Continuiamo su questo numero la pubblicazione di interviste realizzate durante il congresso fondativo della Confederazione Internazionale dei Lavoratori svoltosi a Parma. Sui prossimi numeri abbiamo in programma di pubblicare ulteriori interviste.
La redazione
Ha avuto un certo eco la lotta condotta dagli insegnanti del West Virginia, e successivamente di altri stati degli USA, per ottenere immediati aumenti salariali. Una lotta che ha messo in crisi i sindacati burocratici segnando lo scavalcamento degli stessi da parte della capacità di autorganizzazione autonoma dei lavoratori. Una lotta che avviene in un momento di ripresa della conflittualità sociale, quindi anche di classe, negli USA e che mostra le contraddizioni presenti nell’entità statale che è al centro del sistema-mondo. Una lotta che mostra l’importanza della capacità di organizzazione autonoma e che è avvenuta in un’area geografica, quella dell’Appalachia, generalmente ignorata dalle cronache d’oltreoceano, quasi esclusivamente concentrate su quanto avviene nelle grandi metropoli delle due coste oceaniche, e che sconta dei pesanti pregiudizi nell’immaginario non solo europeo ma statunitense stesso. Dimentichi dei grandi cicli di lotta che là si sono avuti per decenni tra il XIX e il XX secolo, spesso si indulge in una concezione profondamente negativa di quell’area geografica. Una concezione che è data dalla stessa rappresentazione che è stata voluta dalle classi dominanti di quella specifica area degli Stati Uniti, classi dominanti che hanno fatto loro quel complesso sistema che va sotto il nome di White Supremacy e che si è creata cancellando sistematicamente la memoria delle lotte dei minatori e delle insurrezioni degli schiavi e degli abolizionisti. Eppure quelle memorie come un fiume carsico sopravvivono nel romanzo familiare di chi, a decenni di distanza, ha imposto con la forza della lotta migliori condizioni di lavoro e di vita per decine di migliaia di lavoratori e che, non a caso, è sceso in piazza con le bandane rosse simbolo di coloro che nei primi decenni del novecento sfidarono il padronato. Lotte, quelle di ieri e quelle di oggi, che si sono basate sulla presenza di comunità solidali, sulla creazione di reti di mutuo appoggio che, creando qui e ora le condizioni per un altro mondo, possibile e necessario, hanno permesso lo svolgimento delle lotte e le vittorie. Da segnalare anche il fatto, di non secondaria importanza, della partecipazione di massa degli studenti alla mobilitazione degli insegnanti, travalicando quindi quel ruolo di soggetti passivi che l’educazione assegna, da sempre, loro.
La lotta degli insegnanti e dei lavoratori pubblici del West Virginia, e successivamente dell’Oklahoma e dell’Arizona, hanno messo in crisi la dirigenza locale degli stati, le burocrazie sindacali che pretendevano di rappresentare i lavoratori e la stessa narrazione che vuole i lavoratori del centro del sistema globale capitalista come del tutto integrati e proni. E quella stessa rappresentazione dell’interno degli Stati Uniti in cui indulge buona parte della sinistra europea.
Ancora qualche breve nota introduttiva che permetta al lettore di inquadrare il contesto in cui si è svolta questa lotta. Il sistema educativo statunitense è organizzato in tre modi differenti e complementari: vi è il sistema di istruzione pubblico, massacrato da decenni di aziendalizzazione e taglio delle risorse, quello integralmente privato, scuole laiche ma sopratutto religiose, cattoliche ed evangeliche, e, infine, il sistema misto in cui abbiamo scuole gestite da privati ma con fondi pubblici. La tendenza degli ultimi anni è stata quella di spostare, in alcuni casi sull’ondata di devastazioni di incredibile portata come quelle portate dall’uragano Katrina e dalla criminale gestione del disastro – gestione che sta venendo replicata a Puerto Rico –, le risorse verso questo ultimo modello.
