Prosegue, in tutta Italia, la lotta contro il DDL Buona scuola. Gli strumenti non sono certo dei migliori, tuttavia lo sciopero degli scrutini o come è stato definito in un recente comunicato dell’U.S.I.- A.I.T. Educazione lo “sciopericchio”, ha comunque registrato una alta adesione. Davvero numerose sono state le scuole in cui gli scrutini, ad eccezione delle classi terminali dei cicli di studio, sono interamente saltati.
Si è trattato, senza dubbio di un successo che non potrà essere di certo oscurato dagli sterili commenti di Renzi o di pseudo associazioni studentesche che invocano, disconoscendo
ampiamente i meccanismi che regolano il diritto di sciopero in Italia, pene e multe per coloro i quali, una minoranza di docenti a loro dire, tengono in ostaggio le pagelle degli studenti. Come nelle migliori distopie così come nella realtà sono questi beceri tentativi di manipolare notizie, distorcere la verità.
Nel frattempo Renzi non è ancora sazio di batoste e quella elettorale non gli è ancora bastata, lo stesso continua ad andare avanti ma non più come uno spedito treno ad alta velocità giapponese bensì ha assunto, ormai, l’andamento di una littorina della tratta jonica calabrese delle ferrovie di stato ma sempre avanti vuole andare malgrado negli scorsi giorni il DDL sia stato dichiarato incostituzionale dalla commissione Affari Costituzionali del Senato. Le questioni riguardanti l’incostituzionalità vertevano, soprattutto attorno al nuovo ruolo che rivestirebbe il Dirigente scolastico, la fine del contratto collettivo di lavoro a cui è connessa la libertà di insegnamento, ancora la valutazione del personale docente, i nuovi meccanismi di trasferimenti e mobilità che precarizzano anche chi lavora da anni con contratto a Tempo indeterminato. Sarebbero incostituzionali anche i rapporti nuovi che si creerebbero fra governo, scuola e sindacati, infine il rinvio delle assunzioni degli idonei al concorso, indetto nel 2012 ed il nuovo tipo di contratto a tempo indeterminato che sarebbe in realtà diviso tra albi territoriali e contratti triennali rinnovabili, sono stati gli elementi che formalmente fanno ritenere questa riforma non conforme alla costituzione. Posto che la costituzione è solo una bella carta che rimane al suo posto perché non sono le leggi che creano il vivere comune ma la volontà di uomini e donne, questa battuta di arresto ha rappresentato un debole ruggito del leone che non vuole più cedere facilmente il passo a Renzi e accoliti. Tuttavia occorre sottolineare che il Signor Renzi sa di poter contare sugli amici che non lo tradiranno mai: vedi il caso Verdini che rappresenta la sostanza ancora intatta del patto del Nazzareno, una alleanza che non si cura di divisioni e steccati di facciata ma punta al sodo: mantenimento del potere allo stato puro.
Tutti questi sono gli intrighi di palazzo degni della migliore tradizione della Costantinopoli bizantina ma non è questa serie di intrighi da sottolineare, il potere in fondo non fa altro che tentare di mantenere solo in piedi se stesso e chi pensa di ottenere, da questo, vantaggi per tutto il popolo (per una massa inerme e senza nome pericolosa, a volte, come la folla manzoniana, altrimenti mite come le genti in ascolto del Cristo sulla montagna) . Agli educatori, uomini e donne che tentano più o meno consapevolmente di essere liberi, interessa ben altro e nemmeno qui ci si vuole improvvisare politologi da bar sport.
Si potrebbero citare le numerose inchieste che stanno emergendo sui fondi usati da Renzi per la sua campagna elettorale, oppure sollevare la questione morale intorno al PD, citando lo scandalo “mafia capitale” ma che questo “divertissement” lo si lasci agli inutili salotti televisivi, ai frustrati della rete, come già ribadito non è questo l’elemento saliente di questa lotta. Quello che occorre valutare è, soprattutto, la capacità di mobilitazione dei lavoratori. Lo “sciopericchio” breve è stato, come prima detto, largamente partecipato, ma a questo punto è lecito chiedersi cosa sarebbe accaduto se, preso il coraggio a quattro mani, rifiutati gli accordi del passato, si fosse dichiarata - da parte dei grandi sindacati - una mobilitazione realmente costante? Ormai la “scusa ” dei docenti che non seguono le iniziative di lotta non regge più, lo testimoniano le migliaia di iniziative autorganizzate diffuse in tutto il paese, lo sancisce l’alta partecipazione agli scioperi. Forse si sarebbe assistito a un panorama non dissimile da quello cileno dove dal primo giugno è stato dichiarato sciopero ad oltranza, in questo modo è stata per ora sospesa la trattazione di questa riforma alla camera Cilena.
Il percorso che attende l’educazione italiana è molto difficile ma soprattutto lungo, nel frattempo la mobilitazione non va in vacanza: sono previsti nei prossimi giorni numerosi
momenti di protesta e spazi informativi, presidi, sit-in, flash mob. La scuola , quest’anno, non va in vacanza!
k.