Oltre lo scenario

È evidente che la prossima riunione, dedicata a istruzione e lavoro, del G20 a Catania è, dal nostro punto di vista, un’occasione di mobilitazione e di denuncia della politica dei governi coinvolti e, in particolare, del “nostro” governo proprio su questi temi, peraltro ampiamente trattati sulle pagine di Umanità Nova.

Potremmo, insomma, liquidarla come uno dei tanti eventi che, almeno per quanto è dato saperne, adornano la società dello spettacolo e che vanno assunti solo come un bersaglio politico. D’altro canto è difficile immaginare che governi come quelli coinvolti, basta pensare a USA e Cina impegnati da tempo in una guerra a bassa intensità, possano e vogliano definire una qualche politica comune efficace per non soffermarsi su come, sulla questione dell’istruzione, siano immaginabili pecorsi comuni fra stati come Arabia Saudita, Indonesia e Turchia da una parte e potenze occidentali dall’altra.

Può valere comunque la pena di ragionare, in primo luogo, su come questa vicenda viene venduta, in particolare dal “nostro” governo, su quelli che possano essere gli obiettivi reali di questi incontri e, soprattutto, degli accordi che vedono protagonisti non solo i governi ma le grandi imprese interessate al settore della formazione ed alle radicali trasformazioni che lo coinvolgono.

Partiamo dalla favola bella narrata dal ministero dell’istruzione a milioni di studenti e insegnanti. In preparazione del G20, il ministero ha indetto un concorso nazionale dall’accattivante nome “La presidenza italiana del G20: progettare e lavorare per dare un volto nuovo al mondo in cui vogliamo vivere”. Basta, a questo proposito, leggere l’articolo 1 del bando che presenta il concorso:

“Il G20 è un forum di leader mondiali creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie, per stimolare le rispettive economie e astenersi da misure protezionistiche, in modo da accelerare la fine della recessione.

Il G20 riunisce Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia e Unione Europea.

Nel 2021 la leadership mondiale di questo grande gruppo di nazioni passerà all’Italia e le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi incideranno su una significativa parte della popolazione.

La nostra generazione sta affrontando la sfida del Coronavirus, che ha mostrato l’inevitabile interdipendenza di tutti gli Stati.

L’Italia si appresta a prendere il testimone della guida di questo grande gruppo ed ha l’occasione di proporre soluzioni per ripensare un modello di sviluppo in cui l’innovazione si coniuga con una maggiore sostenibilità economica, sociale ed ambientale.

Un diverso contatto con la realtà dipende dalla presa di coscienza delle profonde e reciproche relazioni esistenti tra l’azione umana e la dinamica degli eventi ambientali.

Il Ministero dell’Istruzione indice il concorso rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado….per invitare le studentesse e gli studenti ad una riflessione sul significato del G20 e delle modalità attraverso le quali la scuola possa favorire la conoscenza di nuovi modelli educativi e formativi finalizzati alla salvaguardia della vita umana e delle specie viventi: l’uso più efficiente delle risorse naturali, lo sviluppo di tecnologie e metodologie innovative nella gestione dei rifiuti e nel trattamento delle acque, e all’incentivazione di prodotti ecosostenibili.”

In buona sostanza, saremmo di fronte ad un’adunanza di anime belle che, nello spirito della pubblicità del Mulino Bianco, si propongono di educare le giovani generazioni a comportamenti rispettosi dell’ambiente e all’amore per i coleotteri. Ricordare che si tratta degli stessi governi responsabili del degrado ambientale del pianeta sarebbe sin scortese; d’altro canto l’economia verde può essere un’interessante occasione di profitti e capitalisti e governi operano normalmente come i medici che pretendono di curare la malattia che hanno diffuso. A questo punto vale la pena di ricorrere ad una fonte meno edificante e cioè a quanto comunica la Banca d’Italia.

“Nel corso degli anni i temi trattati dal G20 sono aumentati sensibilmente rispetto agli originari temi economico-finanziari. I Gruppi di Lavoro possono raggrupparsi in due “track”: il Finance Track per le riunioni coordinate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze volte ad approfondire i vari aspetti delle questioni economiche, finanziarie, monetarie e fiscali; lo Sherpa Track per le riunioni su temi coordinati da un rappresentante del Ministero della Presidenza di turno competente per la specifica materia.

Nello Sherpa Track i Paesi sono rappresentati dagli sherpa, usualmente dirigenti dello staff dei Capi di Stato e di Governo organizzati in gruppi di lavoro dedicati a tematiche più ampie di quelle economico-finanziarie quali l’Istruzione.

Il gruppo di lavoro sull’Istruzione esamina, anche nel contesto della pandemia, i fattori che incidono sul diritto all’istruzione e sull’accesso all’educazione superiore. Fra le priorità che verranno affrontate durante la Presidenza italiana, la riduzione del divario digitale e gli strumenti offerti dalla digitalizzazione per ampliare i canali di collegamento fra formazione e mercato del lavoro.”

