Il 23 agosto del 1927, negli Stati Uniti d’America, furono assassinati sulla sedia elettrica i due anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti per il loro attivismo e le loro idee di emancipazione a favore delle classi oppresse e sfruttate.
Per ricordarli pubblichiamo la lettera che Nicola Sacco scrisse a suo figlio Dante dalla prigione statale di Charlestown il 18 agosto 1927. Il testo della lettera è tratto dal libro “Dietro le sbarre”, edito dalla casa editrice Zero in Condotta.
A DANTE SACCO
di Nicola Sacco
Mio caro figlio e compagno:
dal giorno in cui ti ho visto per l’ultima volta ho avuto sempre in mente di scriverti questa lettera, ma la durata del mio sciopero della fame e il pensiero di non essere capace a spiegarmi me lo hanno impedito per tutto questo tempo.
L’altro giorno ho posto fine allo sciopero della fame, e non appena l’ho fatto ho pensato a te e a scriverti, ma mi sono ritrovato senza la forza necessaria e non ho potuto finire in una volta sola. Ma voglio finire in qualunque modo, prima che ci riportino nel braccio della morte, poiché è mia convinzione che non appena la giuria rifiuterà un nuovo processo ci condurranno là. E se non accade nulla tra venerdì e lunedì, ci giustizieranno sulla sedia elettrica appena dopo la mezzanotte, il 22 agosto. Quindi eccomi, davanti a te con amore e a cuore aperto tanto quanto lo sono stato ieri.
Non ho mai pensato che la nostra inseparabile vita avrebbe potuto essere separata, ma il pensiero a sette dolorosi anni lo fa come sembrare accaduto, anche se poi il profondo e indissolubile affetto non è mai realmente cambiato. Di più. Dico che il nostro reciproco e inesprimibile affetto è di certo oggi più forte di quanto non lo sia mai stato. Ciò è ancor più importante perché hai modo di vedere l’amore fraterno vero, non solo nella gioia ma anche e maggiormente nella battaglia per la vita. Ricordatelo, Dante. Lo abbiamo dimostrato, e modestia a parte, ne siamo fieri.
Abbiamo molto sofferto durante questo calvario. Protestiamo oggi come protestavamo ieri. Protesteremo sempre per la nostra libertà.
Se ho posto fine allo sciopero della fame l’altro giorno l’ho fatto perché non c’era più traccia di vita in me. Perché ho protestato ieri con lo sciopero della fame come oggi protesto per la vita e non per la morte.
Mi sono sacrificato perché volevo tornare nell’abbraccio della tua piccola sorella Ines, di tua madre e di tutti i cari amici e compagni di vita, e non di morte. Quindi Figliolo, la vita torna oggi a scorrere lenta e calma, ma ancora senza un orizzonte e con la continua tristezza e il presagio di morte.
Beh, mio caro ragazzo, dopo che tua madre mi ha parlato così tanto e dopo averti sognato giorno e notte, con quanta gioia ti ho rivisto l’ultima volta. Aver parlato con te come facevamo tempo fa, in quei giorni. Ti ho raccontato tante cose durante quella visita e tante altre avrei voluto raccontartene, ma ho visto che rimarrai lo stesso affezionato ragazzo, devoto a tua madre che ti ama così tanto, e non ho voluto urtare di più la tua sensibilità, poiché sono sicuro che continuerai ad essere lo stesso ragazzo, e ricorda ciò che ti ho detto. Lo sapevo e ciò che sto per dirti toccherà la tua sensibilità, ma non piangere Dante, perché sono state versate tante lacrime , tante quante tua madre ne ha versate per sette anni, e non hanno portato a niente. Quindi figlio invece di piangere sii forte, tanto da poter essere di conforto a tua madre, e quando vorrai distrarla da una scoraggiante solitudine, ti dirò cosa facevo io. Portala per lunghe passeggiate in posti tranquilli, tra l’armonia di un torrente e la tranquillità gentile di madre natura, e sono sicuro che ne trarrà grande sollievo, così come sicuramente anche tu ne sarai felice. Ma ricordati sempre Dante, nella ricerca della felicità non essere egoista, ma fai un passo alla volta, mettiti da parte e aiuta i deboli che gridano aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché loro sono i tuoi migliori amici; loro sono i compagni che lottano e cadono come tuo padre e Bartolo hanno combattuto e sono caduti ieri per la conquista della gioia della libertà, per i lavoratori poveri e per tutti. In questa battaglia della vita troverai più amore e sarai amato.
