Il terzo valico si farà, la cosa secondo il governo è ormai certa. Il ministro Toninelli ha annunciato che l’analisi costi benefici è stata fatta ed i “benefici” (figuriamoci!) sono maggiori dei costi: questo è scritto nel documento redatto dal ministero e pubblicato nel proprio sito.
Alla luce di questa “rivelazione”, in molti hanno gridato la loro disperata delusione per il tradimento dei 5Stelle, che ufficialmente prima di andare al governo si erano spesi contro l’opera. In queste poche righe farò una sommaria analisi critica del documento governo lega/5Stelle, prima di tutto però vorrei dire alcune cose generali: un accenno di analisi sui limiti ed i pericoli dell’intervento degli anarchici all’interno dei movimenti popolari che mi sembra indispensabile.
Il movimento 5Stelle ha fatto la sua propaganda elettorale sulle questioni No TAV, No Terzo Valico e similari; i movimenti – in buona o in cattiva fede – non sono stati capaci di impedirglielo. A poco serve ora fare i delusi: i movimenti non devono mai prestare il fianco direttamente o indirettamente alla propaganda elettorale ma cercare di portare avanti soltanto istanze autogestionarie e di azione diretta. Ora però andiamo ad analizzare il documento del ministero.
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Innanzitutto è subito chiaro che per dimostrare l’assunto governativo non si potevano dare gli elementi effettivi. Iniziamo con il dato principale: il costo ipotizzato per l’opera è di 6 miliardi e 200 milioni, un costo enorme ed ingiustificato per un percorso irrisorio, dove di fatto con l’opera si risparmieranno al massimo 15 minuti – i nostri giuristi fanno allora una magia ed i chilometri tra Genova e Arquata aumentano a loro piacimento da 46 a 75…
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L’opera è stata proposta nel 1990 e la conclusione della sua fase realizzativa è prevista nel 2023, dunque il progetto ha già attraversato la prima, la seconda e anche la terza repubblica. Originariamente si faceva un’ipotesi di transito delle merci da Genova in costante aumento negli anni: in realtà il transito in questi anni è diminuito. Sapendo che la cosa non quadra, lo stesso documento si giustifica dicendo che la loro analisi necessita di due fasi “La prima (fase) ha come obiettivo quello di prevedere, attraverso l’uso di strumenti modellistici, gli scenari di domanda, ossia qual è l’evoluzione dei flussi di traffico merci e passeggeri sulle infrastrutture in assenza (scenario di riferimento) e in presenza dell’infrastruttura oggetto di valutazione (…) la prima fase (previsione della domanda) non è stata compiutamente svolta”. Insomma si investono 6,2 miliardi senza aver compiutamente appurato se e quanti soggetti hanno effettivamente bisogno di quest’opera.
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In ogni caso il documento ammette che di per sè il costo del lavoro fatto ed il costo del lavoro ancora da fare non è paragonabile: ci sono circa 4,5 miliardi di euro ancora da spendere, ma dice che interrompere l’opera ha altri costi. Innanzitutto “il costo sociale (in termini di riduzione dell’occupazione)” – come se gli stessi soldi non possano essere investiti altrove! Questa, tra l’altro, è la stessa logica con il quale si giustificano le fabbriche d’armi. Cita poi “il costo ambientale, sia in termini di conseguenze derivanti dalla presenza di opere in parte inamovibili, sia in termini di costi per il ripristino” – in realtà molte di queste opere vanno comunque rimosse ed i costi in questo senso sono già previsti, mentre per altri si tratta di alcune brevi gallerie artificiali in zona di cantiere, dove il lavoro fin qui svolto è poco ed i costi sono di conseguenza esigui. Infine si parla del “costo della messa in sicurezza dei cantieri già realizzati” – ma i cantieri vanno semplicemente smantellati!
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C’è poi l’annoso problema dell’indennizzo per il mancato guadagno che sarebbe dovuto alla ditta General Contractor (GC) dell’opera, il COCIV, che è impegnata direttamente secondo il governo per il 40% dei lavori – il restante 60% è o sarà fatto da altre ditte, che il COCIV ha coinvolto mediante procedure di gara affidate a soggetti terzi. Questo rimborso dovuto al GC ed alle ditte terze però non è neanche quantificato, anche se il ministro Toninelli ci ha spiegato su Facebook che si tratta di 200 milioni di euro.
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Evidentemente però la matematica non gli dava ragione in nessuna maniera e così hanno pensato bene di inventare spese inesistenti, scrivendo “Infine,l’opera fa parte del Core Network Corridor (CNC) “Reno-A”, per la quale ricorrono gli obblighi di attrezzaggio dell’ERTMS di cui ai regolamenti UE4. Si segnala che alcuni dei progetti ERTM in corso di realizzazione sono cofinanziati con fondi CEF ai sensi del Regolamento (UE) n.1316/2013 (…) Esso prevede, altresì, il rimborso totale o parziale dell’assistenza finanziaria concessa (…)”. Chiarisco che l’attrezzaggio ERTMS avviene sulla linea, la quale non è ancora stata posata (non c’è ancora neanche il tunnel): perciò i soldi non sono ancora stati spesi, se già ricevuti sono ancora accantonati ed andranno semplicemente restituiti, se non ancora ricevuti (come è probabile) semplicemente non verranno presi. In ogni caso non ci sono costi da paventare, né tanto meno penali!
Non proseguo sulle tante altre cose tecniche e/o economiche di cui potrei parlare per non tediarvi ulteriormente: in soldoni, anche seguendo la loro analisi, i costi superano gli eventuali benefici! In più bisogna tener presente che il traffico merci già oggi preferisce il trasporto su mare, le navi con le merci già oggi sbarcano al porto di Rotterdam e di Anversa: aspettare che vengano portate lì via treno farebbe aumentare i costi i costi! Per questo, e non per la mancanza di opere, il traffico merci da Genova è diminuito.
Sino ad ora ho parlato solo dei costi esorbitanti e dei benefici inesistenti. Ora vi parlo dei malefici… Innanzitutto, le zone da scavare sono amiantifere e l’amianto è un mortale elemento cancerogeno! Di recente i lavori sono stati interrotti più volte proprio per la presenza di questo materiale: ora il COCIV ha garantito che l’amianto verrà trattato nella maniera adeguata (ma, visto come i lavori sono stati fatti sino ad ora, abbiamo i nostri dubbi!) e comunque il COCIV stesso ha detto che questo inevitabilmente farà lievitare ancora i costi. Detto per inciso, non si capisce perché dovremmo fidarci di un’azienda più volte inquisita per lavori mal fatti, appalti truccati e collusioni con la ’ndrangheta in particolare proprio nei lavori del terzo valico.
Per concludere, ecco quali sono gli interessi che difende il governo di Salvini e Di Maio: gli stessi difesi da Renzi e Berlusconi! I No Tav e No Terzo Valico non certo amati dai governi, passati, presenti e futuri! No Tav e No terzo Valico Sempre!
Salvatore Corvaio