Tra le bizzarre teorie eredità dei secoli passati ce ne sono alcune, come la fisiognomica e la frenologia, che durante la rivoluzione industriale sono state riprese e rivestite di una scientificità alquanto discutibile. Una delle più conosciute, almeno in Italia, è quella dell’antropologia criminale di Cesare Lombroso, il quale era convinto sia che criminali si nascesse, sia che fosse possibile riconoscerne un criminale nato anche osservando solo i suoi tratti somatici. Con il passare degli anni questo genere di teorie sono state definitivamente abbandonate, restando solo a fare da ridicolo sostegno a politiche razziste e discriminatorie.
Purtroppo una delle attività più comuni degli esseri umani è quella di riscoprire periodicamente l’acqua calda: questo anche nel settore dell’informatica, una scienza che solitamente viene considerata come innovativa e come la protagonista principale della terza rivoluzione industriale.
Prendiamo ad esempio il settore che si occupa di riconoscimenti biometrici, vale a dire quelli che si basano sulle caratteristiche fisiche delle persone, un campo nel quale oggi si investe molto e che è centrale anche nelle politiche di controllo sociale. Riconoscimento facciale, analisi della retina, impronte digitali, già da tempo l’immaginario ha descritto telecamere e software in grado di individuare una particolare persona in mezzo alla folla analizzando i tratti somatici del viso e molti gadget tecnologici già incorporano da qualche anno sistemi per riconoscere le impronte digitali dei loro proprietari. Nel futuro, non troppo lontano, le telecamere potrebbero riconoscere le persone anche dal loro modo di camminare o distinguere se la scena che stanno riprendendo è un omicidio o una innocua zuffa.
Scenari del genere, già abbastanza inquietanti, potrebbero anche peggiorare se il settore seguisse la strada intrapresa da una start-up che pretende di essere in grado di “rivelare la personalità attraverso l’analisi facciale”. Traduciamo qualche pezzo dalla presentazione pubblicata sul loro sito web: “rivelare la personalità delle persone basandosi solo sull’immagine del loro volto (…) da flussi video (registrati e dal vivo), macchine fotografiche (…) e abbinare un individuo con diversi tratti di personalità e tipologie con un alto livello di precisione. Sviluppiamo classificatori proprietari, ognuno dei quali descrive un certo tipo di personalità o un tratto, come un estroverso, una persona con alto quoziente intellettivo, un giocatore professionista di poker o un terrorista. In ultima analisi, siamo in grado di abbinare le immagini facciali a una serie di classificatori e fornire ai nostri clienti una migliore comprensione dei loro clienti, le persone di fronte a loro o di fronte alle loro macchine fotografiche.” Per chi non avesse compreso, sulla stessa pagina compaiono quattro disegni (ma altri ce ne sono nelle pagine interne) che dovrebbero rappresentare le facce di una persona con un alto quoziente di intelligenza, di un ricercatore universitario, di un giocatore di poker e di un terrorista.
Ci vuol poco a notare che strumenti del genere fanno rientrare dalla finestra teorie che erano state cacciate dalla porta e le immagini pubblicate su quel sito rimandano inequivocabilmente alle tavole della fisiognomica criminale di Lombroso. Con alcune differenze sostanziali, però: le tecnologie di oggi permettono una raccolta di dati, in questo caso di immagini, assolutamente impensabile alla fine del 1800. In futuro i sistemi di riconoscimento facciale potrebbero essere usati non solo per decidere chi può o non può fare qualcosa o per riconoscere una persona in mezzo a una folla, ma anche chi deve essere fermato per accertamenti e chi invece può passare liberamente attraverso un posto di controllo. Per discriminare, in altre parole, tra potenziali criminali e bravi cittadini. Il tutto basandosi sulla forma del naso, della fronte, degli occhi o delle orecchie.
Stranamente, sul sito della società in questione non era presente il disegno di un “anarchico”, non ancora, almeno.
Pepsy