La seguente intervista è stata realizzata durante il Congresso fondativo della Confederazione Internazionale dei Lavoratori svoltosi a Parma il 12, 13 e 14 maggio. L’intervistata è una compagna dell’IWW-NORA, la sezione nord americana dell’IWW, insegnante virginiana e militante anarco-comunista.
D: Puoi dirci delle lotte negli insegnanti in West Virginia, lotte che poi si sono espanse a un livello sovrastatale, quasi federale, sempre nell’ambito dell’educazione?
Quali sono gli scopi di queste lotte, come si sono sviluppate e quale è il coinvolgimento dell’IWW?
È importante sapere che il West Virginia è uno stato di destra, in cui vi sono forti restrizioni legali alla libertà di organizzazione dei dipendenti statali stessi, alcuni sindacati presenti, sono organizzazione burocratiche legate a questo stato di cose. L’organizzazione dei lavoratori così si è sviluppata in modo semi-nascosto, dal basso, tramite gruppi sui social media che hanno contribuito a diffondere informazione, trovare contatti e costruire relazioni. Quando è iniziata la mobilitazione i sindacati conservatori hanno detto ai lavoratori di non scioperare ma questi hanno scioperato lo stesso, dimostrando di essere maggiormente e meglio organizzati rispetto a questi sindacati, di avere ben chiaro che cosa volere e come ottenerlo
Nello specifico la rivendicazione principale era di un aumento salariale del 5%, un aumento non solo per gli insegnanti ma per tutti i lavoratori statali, questo ha contribuito a costruire un tessuto di solidarietà di classe tra i lavoratori, perchè si è visto che gli insegnanti in lotta non combattevano solamente per loro stessi.
Altre rivendicazioni erano un’assicurazione sanitaria per i lavoratori e l’imposizione di una tassa sul gas naturale estratto e trasportato tramite un gasdotto che dei privati stanno costruendo, tassa per finanziare assicurazione sanitaria e aumenti salariali.
D: Se ben ricordo dopo una settimana di sciopero lo stato ha fatto una controproposta che però non è stata accettata dai lavoratori e la lotta è poi proseguita
La dirigenza dei sindacati burocratici ha aperto un tavolo di trattative con lo stato e il governo ha fatto delle proposte viste favorevolmente da questi dirigenti. I lavoratori invece non sono stati di questo avviso in quanto queste controproposte non andavano realmente incontro alle rivendicazioni. Queste proposte infatti non includevano nessun piano su come rendere praticabile l’aumento salariale. Le dirigenze sindacali, che pure avevano proclamato lo sciopero per poterlo dirigere, sono state scavalcate dai lavoratori stessi che hanno deciso di continuare la lotta anche se i dirigenti erano contrari. Lo sciopero si è espanso ed è andato avanti.
D: Questo mi sembra un punto interessante perchè dopo un’altra settimana di sciopero la lotta è stata vinta
Sì, assolutamente. La lotta è stata vinta e le rivendicazioni accettate dal governo. Questo è stato di ispirazione per la lotta in altri stati, in Arizona, Oklahoma, New Jersey e in altri stati. Vi è stato anche uno sciopero a Puerto Rico, su cui però abbiamo poche informazioni.
Inoltre nel mio lavoro di insegnante e di organizzatrice sindacale, io lavoro come insegnante in Virginia, che è confinante con il West Virginia, questo sciopero è stato di grande ispirazione perchè ha spazzato via la paura. Prima per molti di noi era quasi inconcepibile, impensabile, scioperare, ma ora questo sciopero è stato esemplare, una vera ispirazione per molti, perchè ha dimostrato che è possibile lottare e che si può vincere. Vi sono stati altri settori che hanno scioperato contestualmente e simultaneamente, sia in solidarietà con gli insegnanti in lotta che per questioni inerenti in modo più specifico i loro settori di lavoro.
D: Da quel che sappiamo vi sono differenti tipi di scuola negli USA, pubbliche, semiprivate, finanziate dagli stati ma gestite privatamente, scuole completamente private. Questo sciopero è stato solamente nel settore pubblico. Vi sono state mobilitazioni anche nel settore privato?