Ne sono sicuro da ciò che tua madre mi ha raccontato su quanto vi siete detti durante questi ultimi terribili giorni, quando mi trovavo nell’ingiusto braccio della morte – quella descrizione mi ha reso felice perché ha dimostrato che sarai l’amato ragazzo che ho sempre sognato.
Quindi qualunque cosa dovesse succedere domani, nessuno lo sa, ma se ci uccideranno, non dovrai dimenticarti di guardare ai tuoi amici e compagni con lo stesso sorridente senso di gratitudine col quale guarderai ai tuoi cari, perché loro amano te come amano ognuno dei compagni perseguiti e caduti. Te lo dico, tuo padre che è tutta la vita per te, tuo padre che ti ha amato li ha visti e conosce il loro nobile credo (che è il mio), il loro supremo sacrificio che ancora stanno facendo per la nostra libertà e per la quale insieme a loro ho combattuto, e loro sono i soli che ancora mantengono la nostra ultima speranza di poterci oggi salvare dalla sedia elettrica, è la lotta e la battaglia tra il ricco e il povero per la salvezza e la libertà, figlio, che tu un giorno capirai essere questa instancabile e disperata lotta.
Ti ho pensato molto mentre mi trovavo nel braccio della morte – le tenere voci canticchianti dei bambini nei campi da gioco, dove si trova tutta la gioia e la vitalità della libertà – a un solo passo dal muro che contiene la seppellita agonia di tre anime seppellite. Mi ricorderà cosi spesso di te e di tua sorella Ines, e spero ogni istante di potervi vedere. Ma preferisco che tu non sia venuto nel braccio della morte così che tu non abbia potuto vedere l’orribile immagine di tre uomini in agonia in attesa della sedia elettrica, perché non so quale effetto avrebbe potuto avere sulla tua giovane età. Ma se invece tu non sarai così sensibile potrebbe essere molto utile un domani, quando potrai usare questo terribile ricordo per esporre al mondo la vergogna del paese per questa crudele persecuzione e ingiusta morte. Si Dante, possono crocifiggere i nostri corpi come stanno facendo oggi, ma non possono distruggere le nostre idee, a memoria per la gioventù del domani.
Dante, quando ho detto tre vite umane seppellite, intendevo dire che con noi c’è un altro giovane uomo di nome Celestino Maderios che sta per essere messo alla sedia elettrica con noi. Si è già trovato due volte in quel orribile braccio della morte, che dovrebbe essere distrutto dai martelli del progresso – quell’orribile braccio che per sempre coprirà di vergogna i cittadini del Massachusetts. Dovrebbero distruggerlo e costruirci una fabbrica o una scuola, per insegnare alle centinaia di orfani poveri del mondo.
Dante, ti dico ancora una volta di amarti e di essere il più vicino a tua madre e agli amati cari in questi tristi giorni, e sono sicuro che con il tuo cuore coraggioso e la tua bontà gentile si sentiranno meno sconfortati. E non dimenticarti di amarmi un poco per quel che faccio – oh, Figlio! ti penso così tanto e spesso.
I saluti più cari e fraterni a tutti, baci e amore alla tua sorellina Ines e a tua madre. Il più caloroso e affezionato degli abbracci.
Tuo padre e compagno
P.S. Bartolo ti manda i suoi saluti più cari. Spero che tua madre ti aiuterà a capire questa lettera perché avrei potuto scrivere molto meglio e più semplicemente, se mi fossi sentito bene. Ma sono così debole.