Morti di Stato-Pinelli 2

Sono trascorsi cinquanta anni da quando si riscontrò il primo caso di “malore attivo” nella storia. Era la not-te tra il 15 e il 16 dicembre del 1969 ed un ferroviere anarchico di Milano morì innocente. Si chiamava Giuseppe Pinelli e di giustizia non ne ha mai a-vuta dopo la sua uccisione; tante can-zoni sono state scritte in sua memoria, tante altre lo citano. Di seguito ecco-ne tre composte lungo tutti questi de-cenni.

1 Canzoniere Popolare Veneto – Povero Pinelli

“Povero Pinelli” è una canzone scrit-ta sull’aria del canto socialista “Pove-ro Matteotti” e venne incisa dal Canzo-niere Popolare Veneto negli anni suc-cessivi alla data del fatto narrato. “Po-vero Pinelli / te l’hanno fatta brutta / e la tua vita / te l’han tutta distrut-ta!”. Venne scritta da Luisa Ronchini che negli anni ’60 si trasferì a Venezia e fondò, assieme a Gualtiero Bertel-li, il canzoniere di quella regione. Do-po essere rimasta affascinata dal Nuo-vo Canzoniere, iniziò una ricerca dei canti popolari nei dintorni del capo-luogo veneto, salvando un patrimonio che altrimenti sarebbe andato perdu-to. Ha pubblicato album da sola, oltre che col Canzoniere Veneto, ed è venu-ta a mancare agli inizi del nuovo mil-lennio. La canzone in questione è inci-sa nel 45 giri intitolato Pinelli è Stato Ucciso, la cui copertina riprende una scritta nera vergata su un muro bian-co. “Anonimo e innocente / amavi l’a-narchia / per questo t’hanno preso / e t’han portato via”. Con leggere varia-zioni il brano venne anche inciso dal Nuovo Canzoniere Italiano ne Il Bosco degli Alberi.“In una stanza nera / ti hanno interro-gato / e poi dal quarto piano / ti han-no suicidato / E mentre che cadevi / avevano paura / che tu gridassi for-te / «Mi ha spinto la questura»”. In quel disco, che come cita il sottotito-lo ripercorre la “storia d’Italia dall’u-nità ad oggi attraverso il giudizio del-le classi popolari”, “Povero Pinelli” è l’ultima traccia. La continuità coi mar-tiri del movimento operaio dall’800 al ’69 viene così proposta attraverso bra-ni tradizionali che si intrecciano con le novità del periodo. “Già morto nel cortile / la bocca t’han bendato / poi dopo in tribunale / ti hanno archivia-to. / Verrà il momento / gliela farem pagare / anarchico Pinelli / ti sapre-mo vendicare.”Di questa canzone è celebre an-che la versione di Giovanna Mari-ni che aggiunge una strofa finale:“I veri assassini / han la camicia ne-ra / anarchico Valpreda / fuori dalla galera!”.

2 Minoranza di Uno– Forza di Gravità

Dalla provincia di Gorizia i Minoran-za di Uno spingono un hardcore punk che fa emergere tutta la rabbia che la poesia può contenere. Nata dalle cene-ri de Il Teatro delle Ombre e Spaccia-tori di Musica Stupefacente, la band non bada solo alla potenza ed i lo-ro album sono ricchi di citazioni. Nel cd che condividono con gli Alldways, i Minoranza inaugurano le loro trac-ce con “Forza di gravità”. “Guardo al-le mie spalle, / ma è tutto già succes-so. / Chiudo forte gli occhi e mi ricor-do due mani, / la spinta e mi lascia-no cadere urlando”. La canzone è rife-rita alla defenestrazione di Pinelli e la band friulana affronta il tema in mo-do originale. Le poche e brevi strofe che compongono la canzone, che du-ra poco più di un minuto, sono scrit-te in prima persona. “Non c’è tempo per sorrisi di commiato / l’aria s’insi-nua veloce nello spazio / lasciato fra la terra e il mio corpo e tremo.”La libertà di ricostruire ciò che il fer-roviere anarchico pensava e visse vie-ne affidata al loro stile criptico e inu-suale, che fin dal titolo è evidente. Il gruppo proveniente dal “profondo nord-est” con influenze anarco pun-k, racconta tramite versi inaspetta-ti anche il sogno utopico e ispirato-re che costò a Pino la vita: “Mi ricor-do il sogno fatto ieri notte, / la tempe-sta spazzava via ogni cosa, / al centro, guardavo le rovine / prendere nuova forma e chiamarsi anarchia”. La canzone venne pubblicata 45 an ni dopo i fatti che narra e nel verso ri-corrente: “Sembra solo ieri che io sia morto”, riassume tutto quello che il ricordo di Pino rappresenta. Ovvero una spina nel fianco di tutti quelli che lo hanno interrogato, ucciso e giudica-to. È trascorso mezzo secolo ma “Sem-bra solo ieri che io sia morto / sembra solo ieri che io sia morto”.

