Gli sviluppi tanto attesi sono iniziati a Idlib [1] dove si trova l’ultimo focolaio di guerra e anche l’ultima zone nella quale le bande djihadiste, supportate da TAF (Esercito turco ndt.), sono state bloccate. Le truppe del TAF sono state attaccate da un raid aereo nella notte tra il 27 e il 28 di febbraio, poco prima dell’ultimatum che TC [3] ha dato all’esercito siriano per ritirarsi dalle posizioni conquistate ad Idlip.
Secondo i dati ufficiali e fonti TC, sono morti 34 soldati a seguito dell’ attacco aereo organizzato dalla Siria. In una dichiarazione rilasciata dal ministero della Difesa russo (Sergej Kužugetovič Šojgu ndt.), il bel messaggio ad Ankara affermava che gli elementi TAF non dovevano lasciare i punti di osservazione stabiliti conformemente all’accordo di Sochi. Il “sorprendente” messaggio, nella dichiarazione rilasciata dal ministero, era che “l’aeronautica siriana sta operando contro gli obiettivi dell’HTS (Hayʼat Taḥrīr al-Shām, Levant Liberation Committee) e le truppe TAF non dovrebbero trovarsi in questa particolare regione”. Con queste dichiarazioni la Russia ha insistito con enfasi sulla collaborazione di T.C con il derivato di Al Qaeda HTS, che è accettata come organizzazione terroristica da tutto il mondo.
La guerra sta crescendo rapidamente; in forza della propaganda sull’eroismo usata dallo Stato, la velocità con la quale si equipaggiano i soldati eguaglia quella dei media, il tutto assecondato dal fatto che quasi tutta l’opposizione si adatta rapidamente a questa situazione. L’ultimo attacco aereo rappresenta una delle svolte storiche della guerra in Siria dal 2011.
Abbiamo assistito a una di queste svolte il 13 maggio 2013 dopo l’attacco dinamitardo a Reyhanlı, che è costato la vita a 53 persone. Dopo il massacro di Reyhanlı, Erdogan, primo ministro del periodo, disse: “Sai, siamo in guerra in Siria”.
Anche se non se non si dice chi e perchè ” era in guerra” in Siria, abbiamo sentito parecchie scioccanti riflessioni su questa guerra, riferite a massacri simili a quelli di Suruç, Ankara, Reina, Istanbul Yeşilköy Airport nei prossimi anni.
Opportunismo di guerra dello stato
L ‘”utilità” della guerra siriana, che ha provocato esiti tanto devastanti per i popoli, d’altra parte, in termini di stati regionali e globali, specialmente da parte di T.C, è estremamente ovvia. T.C, ha strumentalizzato la guerra civile in Siria a favore del crescente nazionalismo nella sua politica interna e l’applicazione di pressioni, quali lo stato di emergenza, contro l’opposizione di strada.
Allo stesso modo, con la sua presenza militare e amministrativa in regioni come Afrin, Euphrates Shield e Serekaniye, sta effettivamente ottemperando alle promesse del “Neo Ottomanismo” verso la sua base nazionalista-conservatrice.
Sappiamo che le guerre sono i processi adottati dagli stati per reprimere l’opposizione all’interno dei loro confini, per mettere a tacere le voci contro il potere, per fermare le manifestazioni e per abituare la società alle pratiche di “stato di emergenza”.
Le pratiche “democratiche” dello Stato sono “archiviate” con il processo di guerra. La pressione sociale e la passività (del corpo sociale ndt) aumentano.
Il processo di guerra in corso verrà utilizzato per mobilitare ulteriormente i meccanismi di pressione crescente nei confronti della società. Le parole e le azioni violente contro l’attuale governance saranno punite e la violenza dello stato diventerà più evidente. Da un lato, lo stato modellerà questi processi come desidera, mentre dall’altro userà la guerra per raggiungere i suoi obiettivi economici.
La guerra come soluzione alla crisi economica
La crisi economica sta distruggendo la vita degli oppressi; la crisi economica viene messa a tacere dalla guerra!
Il salario minimo è stato annunciato a dicembre: 2.324 TL! Secondo le dichiarazioni dei sindacati, la spesa alimentare mensile (calcolata come soglia di povertà assoluta ndt) richiesta per una famiglia di quattro persone per essere sana, equilibrata e adeguata è di 2. 219,45 TL. Solo 105 TL in più, rispetto al limite della fame, sono stati considerati adeguati per il lavoratore. Inoltre, il 43% dei lavoratori in Turchia lavora per il salario minimo. Nello stesso anno, il budget speso dallo stato T.C per il TAF è di 19 miliardi di dollari. Secondo i dati del 2019, la ricchezza di 25 miliardario (dei cento più ricchi al mondo ndt), un boss della Turchia, è di 43,1 miliardi di dollari. Il numero di lavoratori che si sono suicidati per non aver potuto mantenere se stessi e la propria famiglia negli ultimi 6 anni è di 351! Il lavoratore che si dà fuoco mentre grida “Non posso sopravvivere” davanti al parlamento mentre i capi accrescono la loro ricchezza, il tornitore che si è suicidato perché non poteva comprare pantaloni per suo figlio, il giovane operatio che si è bruciato di fronte al sindaco perché non riusciva a trovare un lavoro, l’operaio siderurgico che alla fine si gettò in una fusione di ferro a 1600 gradi, perché non arrivava alla fine del mese con il salario che riceveva.
