Il viandante telematico che andasse sul sito, ne ho scelto uno ma altri andrebbero altrettanto bene, di una nota rivista, sempre telematica, Orizzonte Scuola troverebbe, fra gli altri, un annuncio inquietante:
“Assunzioni. Avviso fase B in GU: su Istanze on line proposta a mezzanotte e un minuto del 2 settembre. Risposta entro 11 settembre”
Traduco per i non addetti al lavori “Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato l’avviso per coloro che saranno immessi in ruolo nella fase B – le immissioni in ruolo sono state divise in quattro fai, la fase 0 e la fase A che si sono svolte secondo modalità tradizionali, e la fase B e C per le quali si applica un nuovo modello – che verranno informati via internet, mediante la funzione Istanze on line sul sito del Ministero dell’Istruzione Università Ricerca, di qual è la scuola nella quale sono stati assunti.
A questo punto segue la minaccia:
“Si ricorda che in caso di mancata accettazione, nei termini e con le modalita’ predetti, i docenti destinatari non possono essere ricevere ulteriori proposte di assunzione a tempo indeterminato ai sensi del piano di assunzioni di cui all’articolo 1, comma 98, della citata legge.
Si ricorda altresi’ che i soggetti che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata nella citata fase b), non partecipano alle fasi successive del piano di assunzioni e sono definitivamente espunti dalle graduatorie di merito e ad esaurimento in cui sono iscritti.”.
In buona sostanza coloro che riceveranno, avendo presentato sempre via internet la domanda di assunzione, saranno posti di fronte alla scelta secca. o accettare la destinazione o uscire dal mondo della scuola.
Apparentemente un comportamento ragionevole da parte del governo visto che si può, con qualche buona ragione, sostenere, che è preferibile l’assunzione a tempo indeterminato nella scuola alla condizione di precario o di disoccupato.
Questa ovvietà però non funziona per un motivo evidente, coloro che saranno chiamati, e altrettanto vale per gli assunti della fase C, hanno dovuto scegliere ponendo in ordine di preferenze TUTTE le province con il risultato che chi non troverà posto nella propria provincia o, al peggio, in una provincia vicina sarà costretto ad accettare la prima provincia dove si trova un posto disponibile.
Visto che, mi rendo conto di ricordare ovvietà, i precari e disoccupati della scuola si ammassano al sud ed i posti sono al nord, l’effetto di questa misura è sin ovvio, un numero rilevantissimo di precari che attualmente sono al sud sarà costretto a spostarsi al nord con i sacrifici che ne conseguono soprattutto se si considera che si tratta per la gran maggioranza di donne di età media abbastanza elevata, spesso con dei figli, e che hanno scelto di restare al sud nella speranza di entrare in ruolo nella propria zona. è, insomma legittimo il sospetto che il governo volesse in realtà spingere alla rinuncia un discreto numero colleghi visto che un’altra spiegazione razionale di questa manovra non si trova a meno di non assumere l’ipotesi che il fine sia “educativo” nel senso, è ovvio, di punitivo.
Di fronte alle proteste, che hanno trovato interlocutori politici importanti come Michele Emiliano il presidente della Regione Puglia, il governo ha fatto un’operazione furba permettendo ai nominati che hanno in corso una supplenza al 30 giugno o al 31 agosto di entrare in ruolo subito dal punto di vista giuridico ma, dal punto di vista economico, nell’anno scolastico 2016/7 con l’effetto di disinnescare in parte le proteste – in un anno molti possono sperare in novità positive - e per di più risparmiano una cifra consistente visto l’impatto economico del rinvio.
A breve avremo più chiaro il quadro della situazione, quanti saranno nominati, quanti rinunceranno, quanti effettivamente si sposteranno e potremo capire meglio che impatto avrà l’operazione sulla categoria degli insegnanti
D’altro canto, il fatto che vi sarà uno spostamento sud – nord ingenera tensioni fra gli insegnanti del sud che non vogliono spostarsi e fra quelli del nord che temono di perdere la possibilità di reddito legato al lavoro che svolgono.
A questo punto, a mio avviso, sarebbe forse utile ricordare come si è determinata la situazione attuale e chi ne è responsabile.
Nel luglio 2001 col decreto legge n. 255/3.7.200, era ministro Letizia Moratti e governava la destra, si riconobbe al servizio prestato in qualità di insegnanti nelle scuole paritarie pari dignità rispetto a quello prestato nelle scuole pubbliche, in concreto, visto che di “dignità” non si vive, per l’ottenimento di supplenze e per le immissioni in ruolo il punteggio derivante dai due tipi di servizio fu unificato.
Si trattava con ogni evidenza di una concessione di straordinario rilievo, sia simbolico che economico, alla
scuola privata che in Italia è, nelle stragrande maggioranza dei casi, gestita dalla chiesa cattolica.
Infatti una serie di scuole paritarie, è bene ricordare che le scuole paritarie sono a tutti gli effetti scuole private sottoposte a limitatissimi controlli pubblici, si è specializzata nella vendita di punteggio assumendo personale a condizioni indecenti, a stipendio ridotto e, in alcuni casi, senza stipendio in cambio dell’ottenimento di un punteggio spendibile in prospettiva per l’immissione in ruolo.
A questo punto è avvenuto, ma era perfettamente prevedibile che avvenisse e comunque la cosa era di dominio pubblico, che molti precari del sud, di fronte alla scelta di trasferirsi a nord con scarse possibilità di lavoro, spese rilevanti per abitazione, viaggi ecc., si sono piegati al ricatto fornendo un personale a costo ridottissimo alle scuole paritarie delle loro località.
Si potrà obiettare che il loro comportamento è criticabile ma è ancor più criticabile il porre sullo stesso piano le responsabilità di soggetti posti in condizioni di debolezza di fronte a quelle dei proprietari delle scuole paritarie e soprattutto dei governi che hanno determinato prima e tollerato poi questa situazione.
Per completezza di informazione va detto che il ddl introdotto dal ministro Moratti era la logica conseguenza della Legge n. 62 del 10 marzo 2000, ’ Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto
allo studio e all’istruzione’, voluta fortemente dal ministro Luigi Berlinguer, membro di un governo di sinistra, e, soprattutto, che negli anni seguenti non si è posto in alcun modo mano a rimediare allo sconcio
che avveniva sotto gli occhi di tutti.
Va ricordato, d’altro canto, il sostanziale silenzio dei sindacati istituzionali che su questa situazione, se si fa
eccezioni di alcuni esponenti locali, non si è certo impegnato, mentre le denunce continue ed aperte del sindacalismo di base non hanno trovato molta attenzione, per usare un eufemismo.
Non è necessario molto acume per comprendere che non ci si è voluto scontrare con la potente lobby delle
scuole private che in questi anni ha ottenuto sostegno diretto ed indiretto da governi nazionali e locali di diverso orientamento ma di comune opportunismo.
Se quanto sinora affermato è esatto, e ci pare difficile confutare che tale sia, va evitata l’ennesima batracomiomachia, magari fomentata da politici interessati a trovare attenzione e consenso a poco costo e vanno cercate soluzioni serie e strutturali alla situazione attuale.
In ogni caso, all’interno di un’iniziativa tutta da costruire, per opporsi all’insieme del progetto che va sotto il nome di buona scuola andrà affrontata la questione dei trasferimenti coatti.
Cosimo Scarinzi