Il 31 ottobre ed il 1 novembre ci sono state in tutta Italia manifestazioni ed iniziative di solidarietà con il popolo curdo in risposta all’appello globale per la pace e la libertà. A Pordenone, Palermo, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Venezia e Roma migliaia sono le persone che hanno marciato. Il corteo di Roma è partito da piazza Esquilino ed è sfilato per le vie del centro con slogan, canti ed interventi dal camion che ha aperto il corteo con la comunità curda in prima fila. Migliaia di manifestanti hanno chiuso la manifestazione in piazza SS. Apostoli con interventi dai microfoni . Molti gli slogan di protesta contro il presidente turco Erdogan. In Turchia ci sono state tre stragi negli ultimi mesi, Diyarbakir, Suruc ed Ankara. Le bombe sono esplose durante manifestazioni di solidarietà al popolo curdo. Decine di morti e centinaia di feriti tra cui attivisti anarchici e libertari. Una vera e propria strategia della tensione ad opera dello stato turco, alleato NATO, coadiuvata dal MIT (servizi segreti turchi) e da Erdogan che mira ad imporre il proprio potere attraverso lo stato di guerra. Katil Erdogan! Erdogan assassino! Guerra alla guerra! Ovunque Kobane Ovunque resistenza! era scritto sui grandi cartelloni e banner che hanno sfilato per le vie di Roma.
Alla fine della prima guerra mondiale gli stati imperialisti hanno deciso di spartire popoli e terre in nome del profitto. I vari gerarchi nazionalisti hanno imposto una logica di stato/nazione reprimendo le culture locali presenti nei territori. Tra gli altri i curdi sono stati oggetto di massacri, rappresaglie, coprifuochi, stragi e repressione da parte delle nazioni che hanno seminato guerra e terrore. Si contano, ad oggi, decine di migliaia di morti, migliaia di esuli e prigionieri politici insieme ad attivisti a loro solidali. Ma i curdi non si sono arresi ed hanno organizzato la loro autodifesa esistenziale e politica contro la guerra e la barbarie, per la vita, la pace e la loro libertà. A fianco delle partigiane e dei partigiani sono sventolate le bandiere delle YPG e YPJ.
I curdi hanno costituito le Unità di Autodifesa del Popolo (YPG) e le Unità di Autodifesa delle Donne (YPJ) che hanno liberato nel mese di gennaio 2015 la città di Kobane al confine turco/siriano. Lo stato islamico, sostenuto da Turchia, Qatar ed Arabia Saudita, ha assediato la città che è stata liberata dalle partigiane e dai partigiani dopo 137 giorni. La popolazione, fuggita alla guerra, è ora rientrata a Kobane e vuole ricostruire la città. I manifestanti solidali chiedono l’apertura dei confini e la fine dell’embargo a cui è sottoposta ancora la città e la sua gente.
La manifestazione ha salutato con fuochi d’artificio in piazza SS. Apostoli la Rivoluzione in Rojava.
Il 19 luglio 2011 in Rojava, ispirandosi al comunalismo libertario e l’ecologismo sociale di Murray Boochkin, filosofo e pensatore anarchico, i curdi hanno creato un sistema sociale, economico e politico con consigli nei quartieri, nei villaggi fino alle comuni. I loro rappresentanti, a rotazione, sono sempre formati da un uomo ed una donna. Un ‘organizzazione sociale e politica decentrata ed orizzontale partecipata ed autogestita confederata che ha tenuto conto delle differenze culturali di tutti i popoli che abitano quei territori e che si propone di diventare una vera e propria alternativa al centralismo statale e nazionalista guerrafondaio. Aprendosi alle istanze libertarie i curdi hanno deciso di creare strutture autogestionarie auspicando che divengano estranee ai canoni dell’attuale capitalismo finanziario liberale e neocoloniale. Molte realtà anarchiche internazionali sostengono la Rivoluzione in Rojava per le sue pratiche comunalistiche autogestionarie, le sue istanze e prospettive libertarie.
Lunga vita alla Rivoluzione in Rojava!
L’incaricata