Alcuni lvoratori, non hanno di che vivere; alcuni di loro cercano lavoro ma si ritrovano a lavorare per un tozzo di pane. Mentre la crisi economica ha portato gli oppressi al punto di togliersi la vita, i ricchi sono diventati sempre più ricchi, trasformando la crisi in un’opportunità e creando nuove guerre, senza rischiare nulla della loro ricchezza. Nuove guerre significano solo nuovi appalti per loro. È il momento dei discorsi di guerra in TV, di decorare e dare notizie del “soldato martire”; mentre aumentano le loro quote dalla torta spartendo all’asta i proventi della guerra (ndt).
Dettagli di guerra: gli immigrati
È stato riferito che dopo l’attacco aereo al TAF, nella regione di Idlib in Siria, lo Stato ha deciso di non impedire ai migranti di passare in Europa via terra o via mare. Il portavoce dell’AKP Ömer elelik ha dichiarato: “La nostra politica sui rifugiati è la stessa, ma con questa situazione, non siamo più in grado di trattenere i rifugiati”. . Molti immigrati a Izmir, Canakkale e Istanbul sono stati indirizzati verso le spiagge e la Tracia. L’Europa è stata minacciata dall’accelerazione del movimento di migranti che dalla Turchia verranno spostati verso ovest, in caso di peggioramento della situazione a Idlib.
Lo stato, che usa gli immigrati come asso nella manica in ogni occasione, ha abbracciato con entusiasmo la sua carta vincente dopo il 27 febbraio. Coloro che non riescono a trasmettere apertamente il loro messaggio all’UE e all’Occidente, cercano sostenitori in Siria con minacce per la loro vita. Lo Stato, che non esita a usare gli immigrati, vista la sua posizione strategica servendone lo spettacolo al mondo attraverso i suoi media, cerca di aprirsi un varco e cerca di essere lo stato “play-maker”, anziché lo stato in cui si “gioca”.
Posizione strategica tra stati
La strategia di guerra dello stato, che si è palesata dopo l’inizio della guerra, non si concentra solo sui guadagni politici ed economici nella regione attuale. L’obiettivo è anche quello di essere uno degli stati che ha “influenza” nell’arena politica interstatale. Lo stato, che mira a prendere una posizione in questo campo attraverso azioni come quella di partecipare alle guerre che continuano dalla Libia a Cipro, dall’Egitto alla Siria, per sostenere una delle parti ed essere direttamente coinvolto in esse, cercando anche di espandere la sua politica interna “auto-decretata” oltre i suoi confini. Quest visione è evoluta in “politiche di conquiste” con chiari intenti nazionaliste e il sostegno è grantito in ogni circostanza dalla mentalità conservatrice e nazionalista all’interno dei confini. Si tenta di ottenere la legittimità disegnando l’immagine dello Stato che ha influenza nella politica estera e cercando di raggiungere questo status attraverso politiche aggressive.
Per coloro che esprimono i loro obiettivi a lungo termine (come il 2023, 2071) con la usuale (ndt) retorica epica di circostnza, non contanto né gli eventi vissuti il 27 febbraio né la perdita di vite in nessun altro momento.
Mentre ogni progetto dettato dalla megalomania, che viene pubblicizzato con intenzioni di “santità nazionaliste” nei discorsi dei vari statisti, il resoconto delle vite perse durante la guerra non viene messo in discussione e si fonde nell’ambiguità del martirio dello stato.
Coloro i quali sono considerati “dettagli” per il bene degli interessi degli stati, non saranno ricordati la prossima settimana, mese o anno. Coloro che hanno il potere non esitano a saccheggiare la vita di milioni di persone per il bene dei propri interessi e, come in ogni guerra, cerca di schiacciare coloro che sono oppressi da questa guerra. Ciò che dobbiamo fare come oppressi non è essere una pedina nella guerra del potere. Quello che dobbiamo fare è difendere le nostre vite continuamente saccheggiate, continuare la nostra lotta contro tutta la propaganda di guerra e costruire un mondo libero.
Azione anarchica rivoluzionaria