È la terza guerra civile quella che il popolo libico sta subendo in questi giorni, che sta provocando già migliaia di morti civili e migliaia di profughi. La terza dal 2011, ossia da quando l’imperialismo occidentale, Francia e Stati Uniti in testa, destituì il governo del colonnello Gheddafi, per avere libero accesso alle enormi riserve petrolifere del Paese. In questi anni diversi signori della guerra si sono insediati, con diverse fortune, nelle stanze del potere di Tripoli, fortune legate non all’appoggio e al consenso popolare ma ai voleri delle potenze imperialiste, che usano la Libia come l’ennesimo teatro di guerra per procura, dove mostrare i muscoli e combattere una guerra per la spartizione delle risorse energetiche. Così, da un lato, Francia Russia ed Emirati Arabi appoggiano Haftar e il suo governo militare di stanza a Bengasi; dall’altro, Usa, Italia e il resto della UE stanno con Serraj e il governo di Tripoli, messo in carica direttamente dai comitati di affari della borghesia imperialista. In entrambi i casi non si tratta di governi democraticamente e liberamente eletti.
Come compagne e compagni del movimento No Muos ci preme sottolineare due aspetti.
- Il primo riguarda il ruolo del nostro Paese che in Libia esprime ancora una volta le sue mire imperialistiche con la difesa degli interessi dell’Eni e di Finmeccanica, difesa che lo ha portato ancora una volta a uno scontro con la Francia, la quale a sua volta mira a eliminare l’influenza che la multinazionale italiana ha in quel territorio. Questo a testimonianza del fatto che, nonostante la retorica del potere ci dica che l’Unione Europea è l’unico ombrello sotto cui possiamo dormire sonni di pace, questa Unione funziona solo sulle politiche antipopolari e di massacro sociale. Così, per difendere interessi che non sono i nostri ma quelli dei ricchi petrolieri italiani, il nostro paese spende 70 milioni di euro al giorno per le spese militari, e le promesse fatte in campagna elettorale dal governo di diminuirle sono naufragate immediatamente (vedi l’acquisto degli F-35).
- Il secondo è il ruolo degli Usa, che non vogliono perdere il primato di potenza egemonica su tutte le aree del pianeta e mettono in campo tutta la forza del loro apparato militare a partire dalla Sicilia. Gli Usa infatti stanno rafforzando l’apparato della “portaerei Sicilia” – così ormai gli Stati Uniti hanno ridotto la nostra isola –, a partire dal riammodernamento della base di Sigonella fino ai lavori di ampliamento della base di Niscemi e al MUOS, opere che servono per mantenere efficiente il comando di droni, velivoli e navi da guerra che portano distruzione e morte in tutto il Mediterraneo. Mediterraneo che si trasforma per l’ennesima volta in un tragico teatro di morte, con i suoi popoli sotto le bombe della guerra o costretti a migrare in condizioni disperate per sfuggire a guerre, fame e carestie.
Ecco perché oggi più che mai è necessario rilanciare la lotta alle politiche imperialiste e militariste, a partire dalla lotta per lo smantellamento di tutte le basi USA-NATO-UE presenti in Sicilia. Invitamo tutti ai prossimi appuntamenti di lotta.
8 giugno comizi nei quartieri di Niscemi
15 Giugno manifestazione regionale a Catania
dal 2 al 5 Agosto campeggio di resistenza No Muos a Niscemi
Movimento No Muos