Ecco che scopriamo che non si parla solo nè principalmente di come è bello fare scampagnate nei campi. Il tema centrale sono, appunto, “gli strumenti offerti dalla digitalizzazione per ampliare i canali di collegamento fra formazione e mercato del lavoro”, un tema pesante e che rimanda a robusti investimenti ed a profitti altrettanto robusti. Già nel report sulla Seconda Riunione dell’Education Working Group svoltasi a maggio a Palazzo Chigi si afferma

“Nel complesso, l’incontro ha evidenziato un forte spirito collaborativo tra i partecipanti, i quali hanno condiviso la visione per cui, se da un lato il Covid-19 ha avuto un forte impatto sul settore dell’istruzione e della formazione, dall’altro ha offerto una straordinaria opportunità per rafforzare la collaborazione per l’eradicazione della povertà educativa ed una migliore transizione scuola-lavoro.”

Dunque non tutti i mali vengono per nuocere o, quantomeno, se nuocciono agli uni, i soliti noti, giovano ad altri, altrettanto noti. Quale poi sia la “straordinaria opportunità per rafforzare la collaborazione per l’eradicazione della povertà educativa ed una migliore transizione scuola-lavoro” è sin evidente: si tratta degli “strumenti offerti dalla digitalizzazione”.

Nel corso del periodo passato, infatti, è stata utilizzata, per la prima volta, la didattica a distanza (DaD) che, per svariate ragioni – inadeguatezza dei programmi, mancanza di abitudine degli studenti, il fatto banale che non tutti sono connessi ad internet, le dimensioni e l’affollamento delle abitazioni, la difficoltà di utilizzare uno strumento del genere da parte degli alunni della scuola dell’infanzia e di quelli della primaria ecc. – ha funzionato malissimo. Il fatto però è che si è avviato un processo che, con adeguati investimenti e adattamenti, può andare a regime.

Sulla DaD, la cosa non è però sorprendente, vi è stata una vivace discussione pubblica: gruppi di genitori, di docenti e di studenti si sono mobilitati in difesa della scuola in presenza percepita come scuola/comunità, molti lavoratori della scuola, temendo il contagio, ne chiedevano un uso più massiccio e continuativo ma si tratta di una batracomiomachia legata, appunto, alla situazione di emergenza.

Ciò che ritengo interessante è la prospettiva che si è aperta, quella di una scuola in gran parte svolta attraverso supporti informatici, una scuola molto più controllabile, pianificabile, standardizzata, un vero e proprio salto di paradigma e una mutazione delle relazioni sociali. Proviamo allora a guardare come la pandemia ha modificato la ripartizione della ricchezza a livello prlanetario e, soprattutto, quali settori della classe dominante ne hanno principalmente beneficiato.

Secondo lo studio “Riding the Storm” (Cavalcando la Tempesta) recentemente pubblicato dalla banca svizzera Ubs insieme a Price Waterhouse Coopers, il “consulente contabile” delle grandi multinazionali, la ricchezza di 2.189 persone più ricche al mondo è aumentata dagli 8.000 miliardi di dollari dell’inizio di aprile ai 10.200 miliardi di luglio. In meno di quattro mesi, e nel mezzo dello stravolgimento economico, sociale e sanitaria più grande della storia umana se non si contano le due guerre mondiali, la loro ricchezza è cresciuta di oltre un quarto! È da notare che il rapporto ha evidenziato che la ricchezza succitata era alla fine del 2017 di 8.900 miliardi di dollari ed aveva subito una riduzione significativa nel 2019 e soprattutto nei primi mesi del 2020. Poi la “giostra” è ripartita alla grande a seguito dell’inondazione di liquidità da parte delle banche centrali e dei governi.

Tra questi plurimiliardari primeggiano quelli dei settori delle Nuove Tecnologie, con un aumento medio del 42,5%, della Sanità, con un aumento del 50,3%, dell’Informatica e, naturalmente, della vendita online. Geograficamente, in Cina la loro ricchezza è aumentata del 1.146%, in Francia del 439% e negli Usa del 170%. Basta, a questo proposito, pensare alle dimensioni del mercato costituito dal settore della formazione per avere un’idea di quale possa essere la rilevanza del giro di affari su cui si tratta già ora e si tratterà a lato e dopo il G20.

Su quest’ordine di questioni – accumulazione di capitali sotto la protezione degli Stati, trasformazione di rilevanti segmenti del lavoro, proletarizzazione e standardizzazione della funzione docente, modificazione dei persorsi di apprendimento, pervasivo controllo sulla vita di lavoratori e studenti – si tratterà di porre l’attenzione. Non si tratta, di conseguenza, di limitarsi a porre l’accento sul taglio delle risorse per la scuola, sull’edilizia, sulle retribuzioni ma di costruire un lavoro di inchiesta puntuale – e di quest’inchiesta sarà parte essenziale la capacità di avere informazioni affidabili sui REALI accordi fra stati e fra stati e imprese – su quanto insomma effettivamente avviene e di formulare delle ipotesi all’altezza della sfida che ci attende a breve.

Cosimo Scarinzi

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