Io lavoro sia nel settore pubblico come insegnante, ma lavoro anche, come secondo lavoro, come insegnante in una scuola privata. Generalmente vi è una differenza di classe tra i lavoratori della scuola pubblica e quelli delle scuole private, così come puoi immaginare, vi è una differenza tra gli studenti del pubblico e quelli del privato. Da quanto sappiamo e da quanto ho visto questo sciopero non ha impattato sul settore privato, ma in futuro speriamo di potere cominciare ad organizzarci anche nelle scuole private.
D: Vi è stato un supporto da parte degli studenti a questa lotta?
Si, vi è stato un supporto di massa da parte degli studenti e questo supporto è stato uno dei fattori che ha reso possibile la vittoria. Gli studenti hanno lottato insieme agli insegnanti. Quando nel settore educativo ti organizzi per migliori condizioni di lavoro ti organizzi anche per migliori condizioni di apprendimento per gli studenti. Sia gli studenti che i genitori hanno visto quindi con favore questa lotta e hanno organizzato delle massive iniziative di mutuo appoggio insieme agli stessi insegnanti in sciopero.
Molti studenti per mangiare si appoggiano ai pasti distribuiti nelle scuole e dal momento che le scuole erano chiuse per lo sciopero avrebbero rischiato di rimanere senza cibo. Per questo ci si è organizzati per attuare lo stesso la distribuzione del cibo in base a un criterio di mutuo appoggio.
D: Penso che questo sia un bell’esempio di come costruire un supporto comunitario alle lotte
Si, questo è legato anche alle condizioni del West Virginia, uno stato rurale, composto prevalentemente da piccole cittadine, cosa che ha reso imprescindibile l’avere una forte relazione con le comunità stesse, relazioni che d’altra parte esistevano già e questo ha reso possibile organizzare più facilmente reti di mutuo appoggio.
D: Penso che ci sia una percezione fortemente distorta in Europa su che cosa siano le aree rurali degli Stati Uniti d’America, una percezione distorta diffusa anche tra molti compagni e compagne e simpatizzanti, si pensa a queste aree come aree abitate prevalentemente da hillbillies -campagnoli zotici – razzisti che si ubriacano con whisky distillato in casa e picchiano le mogli a cinghiate, ma da quanto sappiamo vi è una grande storia di lotte in queste aree geografiche e vi è anche una memoria di queste lotte, presente nelle stesse memorie famigliari delle persone. Hai avuto anche tu una percezione di questo durante questa lotta?
Si, io sono un’abitante del Sud, vivo in Virginia e sono un’anarco-comunista. Un fattore molto importante che ha reso possibile la vittoria in questa lotta è stata propria la storia di lotte sul lavoro radicali e gli scioperanti stessi si sono esplicitamente ricollegati a questa tradizioni di lotta, sopratutto alle lotte dei minatori, lotte che hanno segnato dei veri e propri punti di svolta nella storia delle lotte sul lavoro negli Stati Uniti. Questo ha fornito un senso di autoconfidenza, obbiettivi, ha permesso di inquadrarsi in quella storia di lotte radicali che sono molto sentite nella memoria, e questa cosa è una specificità dell’Appalachia difficile da trovare in altre aree degli USA.
Bisogna considerare che l’Appalachia e il Sud hanno un’importante tradizione di lotta, di organizzazione dal basso e di insurrezioni antischiaviste e antirazziste. La memoria stessa di queste lotte è considerata pericolosa per l’accumulazione di capitale e lo stato ha fatto di tutto per cancellarla. La soppressione di queste memorie, di queste informazioni, è stata così completa che in molti hanno in mente la concezione del Sud e dell’Appalachia come stati bianchi quando in realtà non è così, vi è una forte presenza di persone di colore in questi stati in quanto anche dopo l’abolizione della schiavitù per gli schiavi liberati vi era spesso l’impossibilità reale di viaggiare. Inoltre la cultura e la stessa topografia di questi stati sono profondamente legati a ciò che ha reso possibili le insurrezioni antischiaviste e vi sono state moltissime organizzazioni rivoluzionare sviluppatesi dal basso.
lorcon