Marxismo, socialdemocrazia, liberismo compassionevole, anarchismo

0. Premessa

La Rivoluzione Industriale ha portato con se una sempre maggiore divaricazione nella distribuzione dei redditi e del potere. Certo, anche nelle società preindustriali la diseguaglianza esisteva, ma l’enorme incremento delle capacità produttive ha improvvisamente reso palese l’innaturalità di questo stato di cose, la sua derivazione dalle forme gerarchiche ad ogni livello dell’organizzazione sociale e la possibilità di superarla tramite una diversa forma sociale. Probabilmente per questo l’antica idea di una società egualitaria e libertaria – il motto che citiamo in continuazione “da ognuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” risale al poeta latino Lucrezio – riuscì ad incarnarsi, dopo essere stata poco più che il sogno di individui isolati, in enormi movimenti di massa. Movimenti agirono concretamente per la sua attuazione, divisi però da opzioni diverse, che, in questi secoli di vita del movimento operaio e socialista, hanno dato vita a tentativi altrettanto diversi. Di questi tentativi è giunto il tempo, per ovvi motivi, di fare una valutazione critica che tenda – soprattutto di fronte alla situazione attuale che vede la società gerarchica sopravvissuta ai vari attacchi che le sono state portati ed addirittura apparentemente rinvigorita – a dare strumenti di scelta per un’azione futura a chi non si rassegna ad un presente che, oggi, appare addirittura minacciare la stessa sopravvivenza di ogni forma di vita sul pianeta.

Una nota doverosa: quando qui si parla di marxismo e, soprattutto, di socialdemocrazia, li si intende nel loro significato storico originario. Come diceva Confucio nella sua teoria del “raddrizzamento dei nomi”, i termini che gli esseri umani danno alle loro relazioni sociali tendono a restare immutati anche quando tali relazioni cambiano: oggi, infatti, tali nomi sono usati per definire, nella migliore delle ipotesi, un liberismo compassionevole (vedi più avanti), nella peggiore e maggioritaria delle ipotesi, un liberismo feroce.

1. Il Marxismo

L’analisi del capitalismo e delle modalità del suo superamento effettuata da Marx era incentrata su di un modello così riassumibile:

  1. La storia umana è stata sempre storia di lotte di classi;

  2. Il carattere fondamentale delle società umane, che condiziona strutturalmente ogni altra dinamica sociale, è la sua struttura economica, gli specifici modi di produzione;

  3. Nella storia (in senso stretto) si sono susseguiti i modi di produzione schiavistico, feudale, capitalistico;

  4. Ogni modo di produzione ha prodotto, da un lato, al suo interno i germi della sua dissoluzione, dall’altro non è mai venuto meno se non quando avesse sviluppato fino in fondo ogni sua potenzialità;

  5. Ogni tentativo volontaristico di superare un modo di produzione è destinato al fallimento;

  6. Il modo di produzione capitalistico sta producendo al suo interno le radici della sua dissoluzione, in virtù della caduta tendenziale del saggio di profitto e della formazione prima, dell’organizzazione poi, del proletariato;

  7. Il proletariato, organizzato in partito, ha lo scopo di conquistare il potere politico, di gestirlo in maniera dittatoriale e di dare vita ad una “fase di transizione” verso una società senza classi e senza potere politico;

  8. Nella “fase di transizione” il partito del proletariato avrà il ruolo di portare il capitalismo a sviluppare tutte le sue potenzialità, fino al punto in cui essa si dissolverà nel nuovo modo di produzione comunista.

2. La Socialdemocrazia

Accettando talvolta in parte l’analisi marxista, altre volte allontanandosene parecchio, l’analisi socialdemocratica delle modalità del superamento del capitalismo vede comunque un modello gradualistico di avvicinamento ad una società egualitaria e libertaria. Di là delle differenze tra le varie opzioni, i punti salienti dell’opzione socialdemocratica si possono così riassumere:

  1. Il proletariato, organizzato in partito, ha lo scopo di conquistare il potere politico, di gestirlo in maniera democratica e di dare vita ad una “fase di transizione” verso una società senza classi e senza potere politico;

  2. Nella “fase di transizione” il partito del proletariato avrà il ruolo di riformare gradualmente la società capitalistica, fino al punto in cui essa si dissolverà nel nuovo modo di produzione comunista.

