polizia in cui ancora molte sono le cose da chiarire.
La versione ufficiale dice che lui ha tentato di calarsi dalla finestra lungo un tubo di una grondaia, ma il Movimento Lotta per la Casa raccoglie testimonianze che indicano che il ragazzo era inseguito dagli agenti e pone all’attenzione gli aspetti ancora oscuri della vicenda.
Sabato 20 settembre c’è un corteo a Novoli per il diritto alla casa, ma si trasforma anche in una giornata di denuncia per la morte di Raphael.
La sera di martedì 23 settembre, in uno stabile occupato, era in corso una riunione del Movimento di lotta per la casa. Terminata l’assemblea, un attivista del movimento, che tornava a casa all’occupazione dell’Hotel Concorde a bordo della sua macchina, è stato inseguito da un furgone bianco con a bordo alcune persone. Quando queste hanno esposto una sirena lampeggiante blu si è reso conto che si trattava di poliziotti in borghese, e ha subito accostato l’auto.
Il compagno ha raccontato che gli agenti, senza fare discorsi, lo hanno prima ammanettato a terra e poi aggredito con calci e pugni.
Il compagno è stato poi portato in Questura, dove racconta di aver continuato a ricevere botte, pesanti minacce e umiliazioni di vario tipo.
“Occupate le case”, “rubate la luce”. Queste le uniche motivazioni del pestaggio date dagli agenti.
Secondo un copione ben conosciuto, il compagno è uscito dalla Questura con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
Sabato ci sarà un corteo cittadino nel centro di Firenze dove varie forze manifesteranno la propria rabbia contro questo clima intollerabile di sopraffazione.
Tira un’aria pesante a Firenze.
I migranti sono i più indifesi e subiscono la repressione senza remore, senza freno alcuno. Sul movimento di occupazione delle case si sta concentrando l’attenzione perché lì si riesce in qualche modo a strappare qualcosa con l’azione diretta.
Ma la repressione è a 360 gradi.
Una settimana fà il tentativo da parte di alcuni compagni anarchici di ridare un senso collettivo all’edificio storico di via dei conciatori nel quartiere di Santa Croce, è stato stroncato dopo 3 ore e mezzo di occupazione. Uno schieramento imponente e tempestivo di forze poliziesche è stato fulmineamente messo in campo per difendere uno status quo che grida vendetta.
1700 metri quadri di patrimonio pubblico (pubblico si fa per dire) che a quasi 3 anni dallo sgombero violento subito del circolo anarchico e delle altre realtà associative, giaciono nel più totale abbandono. Non è stata mossa una pietra!
Ma se qualcuno occupa per far tornare il colore là dove regna il grigio-piombo, la vita sociale dove regna il degrado, la minaccia del manganello e le denunce sono immediate.
E poi ci sono i posti di lavoro dove sempre di più chi osa protestare contro i soprusi del padrone viene colpito da sospensioni, licenziamenti, minacce, mobbing.
E’ il caso, ad esempio, di un compagno dei Cobas Firenze, agitatore storico dei postini, che è stato sospeso per due giorni dal lavoro, con pretesti di basso profilo, in realtà per la sua opera di denuncia pubblica costante di tutte le ingiustizie di Poste SPA.
Il clima che si respira a Firenze si respira certamente in molte altre città di Italia. Pensiamo agli arresti per la TAV a Torino, a quelli tra gli attivisti per la casa a Roma. Pensiamo ai pestaggi continui di immigrati e alle morti in questura. Ai licenziamenti politici che fioccano fitti in ogni categoria lavorativa.
La situazione necessità di una risposta forte e intelligente. Necessita di una mobilitazione generale. Pensiero e Volontà si sarebbe detto un tempo.