Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, 7 Marzo 2020, penultimo giorno di viaggio.
“Decidiamo di rientrare a piedi. (…) proseguiamo su di un sentierino sterrato tra le erbacce a bordo strada, scelta obbligata; qualcuno ha scelto l’ombra di un enorme pannello pubblicitario come suo gabinetto, noi gli passiamo a fianco con la stessa naturalezza. Sul pannello, delle sagome di soldati in uniforme. Un giorno capiremo tutti che non ha senso cagare sotto le immagini ma sopra la logica delle armi, che tanto di merda è.
Stremati dalla sete, ci avviciniamo ad una signora anziana rinsecchita che, all’ombra di un altro enorme pannello, vende piccole banane; sul pannello, altri soldati in altre uniformi. Tre banane costano 200 FCFA. Paghiamo, le prendiamo ma cambiamo idea, ne vogliamo nove. Il sole è caldissimo, l’ombra è stretta e la signora inizia a selezionare e contare banane con una lentezza esasperante. Ne vogliamo nove, ne abbiamo prese e pagate tre, ora deve darcene altre? E noi dobbiamo pagare quanto?
Ogni tanto alziamo gli occhi sui pannelli: che divisa portano i soldati? UE? ONU? USA? Francia? Cina? Che divisa portano e che tipo di armi imbracciano? Finalmente una scintilla nei nostri cervelli bolliti: gli anziani non sanno contare e continuano a vendere ‘al pezzo’; le restituiamo le tre banane, lei si illumina, ci restituisce i 200 FCFA e ci consegna un casco del valore di 500 FCFA, che conta circa nove banane e costituisce in pratica un quarto di tutta la sua mercanzia. L’intera operazione si è svolta per un prezzo finale di circa 80 centesimi di euro.”[1]
Il collettivo SE si è costituito nel 2017 per compiere una ricerca su un piccolissimo periodico che venne pubblicato per due anni, 1988 e 1989, in un villaggio della savana centrafricana, ciclostilato a mano e venduto ai Panà, il popolo di contadini e cacciatori che abita la zona nord ovest del paese. Due viaggi, nel 2019 e nel 2020, intrapresi con l’obiettivo di re-incontrare i vecchi giornalisti, hanno permesso di entrare in contatto con un gruppo di studenti universitari che, da due anni a questa parte, inviano il materiale per il sito www.zoukpana.it.
Il libro da cui è tratta la citazione racconta tre momenti della storia della Repubblica Centrafricana: 1988-1989; 2005; 2019-2020 ma il contesto pare immutato. Dittature camuffate da democrazie, in nome della credibilità necessaria ai grandi protagonisti dello sfruttamento, complici dei politici corrotti.
Imponenti interventi esterni e multicolori per la “messa in sicurezza” armata: attualmente solo nella capitale sono presenti 12.000 caschi blu, i “formatori” europei dell’EUTM (missione dell’Unione Europea per l’Addestramento), i “formatori” russi, in particolare il gruppo di mercenari WAGNER fedelissimi a Putin e al presidente Touaderà, gli “stabilizzatori” francesi, i “formatori” statunitensi… Milizie armate, quello che sono di fatto, “non si può dire” perché la Repubblica Centrafricana è sotto embargo per le armi.
“Spazi Pubblicitari: sono tutti ritratti in divisa, armati e rassicuranti sugli enormi pannelli che popolano le vie della capitale i quali però – attenzione! Attenzione! – non possono essere fotografati pena l’arresto, sono tutti giovani, forti e belli, donne e uomini, eroi. Poi ci sono le forze “ufficiose” e quelle si chiamano “ribelli” o “gruppi armati” che controllano l’80% del territorio al soldo di chi sfrutta le risorse di uranio, oro, coltan, legnami pregiati, petrolio. Non hanno spazi di affissione dedicati, che bisogno c’è?
I loro capi fanno parte del governo o sono stati graduati nell’esercito ufficiale durante brevi e funzionali attimi di pentimento; appaiono in scatti che li ritraggono ben vestiti in visite ufficiali a complici stranieri, si recano regolarmente in città e tutti lo sanno, li conoscono. La gente non sa più chi è ad ucciderla, a farla sparire per poi farla ritrovare a pezzi. La gente, soprattutto nelle campagne, non riconosce le divise di chi ruba, violenta, occupa le case. 4.500.000 abitanti, 1.500.000 nella capitale; gli altri sparsi in agglomerati senza acqua corrente e luce elettrica su un territorio grande due volte l’Italia sistematicamente depredato”.
Le affermazioni che avete letto sono argomentate e documentate sul sito citato www.zoukpana.it e nel video “La Nascita di Zoukpana” (durata 25 minuti) che il collettivo SE è disponibile a presentare in incontri in presenza e la cui realizzazione ha esposto i reporter a rischio di vita.
Sbalorditivo e quasi affascinante camminare sulle strade di Bangui – di per sé già azione politica visto che per motivi di “sicurezza” nessun bianco lo fa – immersi in questo enorme campo militare dai molteplici colori, mezzi, divise, dove tutti sembrano andare d’accordo tra loro. I cingoli dei carri armati a pochi centimetri dai piedi, tra le bancarelle e gli alberi di mango, le camionette con i mitra puntati tra nugoli di bambini che vanno – provano ad andare – a scuola, il rischio di essere fermati per un controllo severo e pericoloso praticamente da chiunque, senza poter discernere chi sia e quindi come reagire.
Sapendo che la vita, la vera vita quotidiana delle persone, è ragionata su quei famosi 80 centesimi di euro della vecchina, in un sistema dove il senso del soldo quotidiano è davvero semplificare il baratto, lo scambio. Tutto il resto è sfruttamento assicurato dalle armi. Come dice l’anima del commercio: la pubblicità.
Caterina Perata Agosto per il collettivo SE
NOTE
[1] A cura di Federico Olivieri e Caterina Perata Agosto, La Strada di SE. Storia di un Giornale Centrafricano, People, 2021, pp. 137-138.