Razzisti e polizia, una grande alleanza per un spettacolo mal riuscito

Partiamo da una constatazione: da decenni la Questura di Trieste si era contraddistinta, rispetto ad altre città, per una gestione poco muscolare dell’ordine pubblico: la repressione contro i movimenti sociali era affidata in primis a tonnellate di denunce e multe e solo raramente ai manganelli. Quello che è successo in Piazza Libertà segna un cambio di passo di cui prendere atto.

La manifestazione di sabato 24 ottobre di “Son Giusto” era una chiara provocazione, lo sapevano i promotori e lo sapeva la polizia. Non si può chiamare altrimenti un presidio indetto nella piazza dove ogni giorno i migranti reduci dalla rotta balcanica vengono soccorsi e aiutati – in modo completamente autogestito e autofinanziato, altro che finanziati da Soros – dalle associazioni Linea d’Ombra e Strada Si.cura. Era ovvia una reazione da parte delle antirazziste e degli antirazzisti in solidarietà ai migranti e a chi li aiuta.

Quello che nessun* si aspettava era una gestione della piazza così demenziale e al contempo così violenta da parte della Questura. E’ chiaro che l’ordine di far parlare i razzisti nel centro della piazza è arrivato dall’alto e che andava eseguito ad ogni costo. Ed è così che ripetute cariche hanno ferito compagne e compagni, mentre vari partecipanti che facevano resistenza passiva sono stati trascinati via con violenza.

Sia chiaro che non diciamo questo per chiedere le dimissioni di questo o quell’altro esponente della Questura, né per invocare una “miglior gestione” dell’ordine pubblico, che non è altro che l’infame ordine di questa società basata sullo sfruttamento e sul dominio.

Diciamo tutto questo perché sia chiaro a chi non c’era in piazza sabato qual è stata la dinamica dei fatti.

Nonostante le botte, la determinazione di quanti erano spontaneamente presenti in piazza ha fatto sì che la manifestazione xenofoba si riducesse a poche decine di squadristi protetti dall’antisommossa. I neofascisti parlavano a loro stessi mentre tutt’attorno la rabbia degli antirazzisti e delle antirazziste, rimaste attorno alla piazza, si faceva sentire con forza. Nei loro discorsi i camerati non si sono fatti mancare nulla: omofobia, antisemitismo, attacchi alla libertà delle donne, negazionismo sul covid e proclami di guerra razziale hanno fatto cadere ogni velo sulla presunta “apoliticità” dell’iniziativa.

Di fronte a una crisi sociale sempre più devastante, purtroppo questi rivoltanti slogan attecchiscono in una parte della popolazione. Per questo il compito dei movimenti antirazzisti non è solo quello di contrastare nelle piazze i gruppi xenofobi, ma è soprattutto quello di costruire un’alternativa radicale che sappia concretizzare in senso solidale e autogestionario la rabbia sempre più diffusa nelle classi popolari.

Piena solidarietà ai compagni e alle compagne ferit*.

Gruppo Anarchico Germinal

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