Tra le attività di routine di chi usa spesso la Rete c’è - o almeno ci dovrebbe essere - quella della periodica pulizia della “cache del browser”, vale a dire alla cancellazione delle tracce che i siti web che visitiamo lasciano sul nostro computer [1]. Questa pulizia può essere fatta automaticamente dai programmi che usiamo oppure manualmente e la sua frequenza è una scelta esclusivamente individuale: i più paranoici possono ripulire tutto anche ogni minuto, quelli meno preoccupati, o che ignorano del tutto la questione, possono aver conservato sul proprio computer, spazio permettendo, anche tutta la loro “storia” da quando usano il Web.
In entrambi i casi si corre il rischio, almeno negli USA, di beccarsi una condanna penale anche bella pesante, sia che improvvidamente si siano lasciate le tracce delle proprie marachelle (e questo è scontato) sia che queste siano state cancellate tutte e subito. In altre parole da un po’ di tempo la sempre osannata democrazia americana sta considerando un reato anche cancellare dati registrati sul proprio computer.
L’ultima vittima di questa nuova follia giudiziaria è stata condannata, a metà dello scorso mese di giugno, a 30 mesi di carcere per aver cancellato la storia della navigazione del suo browser e alcuni file video, come si legge nell’atto di accusa: “Eliminando la sua cache di Internet e altri file, Matanov ha ostacolato l’FBI nel determinare la sua attività Internet durante la notte tra il 18 aprile e il giorno del 19 aprile 2013 […]” [2]
La condanna non è arrivata, come si potrebbe pensare, a causa del fatto che il reo era sospettato di complicità con i colpevoli dell’attentato alla maratona di Boston [3], ma perché è stata applicata nel suo caso una legge approvata nel 2002, subito dopo il clamore suscitato dallo scandalo “Enron” [4]. La norma, conosciuta come “Sarbanes-Oxley Act” (SOX), prevede che chiunque “distrugga, alteri o falsifichi registrazioni, documenti o oggetti in una investigazione federale” può essere condannato ad una pena che arriva a 20 anni di reclusione. Questa legge era chiaramente stata fatta per punire chi cerca di far sparire le prove di un illecito per evitare una condanna, per esempio un dirigente o un impiegato di una società che distruggono gli incartamenti o i dati elettronici che potrebbero accusarli e non certo per un individuo che cancella i file registrati sul proprio computer di casa.
Contrariamente a quello che si può credere non è la prima volta che i tribunali statunitensi applicano la SOX in modo così disinvolto. Nel 2010, il giovane hacker che aveva violato due anni prima l’e-mail della candidata alla presidenza Sara Palin, fu accusato anche di aver cancellato dei dati dal proprio computer ma, per sua fortuna e per le sue precarie condizioni di salute, è stato condannato solo a un anno e un giorno [5].
Sentenze del genere sono oltre qualsiasi tipo di immaginazione, in pratica la magistratura statunitense può accanirsi contro un (presunto) colpevole non solo per il reato che ha commesso, ma può anche condannarlo solo per aver cancellato un file dal proprio computer. In pratica si viene condannati non per un reato ma per aver occultato quelli che potrebbero essere elementi di prova. Come se il contenuto del computer personale non fosse più di proprietà di un singolo, ma dovesse restare sempre e comunque a completa disposizione delle autorità competenti preposte alla repressione. Perché un conto è usare come indizi o prove i contenuti (anche quelli cancellati) di un computer personale, cosa che viene già comunemente fatta da sempre, altro è diffondere tra le persone la paura che la cancellazione, che potrebbe essere anche casuale, di un file sia passibile di una punizione che può arrivare a venti di anni di galera. Approvando e applicando norme di questo genere, a lungo termine si riuscirà a convincere le persone che è un potenziale reato qualsiasi tentativo di mantenere ancora un briciolo di riservatezza anche quando si usano i propri computer.
Di questo passo l’incubo di Orwell ci sembrerà un parco giochi.
Pepsy
Note
[1] Sono dati quali l’indirizzo dei siti visitati, l’elenco dei file scaricati, le immagini viste, eccetera.
[2] Qui il testo originale http://www.justice.gov/sites/default/files/usao-ma/legacy/2014/05/30/Indictment.pdf
[3] Il 15 aprile 2013, durante lo svolgimento della maratona di Boston scoppiarono due ordigni che uccisero 3 persone e ne ferirono più di 200. Lo scorso mese di giugno uno dei due colpevoli è stato condannato a morte, l’altro (suo fratello) era morto in uno scontro a fuoco con la polizia poco dopo l’attentato.
[4] Una delle più grosse bancarotte di tutti i tempi, subito superata l’anno seguente da quella di “WorldCom”.
[5] http://www.cbc.ca/news/world/sarah-palin-s-email-hacker-gets-1-year-1.935904