Dal 3 al 6 gennaio si è svolto il XXXII Congresso della FAI. La Federazione Anarchica Italiana ha festeggiato i suoi 80 anni di vita e lo ha fatto a Carrara: città che ne ha visto la nascita all’indomani della Liberazione. Il dibattito svolto è stato articolato e ha riguardato i principali ambiti di intervento dell’anarchismo sociale e organizzatore di fronte al capitalismo, alla guerra e alla violenza di stato odierni.
La discussione svolta ha testimoniato una volta di più l’impegno delle federazioni, delle commissioni e dei singoli compagni e compagne nelle numerose lotte sui territori e sul piano internazionale. Impossibile riportare esaurientemente ogni aspetto del dibattito in questo articolo. Ci limiteremo a qualche cenno sulle questioni più importanti.
Il confronto congressuale si è aperto ribadendo l’impegno della FAI in ambito antimilitarista: uno sforzo che ha visto la Federazione in prima fila nelle lotte contro la militarizzazione delle scuole e delle università, contro le fabbriche d’armi, contro le basi militari dal Friuli alla Sicilia, dal Piemonte alla Toscana, a fianco delle iniziative delle lavoratrici e dei lavoratori contro l’economia di guerra, contro la produzione e il traffico di armi, in solidarietà ai disertori di tutte le guerre. Tale posizionamento è oggi più che mai centrale, di fronte al moltiplicarsi dei conflitti su scala globale e al rischio concreto di una catastrofe nucleare. Per uscire da questa spirale la strada è una sola: contrapporre la forza di azioni collettive, coerentemente antimilitariste, fuori dai partiti e dal controllo delle istituzioni, per inceppare e distruggere la macchina di morte bellica di padroni e governi.
Altro momento di confronto nodale è stato sulle lotte ambientali. La recente COP 29 di Baku in Azerbaigian è stata l’ennesima dimostrazione dell’inutilità di queste conferenze diplomatiche, nonchè più in generale del fallimento dei governi e dell’assoluta inefficacia della delega. Ai mancati finanziamenti sostanziali per azioni di mitigazione, si sono accompagnate inversioni di rotta sui combustibili fossili e negazionismo diffuso che hanno reso tale incontro non solo completamente inefficace ma anche dannoso. Questi fatti ci richiamano inequivocabilmente alla necessità di un impegno diffuso per azioni dirette, autogestite e dal basso. Tali azioni si devono inquadrare in una critica radicale della connivenza tra rappresentanza politica e capitalismo, dal momento che il riscaldamento globale e la sua accellerazione sono indissolubilmente legati all’attuale sistema politico ed economico, il quale si dimostra, per sua stessa natura, del tutto incapace di mettere in pratica le necessarie azioni per fermare la catastrofe climatica.
Ulteriore e importante tema di confronto è stato quello riguardante la critica transfemminista e queer, da considerarsi a tutti gli effetti come parte integrante della lotta anarchica. Lo sguardo portato avanti da queste lotte è imprescindibile per un processo rivoluzionario che miri al sovvertimento in senso anarchico dell’ordine sociale e politico in cui siamo forzati e forzate a vivere. Per tali ragioni è fondamentale moltiplicare le lotte ed affinare la riflessione contro il patriarcato, il sessismo e il machismo, in un’ottica che sia insieme intersezionale e di superamento di ogni essenzialismo, identitarismo o binarismo di genere. Tali questioni si dimostrano oggi più che mai pressanti, di fronte all’avanzata delle destre identitarie e sovraniste, le quali stanno portando avanti sempre più spudoratamente il loro progetto di uno uno stato etico forte, saldamente fondato sulla famiglia, la nazione, la religione e la repressione. Tale progetto restituisce assoluta centralità alle lotte in ambito anticlericale, da portare avanti contro ogni condizionamento di tipo religioso, nonchè all’opposizione nei confornti di quello che sempre di più si presenta come un vero e proprio stato di polizia. Il governo sta infatti sperimentando nuovi e sempre più efficienti mecccanismi di esclusione e di controllo degli indesiderabili, attraverso una stretta securitaria che passa per zone rosse, daspo urbani e disegni di legge. L’ultimo in ordine temporale, il DDL 1236 (ex 1660), criminalizza i movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no border, infliggendo lunghe pene detentive per banali pratiche di lotta politica e sociale. Un insasprimento fortissimo della repressione che va di pari passo con una serie di tutele alla polizia e di concessione di potere ai servizi segreti, i quali potranno entrare a far parte di organizzazioni terroristiche, cercando anche di assumerne il controllo, nella certezza dell’anonimato e dell’impunità per i reati commessi.
Il 19 settembre del 1945 nasceva la FAI. I reduci dell’esilio, delle isole di deportazione, dei campi di concentramento, delle galere fasciste, della guerra di Spagna, della Resistenza, diedero vita a questa Federazione assembleare, federalista e autogestita che oggi compie 80 anni.
L’utopia concreta che aveva animato il movimento anarchico in quei giorni lontani non è per nulla invecchiata ed è ancora qui di fronte a noi, in tutta la sua attualità, a interrogare coloro che oggi si trovano ad affrontare un nuovo fascismo, perfettamente inserito in una cornice democratica ma non per questo meno pericoloso nella sua repressione del dissenso e nella sua guerra agli sfruttati e alle sfruttate.
A Carrara è stato raccolto ancora una volta il testimone di chi aveva stretto il sogno di una società diversa nelle proprie mani, di chi lo aveva fatto nelle fabbriche occupate, in Spagna nel luglio del 1936, di chi aveva visto nascere il fascismo come “controrivoluzione preventiva”, di chi lo aveva anche visto cadere, sconfitto come progetto sociale e abbattuto armi in pugno.
Insieme a questo importante testimone, si ereditano anche tutte le sfide ad esso legate: quelle di un anarchismo sociale che sappia declinare insieme organizzazione e libertà, che sappia rendere credibile e praticabile un progetto di trasformazione radicale dell’esistente, in un orizzonte libertario, di uguaglianza, di mutuo appoggio, di solidarietà fra tutti gli oppressi e tutte le oppresse del mondo.
La Commissione di Corrispondenza della FAI
Di seguito i documenti usciti dal congresso:
Contro la repressione politica e sociale
Crisi climatica e azione diretta