3. Il Liberismo Compassionevole

Non si tratta di un’ipotesi socialista nel senso che non si pone affatto l’ipotesi di un superamento radicale delle disuguaglianze economiche e politiche, ma quella del contenimento di esse in limiti accettabili – accettando sia il capitalismo sia il potere politico, ma evitando la miseria e garantendo i diritti civili, politici e sindacali alla totalità della popolazione. Anche se già presente nel corso dei primi secoli del capitalismo – si pensi a Stuart Mill o a Mazzini, giusto per fare qualche nome – esso ha raggiunto il suo apice teorico con John Maynard Keynes.

4. L’Anarchismo

Accettando anche qui talvolta in parte l’analisi marxista, altre volte allontanandosene parecchio, l’analisi anarchica delle modalità del superamento del capitalismo vede comunque un modello sostanzialmente volontaristico ed immediato di avvicinamento ad una società egualitaria e libertaria. I punti salienti dell’opzione anarchica si possono così riassumere:

  1. Il potere politico, la possibilità cioè di una parte (pressoché sempre molto minoritaria) della società di imporre il suo volere al resto del corpo sociale, è il fondamento dell’esistenza della disuguaglianza in ogni sua forma;

  2. Di conseguenza, qualunque forma immaginabile di Stato – inteso come forma gerarchica di organizzazione – è una malattia del corpo sociale e non può assolutamente curare i danni che lui stesso procura;

  3. È allora interesse dei lavoratori autorganizzati creare direttamente (senza passare per fantomatiche “fasi di transizione” statali che che servirebbero solo a ricostituire la società gerarchica) una società comunista e, ovviamente, libertaria.

5. Le Dinamiche Storiche

Le prime tre di queste opzioni hanno raggiunto il potere politico in numerosissimi paesi e per lunghi periodi di tempo: le Dittature “del Proletariato” avevano, nella fase terminale del cosiddetto “secolo breve”, sotto il loro dominio da decenni circa un terzo delle nazioni, le ipotesi socialdemocratiche e keynesiane da altrettanto tempo circa un altro terzo. Il risultato l’abbiamo sotto gli occhi: anche quando resta il vecchio nome del partito al governo, ognuno di questi tentativi non ha raggiunto i suoi obiettivi ma, anzi, è sfociato nella restaurazione del capitalismo liberista nella sua veste più feroce. Fa eccezione l’anarchismo che, sia pure in pochi luoghi e per pochi anni, è riuscito a costruire esperimenti di comunismo libertario, esperimenti che, inoltre, non sono come i precedenti implosi su se stessi, ma sono stati stati distrutti manu militari dalla reazione.

6. Una Comparazione Critica

L’ipotesi anarchica di superamento del dominio dell’uomo sull’uomo, pertanto, nonostante la sua piccola dimensione storico-effettuale che un tempo le veniva rinfacciata rispetto alle grandi “realizzazioni” marxiste e socialdemocratico/keynesiane, oggi è nettamente rivalutata, persino da parte di chi resta attaccato identitariamente ad ipotesi in un modo o nell’altro stataliste.

In effetti, è evidente che a far implodere dall’interno le prassi che, sia pure con prospettive diverse, vedevano l’utilizzo del potere politico come tappa fondamentale per il superamento e/o il contenimento in limiti accettabili delle diseguaglianze economiche, sociali e politiche, sono state proprio le dinamiche del potere politico stesso. Non solo, ma mentre l’anarchismo è stato capace di predire addirittura prima che fossero in corso d’opera le dinamiche dei fallimenti in questione, marxismo, socialdemocrazia e liberismo compassionevole al massimo possono vantare delle post-predizioni. Se la scienza è comprendere un fenomeno tramite l’individuazione delle sue cause e, di conseguenza, riuscire a fare previsioni su di esso, con buona pace di Marx, oggi è l’anarchismo ad apparire paradossalmente come il vero “socialismo scientifico”…

7. Una Conclusione Provvisoria

Oggi il pensiero ed il movimento anarchico hanno un compito fondamentale nella ripresa di un movimento volto al superamento del dominio dell’uomo sull’uomo: la società presente, infatti, gioca molte delle sue carte per presentarsi come orizzonte insuperabile degli eventi proprio in virtù delle clamorose sconfitte delle opzioni marxiste, socialdemocratiche e keynesiane. L’anarchismo è restato, di conseguenza, l’unico vero “padre nobile” dell’intera sinistra: non a caso, dopo il 1989 i soli movimenti che si sono formati e che hanno avuto un minimo di riscontro – dallo zapatismo all’esperienza del Rojawa – sono tutti movimenti influenzati, in misura maggiore o minore, dall’anarchismo.

Enrico Voccia

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