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Storie di ordinario razzismo

Storie di ordinario razzismo

Khan Muhammad Shanzad, 28 anni, pakistano. Senza un tetto, clochard. Nella notte tra il 18 ed il 19 settembre si trova nel quartiere più multietnico di Roma Est, se non dell’intera città, Tor Pignattara. Ubriaco, un po’ di urla e schiamazzi. Incontra sulla sua strada un prode paladino della brava gente italica, Daniel, 17 anni. Il prode adolescente riceve in cambio uno sputo, e di conseguenza massacra il pakistano con calci e pugni, mandandolo dritto dritto al cimitero.

Qui la cronaca del fatto. Altri cittadini organizzano un sit-in di risposta all’omicidio del ventottenne pakistano. Solo che gli striscioni, i cori, gli attestati d’affetto, non sono per la vittima. Sono per Daniel. Quello di venerdì scorso non è stato un omicidio, ma un “incidente”: roba che capita.

Uno striscione recita: “Una disgrazia non ti priverà della tua libertà – Forza Daniel.” E per ribadire ancora una volta che, figuriamoci, qui non è di razzismo che si deve parlare, in cima allo striscione lo spray nero mette in chiaro: “No razzismo – No diversità.” Sulla sinistra, una svastica viene barrata a mo’ di divieto. Solo che la svastica è disegnata al contrario.

Tor Pignattara. Il “modello” d’integrazione. Dove le mamme cacciano Borghezio che sbraita mostruosità davanti al Pisacane, la scuola più multietnica di Roma.

In realtà frontiera della nuova guerra tra poveri, tra l’estrema periferia e la turbogentrification in versione pignetina. Chi si aggirasse in questi giorni per Roma noterebbe numerosi manifesti anti-immigrati con grafica tipica della peggior feccia fascista della capitale, stile CagaPound. Se non si avvicinasse non noterebbe la firma del consigliere del V municipio di Forza Italia. Il V Municipio di Roma Capitale è quello su cui insiste proprio Tor Pignattara.

In data 22 settembre, a firma di Valerio Mattioli e “Demented Burrocacao”, nella sezione reportage del noto sito VICE, esce un reportage proprio sul suddetto quartiere romano. Oltre al caso succitato al centro del reportage le gesta del Comitato di via Filarete(da non confondere col Comitato di quartiere Tor Pignattara “storico”), rappresentante i “cittadini che si ribellano”(buono come titolo per un poliziottesco anni ’70) contro “finto buonismo e finta integrazione”, “moschee in ogni angolo di strada” che qualcuno vuole addirittura come centri di reclutamento dell’ISIS, e “le frontiere spalancate che portano epidemie e terrorismo a Roma Est”. Il tutto condito con l’appello “alla difesa della famiglia e delle nostre tradizioni religiose”.

Pagina Facebook del “Comitato Filarete”, tra gli amministratori, oltre al “cittadino per Alemanno” Fabio Fraticelli, troviamo anche fan dell’organo semiufficiale del M5S TzeTze e dei raffinati collage del think tank progressista Adesso Fuori dai Coglioni (“Roma fa schifo” style, per i capitolini frequentatori di Facebook).

Interventi di gente che vuole sfasciare la moschea X, “mandare un po’ di negri a quelli dei Parioli”.

Il Corviale-giornale delle periferie: “la riunione è stata condotta, in spregio a qualsiasi norma democratica e di civiltà, per ottenere il consenso su un documento dai chiari contenuti xenofobi […] La lettera aperta—già consegnata al Sindaco a nome degli ignari cittadini e letta ad essi solo a posteriori—evita accuratamente di dire che il traffico di cocaina, la prostituzione, l’usura, il riciclaggio di denaro sporco, il proliferare delle sale scommesse […] a Torpignattara non sono altro che l’esito di azioni di criminalità organizzata italiana di stampo mafioso. E l’occultamento di questa verità serve ad addossare la responsabilità del degrado alla presenza degli immigrati.” E tra le altre cose, si può pure rimandare all’inchiesta dell’Espresso sulla fasciomafia capitolina. (http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/09/news/i-fasciomafiosi-alla-conquista-di-roma-1.178836).

“Un intreccio di traffici e intrallazzi, delitti e truffe, su cui si è imposta una cupola nera […]. Una nuova forma di mafia, comandata da estremisti di destra di due generazioni. Al vertice ci sono vecchi nomi, veterani degli anni di piombo, abituati a trattare con le istituzioni e con i padrini, abili a muoversi nel palazzo e sulla strada. Ai loro ordini c’è un’armata bifronte, che unisce banditi e narcos, manager nostalgici e giovani neofascisti.” Per questa Cupola Nera, Torpignattara è “uno dei territori prescelti […] per gestire le attività criminali.”

Quello che ne viene fuori è un quartiere spaccato in due, con le comunità straniere e gli “autoctoni” solidali da un lato, e la montante merda xenofoba dall’altro, con “autoctoni” che affittano sottoscala a 900 euro al mese a decine di bengalesi assieme per farsi le vacanze a Terracina(se appartenenti alla “fasciomafia” magari chiedono pizzo o prestano a usura ai negozianti immigrati) salvo poi volere i carri piombati che riportino i “negri” ai Parioli, perchè portano “epidemie e terrorismo”. Stupiamoci che poi c’è scappato il morto.

Alberto La Grutta

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