«Per la libertà di scelta, riprendiamoci i consultori!» questo uno degli slogan con cui Non Una Di Meno Livorno ha manifestato lo scorso 18 febbraio di fronte all’ingresso principale degli Ospedali Riuniti. Una manifestazione per protestare contro i tagli che da decenni distruggono il servizio sanitario negando a gran parte della popolazione l’accesso alle cure di cui ha bisogno. Ma soprattutto per rivendicare l’accesso ai servizi dei consultori «Abbiamo lottato per averli e li vogliamo vivi e funzionanti adesso». Nella provincia di Livorno le possibilità di accesso ai servizi di consultorio sono resi difficili dal quasi azzeramento del servizio medico ginecologico di consultorio presso l’Ospedale di Cecina, importante presidio sul territorio della provincia al di fuori del capoluogo.
La risposta dell’azienda sanitaria al partecipato presidio del 18 febbraio è arrivata immediatamente, una paginata del quotidiano locale “Il Tirreno” dedicata tutta alle parole del primario di ginecologia dell’ospedale livornese che non solo afferma contro ogni evidenza che sia facile accedere ai servizi dei consultori, ma propone pure vecchi slogan della propaganda antiabortista lamentando il degrado culturale in cui si inquadrerebbe l’interruzione volontaria di gravidanza o il ricorso alla pillola del giorno dopo. Dopotutto si sa, quando si toccano alcuni temi, certi figuri, che vestano il camice bianco o la tonaca nera, diventano rossi di rabbia.
Non Una di Meno Livorno ha immediatamente replicato: «C’è un problema culturale se un primario di ginecologia parla di aborto come “soluzione dannifica per la donna e, per la società, irrimediabilmente fallimentare”. Se parlando di aborto fa riferimento ad “autoreferenzialismo spericolato dei giovani associato alla relativa facilità di accesso ai consultori”. Se parlando di feti, perché tali sono nel primo trimestre di gravidanza, un primario parla di “bambini che non nasceranno mai”».
Varie realtà hanno espresso solidarietà a Non Una Di Meno, e anche la Federazione Anarchica Livornese, con un proprio comunicato ha denunciato la situazione:
«L’attacco alla autodeterminazione in materia di salute riproduttiva e sessuale, l’attacco all’aborto, il taglio dei consultori e dei relativi servizi ha qualcosa che va oltre le scelte economiche di taglio e privatizzazione. La libertà di scelta delle donne sul proprio corpo è concepita come qualcosa di pericoloso, da ostacolare in ogni modo, perché sovverte la base del dominio, ciò su cui il patriarcato ha basato il suo potere, regolato dalla gerarchia sessista e dall’istituzione familiare come sistema di disciplinamento sociale; su di esso il capitalismo ha modellato la divisione del lavoro e la riproduzione delle condizioni di vita, oltre che della prole, coerenti con la logica del profitto. Una sessualità libera, una libera scelta di maternità, una libera scelta di abortire, un libero orientamento sessuale e un superamento del genere sono elementi pericolosi, che sovvertono l’ordine sociale, politico ed economico costituito.»
Questo serve a ricordarci che se vogliamo mantenere la nostra libertà di scelta, se vogliamo anzi estenderla, non possiamo delegare a nessuno questa lotta. La lotta per i consultori peraltro, come ricorda Non Una Di Meno Livorno, riguarda tutt* perché «la rete dei consultori svolge un ruolo essenziale sul territorio. Oltre ad una serie di servizi medici , il consultorio deve rispondere ai bisogni e alla volontà di libera scelta in materia di salute sessuale, contraccezione, maternità e aborto, con un servizio accessibile e gratuito per tutte, indipendentemente dal reddito, fascia d’età, cittadinanza, orientamento sessuale. Per questo come movimento femminista e trans femminista rivendichiamo con forza che tutti i consultori includano l’assistenza alle soggettività lgbtqia+ per ora indirizzate ai rari consultori dedicati».
Una tematica molto importante, che si lega alla libera scelta sulla sessualità, sulla gestione del proprio corpo e sulla propria salute; ma anche una potente protesta verso una sanità sempre più classista ed escludente. Questioni che sicuramente, insieme a molte altre, animeranno le piazze dell’otto marzo da cui ancora una volta si leveranno voci di libertà.
Dario Antonelli