Nuove dalla Siria

Durante le giornate del 26 e del 27 Novembre, una delle fazioni esistenti nella galassia nel mondo dei cosiddetti “ribelli contro il regime di Assad”, ha iniziato una campagna di avanzamento militare atta a conquistare la città di Aleppo. La campagna è partita dai territori del governatorato di Idlib, nel nord-ovest della Siria, ed è portata avanti da Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Tale fazione è un gruppo politico e militare islamista, nato nel 2017 con una leadership composta storicamente da islamisti sia siriani che stranieri e con legami passati con lo Stato islamico (ISIS) ed al-Qaeda.

Negli ultimi due anni, tuttavia, il gruppo ha ridimensionato la sua struttura e ideologia, divenendo in gran parte composto esclusivamente da islamisti siriani. Dal 2014, gran parte del governatorato di Idlib, inclusa la sua capitale, è stata sotto il controllo militare del noto gruppo islamista legato ad Al Qaeda, Fronte al-Nusra che, a seguito di varie divisioni interne e lotte di potere si è smembrato andando a formare nel 2016 Jabhat Fath al-Sham (JFS) ed altri gruppi minori. JFS si è poi fusa con Jaysh al-Ahrar, altro gruppo salafita islamista operante nel Nord-Ovest dell Syria per formare quello che oggi conosciamo difatti come Hayat Tahrir al-Sham (HTS). HTS non riconoscendo l’autorità della leadership ufficiale dell’opposizione siriana al regime di Assad, la Coalizione Nazionale Siriana ed il Governo Provvisorio Siriano, ha creato nei primi mesi del 2017 una forma di potere parallelo autonomo, il Governo di Salvezza Siriano d’ispirazione teocratica ed autoritaria. Ma andiamo con ordine: È bene sottolineare infatti come Il gruppo HTS non sia da confondersi con il resto dei gruppi ribelli presenti nell’area stessa di Idlib, la SNA ( Ex FSA – Free Syrian Army), sostenuta direttamente da Ankara, tanto da essere chiamata anche TFSA – Turkish backed Free Syrian Army nella quale trova la sua presenza anche la coalizione di gruppi islamisti Ahrar al-Sham d’ispirazione salafita. Le forze islamiste nel quadro della SNA sono quelle che quotidianamente attaccano i territori amministrati dalla DAANES (Amministrazione Democratica Autonoma Del Nord e Dell’Est Della Siria) e che cercano insieme ad Ankara di occuparne i territori ormai da anni. Nel corso del 2017, infatti, HTS è stata coinvolta in scontri armati, anche intensi, con gruppi ribelli rivali, in particolar modo quelli menzionati precedentemente. D’altro canto la Turchia ha sempre svolto un ruolo fondamentale nel sostenere diverse fazioni che si oppongono al regime di Assad sia direttamente che mediante alleanze temporanee, proprio come ha fatto in passato con HTS. Proprio nel 2022, le forze HTS avviarono con successo una campagna militare su Afrin, città occupata da Ankara e dalle milizie ad essa affiliate dopo l’operazione militare “Ramoscello d’ulivo”. La campagna militare portò ad aspri scontri tra HTS e gruppi islamisti delle SNA a guida turca, tuttavia, HTS interruppe la sua espansione dopo che Ankara stessa decise di intervenire per bloccare il conflitto armato tra le fazioni, ordinando loro di ripristinare la situazione ed intervenendo direttamente nella disputa. Così i gruppi armati in campo hanno d’improvviso terminato i combattimenti, senza però tornare alle posizioni che esistevano prima dell’inizio delle schermaglie. Difatti, HTS non ha rimosso completamente le sue forze dalla regione di Afrin. Al contrario, ha mantenuto una presenza estesa sotto la copertura di alcune delle sue fazioni affiliate, con il beneplacito della Turchia. In parallelo, i suoi militanti e membri si sono infiltrati pesantemente nei ranghi dei servizi di polizia civile e militare. Nonostante gli scontri passati, sotto l’occhio vigile di Ankara, HTS ed alcune fazioni islamiste della SNA legate alla Turchia unite nella pre-esistente coalizione Military Operations Commands hanno conquistato dopo pochi giorni di battaglia una parte di Aleppo. Una parte consistente della città è invece tenuta sotto il controllo delle SDF (Syrian Democratic Forces), ala militare della DAANES. Nella città siriana le YPG/YPJ, parti integranti delle SDF controllano dal 2012 uno dei quartieri settentrionali chiamato Şêxmeqsûd – Sheikh Maqsood, storicamente a maggioranza curda. Negli ultimi giorni le SDF hanno rafforzato la loro presenza nel quartiere, spingendosi però oltre ad esso per andare a posizionarsi in parti settentrionali e orientali della città. Oltre ciò le SDF sono avanzate anche in due città prossime ad Aleppo a maggioranza sciita, dopo che forze filo-iraniane sono fuggite dall’area.

