Il Movimento Occupy Wall Street, con tutti i suoi limiti ma anche con tutti i suoi aspetti positivi, non fosse altro quello di essere stato uno dei movimenti d’opposizione più ampi e diffusi della storia a stelle e strisce dal dopoguerra ad oggi, ha lasciato una traccia profonda nella società statunitense. È riuscito, infatti, a costringere il governo Obama ad agire nei confronti della crisi originatasi a partire dal crollo della Lehman Brothers in una logica, sia pure blandamente, keynesiana, operando un parziale riequilibrio dei redditi con la conseguente fine della crisi. Quel movimento è terminato, almeno nei termini delle enormi dimensioni che aveva avuto ai suoi inizi, ma, evidentemente, ha lasciato un segno nell’immaginario del popolo americano, il che ha comportato la nascita di un target ideologico che Hollywood non si è lasciato sfuggire, sia a livello filmico, sia a livello televisivo.
Nella recente filmografia americana e nelle serie TV, infatti, innanzitutto abbiamo visto capitalisti, finanzieri e manager diventare i cattivi, anzi gli arcicattivi di turno. Citeremo solo due esempi: uno famoso, l’altro meno, ma forse ancora più indicativo.
Il primo è ovviamente The Wolf of Wall Street, dove i suddetti signori, gli stessi salvati dalla prima manovra da 700 miliardi di euro del governo Obama,[1] vengono descritti in maniera a dir poco impietosa, come un branco di sociopatici e sadici sociali.
Come però dicevamo, forse è ancora più indicativo un parossistico film di cassetta come Bounty Killer. Questa la trama: le multinazionali hanno preso il controllo della Terra e la loro sete insaziabile di profitto e di potere ha portato allo scoppio di una nuova guerra mondiale. Il conflitto ha permanentemente alterato la faccia del pianeta e tra le macerie si è formato il Consiglio delle nove rose, il cui unico obiettivo è individuare ogni manager responsabile – direttamente o indirettamente – di quanto accaduto. Composto da spietati assassini a sangue freddo ma anche di dilettanti, il Consiglio vuole del tutto estirpare la radice dell’apocalisse e tentare di riportare la situazione alla normalità.[2]
Insomma, capitalisti, finanzieri e manager vengono spesso rappresentati in modo diametralmente opposto a quanto succedeva fino a pochissimi anni fa: da personaggi positivi ed eroicizzati sono diventati i cattivi di turno. All’interno di questo contesto, la cosa però più interessante sono le serie TV: qui non solo abbondano le trame dove questi – insieme ai politici, ma non è una novità assoluta – vengono rappresentanti alla stregua di una sorta di supercriminali, ma, in alcuni casi… i buoni siamo noi!
Prendiamo American Odissey, thriller sulle vite di tre persone che si incrociano inaspettatamente: il Sergente Odelle Ballard entra in possesso delle prove di una verità sconvolgente – sono le big corporation USA, appoggiate dall’esercito e dalla CIA, ad aver organizzato e finanziato il terrorismo internazionale per i loro scopi – per cui corporation, governo ed esercito fanno di tutto per ucciderla mentre lei cerca disperatamente di tornare indietro. Tramite un hacker militante in Occupy Wall Street, queste informazioni giungono al leader carismatico del movimento Harrison Walter, mentre a New York l’avvocato Peter Decker, che lavora per la stessa compagnia coinvolta nella cospirazione, comincia anch’egli ad avere dei sospetti. In questa serie il movimento nordamericano è rappresentato a più riprese, anche in alcuni aspetti organizzativi ed ideologici, mentre il buono e bell’Harrison, una sorta di giovane David Graeber, giunge perfino a far innamorare la killer CIA che lo dovrebbe far fuori…[3]
Ancora più particolare, da questo punto di vista, è la trama della serie cult e pluripremiata Mr. Robot,[4] che è del tutto incentrata sulla storia di un gruppo anarchico – l’ideologia del gruppo è implicitamente ma chiaramente presentata in numerosi dialoghi – il cui obiettivo è, alla lettera, “salvare il mondo”. La serie è a tratti una sorta di via di mezzo tra Uomini che Odiano le Donne – il protagonista Elliot è un hacker libertario con vari disturbi mentali e dipendenze che sembra un po’ la versione maschile di Lisbeth Salander – The Wolf of Wall Street e V per Vendetta. In V per Vendetta, in effetti, alcuni anni fa avevamo già trovato un eroe – anzi, un supereroe… – anarchico: ma il nostro combatteva contro un regime fascista. Qui invece il gruppo combatte direttamente contro il capitalismo e lo Stato, si ritrova appioppato l’etichetta di “terrorista”, si invocano contro di lui le norme del Patrioct Act e, ciononostante, sono i suoi componenti, nelle loro luci e nelle loro ombre, i personaggi positivi della storia – gli “eroi” – sono senza dubbio loro.[5]
Cosa dire: ovviamente Hollywood e l’industria televisiva non sono diventate improvvisamente un covo di sovversivi. Hanno dovuto però evidentemente fiutare la presenza di un target rilevante per film e serie televisive con trame del genere e, poiché “business is business”, le sta producendo senza porsi particolari problemi. Il che è la vera cosa interessante, perché indica il fatto che nell’immaginario di una discreta fetta di pubblico nordamericano un sovversivo libertario è visto come un eroe positivo.
Enrico Voccia
NOTE
[1] Per dare un’idea dell’enormità della cifra, basta dire che è il doppio di tutto il bilancio della NASA, viaggi lunari compresi, dagli anni cinquanta del secolo scorso ad oggi. In altri termini, il governo Obama era partito un po’ come tutti gli altri – costringendo i poveri a fare la carità ai ricchi – ma l’inaspettata ampiezza e radicalità del movimento Occupy Wall Street lo ha costretto, come dicevamo, a sia pure blande politiche “roosveltiane”.
[2] http://www.filmtv.it/film/62382/bounty-killer/
[3] http://movieplayer.it/serietv/american-odyssey_3654/
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Mr._Robot
[5] La serie, di là di questo, è molto bella da molti punti di vista, particolarmente la prima stagione: peccato che lo sceneggiatore, pur presentando discretamente le motivazioni ideologiche del gruppo, non abbia molto presente la metodologia del consenso tipica del movimento nordamericano e rappresenti gli aspetti organizzativi del gruppo in maniera incoerente con i suoi assunti ideologici.