3. Frankie Hi-NRG MC– Precariato

Frankie Hi-NRG MC ha gettato le ba-si del rap in lingua italiana da quando pubblicò Fight da faida nel 1992. Ne-gli anni ha centellinato le sue pubbli-cazioni discografiche, incidendo so-lo quando aveva veramente qualcosa da dire; i suoi seguaci hanno potuto collezionare sei album zeppi di perle e classici. Il rapper di origini siciliane con le sue canzoni è diventato l’anel-lo di congiunzione tra la ritmica ed il flusso di versi delle posse e l’eloquen-za della miglior canzone d’autore. Ne-gli ultimi anni ha iniziato ad affiancare Ong in missioni umanitarie, curando-ne la documentazione fotografica ed ha saputo far valere i suoi ideali anche fuori dalla musica, rifiutando il ruolo di Ambassador per Expo 2015 di Mila-no, dato che non ne condivideva il fine e le modalità di realizzazione. Nel 2008 esce De Primo Maggio un album nel quale sono presenti diverse collaborazioni non solo con altri musi-cisti. Nella canzone “Precariato” riesce a coniugare due temi apparentemente distanti e inconciliabili, denunciando-li con una sacrilega ironia. “Son devo-to ad un santo inventato / ed è norma-le che il mio stato sia di pre-occupa-to / perfetto il mio lavoro è il mio pro-dotto, / mi sono collocato sul merca-to col banchetto, / aspetto qualchedu-no che mi arruoli in un progetto / so-no spacciatore di sudore per clienti in doppiopetto”. Dopo aver spiegato l’e-timologia della parola “precario”, ini-zia la prima di due lunghe strofe nelle quali il rapper si mette nei panni di un giovane disposto a tutto pur di essere assunto: “Accetto di farlo anche quan-do mi fa male, / costretto da un rap-porto interinale / quasi mai protetto e senza garanzia / hai voglia di esse-re elastico e flessibile se poi mi butta-no via / in nome di una legge che non mi tutela / mentre sgomito in un greg-ge che scagazza e bela”.Il ritornello, cantato da Paola Cortel-lesi, insiste su un doppio gioco di pa-role: “Tu, sei schiavo di uno Stato / che in più, ti tiene pre-occupato / per-ché tu, sei schiavo di uno Stato che in più, ti tiene pre-occupato”. Nell’ulti-ma strofa Frankie arriva al nocciolo della canzone, introducendo la secon-da questione da denunciare. “Mi stavo riposando quando / sfogliando una ri-vista ho intravisto un bando / «Aiuta la tua Patria, entra nella storia / accol-lati la colpa ad un Mistero dell’Italia» / datosi che i veri responsabili, ancora irreperibili, / di fatto lasciano dei po-sti liberi che han reso disponibili / ho svoltato, basta precariato, fiero servi-tore dello Stato”.Un’idea quella del rapper spietata quanto geniale, a cui segue l’elenco degli incarichi che il povero precario potrà ricoprire. “Sono il trampolino di Pinelli le tessere di Gelli, / da un po’ sono il mandante del delitto Pecorelli, / di Moro, Ilaria Alpi e Miran Hrova-tin. / Nel suicidio Calvi faccio uno de-gli acrobati, / sasso in testa a Genova – altro che Placanica – / missile bali-stico in quella notte ad Ustica.” Ecco dunque come conciliare molti disoc-cupati con altrettanti posti vacanti, “I posti qui non mancano e non manche-ranno mai: / faccio la valigia abbando-nata alla stazione part-time!”.

EN.RI-OT

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