Nel momento in cui scriviamo la situazione è in continua evoluzione, molte notizie sono contraddittorie e non è possibile dare una lettura complessiva di quanto sta accadendo. Certo è che la città di Aleppo, stabilmente nelle mani dell’esercito di Damasco e dei suoi alleati dal 2016, in breve tempo è caduta, sabato 30 novembre, di fronte all’offensiva delle forze riunite nel Military Operations Command. Questo è stato possibile perché a causa dell’invasione del Libano e dell’attacco contro Hezbollah condotto da Israele nei mesi precedenti anche in Siria, la presenza delle milizie filo-iraniane ad Aleppo si era fortemente ridotta. Per questo l’esercito di Assad non ha tenuto ritirandosi dalla città, e pure le milizie filo-iraniane hanno lasciato le proprie posizioni.

La ritirata da Aleppo, la rapida avanzata delle forze riunite nel Military Operations Command verso Hama, insieme alla notizia di scontri a fuoco nella serata di sabato a Damasco tra la Guardia Repubblicana Siriana e la Quarta Divisione dell’Esercito, avevano contribuito a rendere credibile la voce di un tentativo di colpo di stato contro Assad da parte di forze interne al regime.

Ciò sembrava avvalorato anche dal fatto che Assad si trovasse in quei giorni in visita a Mosca. Non vi sono però notizie chiare in merito a un colpo di stato in questo momento, il rischio è di farsi ingannare dalla propaganda delle forze in campo. Ad ogni modo non vi è stato fino alla giornata di domenica un collasso del regime, e sembra confermato che, grazie anche a bombardamenti dell’aviazione russa, nella notte tra sabato e domenica il regime abbia schierato una efficace linea di difesa a nord di Hama, fermando per il momento l’offensiva delle forze riunite nel Military Operations Command.

La situazione ad Aleppo pone infine altri problemi. La città, come si è detto, è al momento divisa tra le forze riunite nel Military Operations Command e SDF. Ad ora le diverse fonti, tra cui Mediya News, confermano che non ci sarebbero stati significativi scontri a fuoco tra le due parti che attualmente controllano la città, lasciando l’impressione che questa situazione sia il risultato del vuoto lasciato dalla debolezza delle forze fedeli al regime di Assad. Non sembra però una situazione destinata a durare. Se in passato SDF ha avuto dialogo con HTS – l’ultimo accordo è del 2023 – oggi HTS avanza insieme a gruppi SNA filo-turchi che hanno issato la bandiera turca sulle posizioni conquistate nei dintorni di Aleppo.

Aggiornamento al 3 dicembre – Ad oggi le SDF hanno evacuato tutte le posizioni nella città di Aleppo e dintorni, tranne il quartiere a maggioranza curda di Şêxmeqsûd – Sheikh Maqsood. Assad è comparso in foto e video relativi ad un incontro con il ministro degli esteri iraniano che si sarebbe tenuto domenica 1° dicembre a Damasco, quindi anche se le voci relative al tentato colpo di stato fossero vere, questo sarebbe comunque fallito.
L’Iran ha proposto un incontro a Doha che coinvolga Qatar, Iran, Turchia e Russia per discutere della situazione in Siria. Ulteriore esempio di come la Siria sia diventata la scacchiera internazionale di una guerra tra potenze imperialiste.

Giacomo Sini e Dario Antonelli

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