In questo periodo del quale si distinguono ormai solo luci ed ombre, con altri Studenti abbiamo cominciato ad incubare i nostri pensieri per costruire noi stessi, visto che la scuola non ha potuto farlo dalla metà di Marzo dello scorso anno: l’epidemia di Covid-19 ci ha permesso di vedere quanto disastrate siano state fino ad ora le nostre condizioni e quanto lo siano tutt’ora, più che mai. Evidente è la natura discriminatoria della DAD, che avvantaggia coloro in condizioni economiche tali da potersi permettere tutti gli strumenti necessari a garantire una continuità con le lezioni, tagliando completamente fuori chi non sia nella condizione di poter sostenere le spese necessarie. Inoltre la Didattica A Distanza, ora riformulata in Didattica Digitale Integrata, non è una soluzione congrua per le necessità formative e didattiche di noi studenti. A questo si aggiunge l’estremo impatto che l’esposizione così prolungata a dispositivi multimediali visivi e audio ha sulla salute psico-fisica. La luce blu porta a un più rapido invecchiamento della vista, e il suo eccesso può provocare disturbi del sonno e della concentrazione. La conclusione è che la DDI non è una soluzione ma un ripiego d’emergenza, e fin dal principio doveva esser considerata come un momento da superare, dando la priorità ad una messa in sicurezza degli edifici scolastici e ad un lavoro concreto sulle misure da adottare per un rientro in presenza da parte di tutta la comunità scolastica. Consci di questa difficile situazione, in molti -singoli individui oppure gruppi- ci siamo adoperati per proporre delle soluzioni, affiancate da proteste e manifestazioni continue, mentre in parallelo siamo alla ricerca di nuovi metodi per manifestare noi stessi ed i nostri pensieri, il tutto con la speranza di migliorarci come giovani donne e uomini e di portare dei piccoli cambiamenti nel breve periodo. Pensando anche a progetti che, se perseguiti con impegno, potrebbero portare risultati in maniera costante. Quanto finora si è scritto in sedi, lettere e giornali si è realizzato contemporaneamente all’interno di questi contesti d’occasione, che consistono in incontri tra studenti e non solo, ma anche nelle piazze, attraverso coordinamenti tra studenti di varie scuole, e anche insieme a lavoratori – tra i quali i nostri insegnanti- nella giornata del 29 Gennaio. in questa come in altre giornate si sono attivati molti gruppi di persone e si può vedere come tutto ciò che sta venendo attuato sta lentamente aprendo la comunità studentesca ad un interesse politico che non sia limitato all’ambito scolastico, in cui si tende a circoscriverlo, ma che sia nell’interesse di tutti. Ci troviamo in una situazione instabile e ritengo che tutti noi riusciremo a coglierne il meglio per il nostro bene e quello della collettività di cui ci sentiamo parte viva. Ci sono stati studenti nella nostra città capaci anche di andare oltre l’ambito della proposta occupando scuole come ad esempio gli studenti del Liceo Kant, che hanno portato attività costruttive nell’ambito politico ed umano.
La reazione che i rappresentanti dello stato italiano hanno avuto e continuano ad avere nei confronti di chi occupa sono sempre le stesse: disprezzo, odio, violenza. Il ragazzo “strattonato”, come viene detto in alcuni giornali online, è stato in realtà preso a colpi di manganello fino a cadere a terra rannicchiato. Un quindicenne che stava chiudendo un cancello per occupare insieme ad altri studenti si è ritrovato preso a manganellate da più di un poliziotto all’interno del perimetro scolastico, anche quando era a terra inerme. Questa è la più grande dimostrazione di assenza di cultura umana
Questo è l’unico mezzo con il quale lo Stato è capace di comunicare, oltre che tramite censura e false informazioni: la violenza. Il dialogo, anche se ancora ritenuto possibile, non è mai esistito di fatto. È necessario quindi operare sulla cultura, di cui ci facciamo carico ogni giorno tutti: alcuni incoscientemente, altri sapendo che non si fermerà e si evolverà sempre, forse finché non si svilupperà una concezione che neghi tutto quello che finora è lo Stato, partendo dalle basi della sua origine. Terminata l’occupazione al Kant, subito dopo ne vediamo di nuove negli ultimi giorni: nel pomeriggio infatti, segue allo sciopero del 29 gennaio, l’occupazione del Liceo Pilo Albertelli.
Come studenti è nostra intenzione metterci nella condizione di tornare nelle nostre Scuole in piena sicurezza, senza dover rinunciare né ad un pieno esercizio del nostro diritto alla salute, né di quello all’istruzione. Il fatto che le linee guida della riapertura siano state fornite dalla Prefettura di Roma, che dipende dal Ministero degli Interni, e non dal Ministero dell’Istruzione, è ulteriore dimostrazione dello scarso interesse che si ha nei nostri confronti in quanto esseri umani, prima che di lavoratori o studenti. Ancora una volta ci è stato imposto di sacrificare la nostra crescita e la nostra vita, essendo considerati dalle istituzioni unicamente per il ruolo che svolgiamo nella società e non come persone. Abbiamo chiesto quindi di raggiungere un accordo su un orario scaglionato per gli ingressi che si ponga tra la prima e la seconda ora del mattino e questo non solo per noi studenti, al fine di rendere veramente sicuri i mezzi di trasporto pubblici.
Coscienti del grande impegno che implicano le nostre richieste, vorremmo porre l’attenzione sulle reali motivazioni per cui la scuola può e deve essere una priorità, soprattutto in una situazione come quella corrente, in cui l’opinione pubblica e l’attenzione mediatica si concentrano spesso su ben altre questioni. La scuola è, e sempre sarà, la base di qualsiasi tentativo di cambiamento e miglioramento di una comunità perché solo in un ambiente culturalmente e socialmente ricco e prolifico di consapevolezza, spirito critico e passione, ma soprattutto voglia di confrontarsi, collaborare, lottare ed adoperarsi affinché si realizzi veramente ogni nostra aspirazione e speranza potrà sbocciare il seme del cambiamento, affinché ci siano le condizioni idonee per crescere, la forza di sognare ma anche quella di agire, perché si abbiano gli strumenti e le opportunità per plasmare il proprio futuro e per contribuire al miglioramento della Comunità umana. Sogniamo una scuola che possa essere un baluardo contro ogni forma di ignoranza, odio e discriminazione, che sia sociale, economica o politica, una scuola che possa essere un porto sicuro, al riparo dal vento distruttivo del bigottismo e della prepotenza, e ci adopereremo tutti individualmente e collettivamente ogni giorno affinché i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre opere non vengano ignorate. Nessuna donna o uomo che porti con sé la Cultura della Lotta resterà immobile mentre davanti ai propri occhi viene degradato e demolito il futuro.
Morgan Morra, studente non solo del Liceo Socrate ma anche del Mondo