La forza di Nike non sta nel logo ma nella Microfinanza

L’incipit del Vangelo di Giovanni ci intratteneva illustrandoci la potenza del Logos. Un paio di millenni dopo Naomi Klein ci ha rivelato invece la potenza del “logo”, cioè del marchio.[1] Con una descrizione spesso efficace, la Klein ci ha spiegato l’avvento del modello di “impresa vuota”, alla Nike; un’impresa che non produce nulla, che si concentra sulla pubblicità al marchio (ed al life-style ad esso legato) e che subappalta interamente la produzione a piccole imprese di Paesi poveri; imprese costrette a farsi concorrenza al ribasso tra loro.

Tutto vero, ma tante mezze verità possono comporre menzogne intere. Basta distrarre l’attenzione dal punto principale attirandola sul dettaglio sbagliato: il marchio, appunto. Il tema del ”logo” – e dello stile di vita che esso evoca – è piaciuto molto alla “sinistra” del “politicorretto” poiché sposta il conflitto sul piano astratto dell’estetica di se stessi, sulla ricerca del nostro vero essere al di là del consumismo, delle mode e delle apparenze. Così ogni progressista occidentale può pensare che diventando lui più bello dentro, magari salverà anche milioni di persone dallo sfruttamento.

Quanto a “bellezza dentro” però anche la Nike non scherza. Dai siti della stessa Nike scopriamo infatti tutte le attività benefiche di questa azienda. In particolare la Nike risulta essere la principale finanziatrice di una corporation “non profit”, Women’s World Banking.[2]

Qual è la “mission” di questa meritoria organizzazione “non profit”? Quella di “banchizzare” le masse femminili dei Paesi poveri,[3] attraendole nel circuito della microfinanza e del microcredito. Queste organizzazioni “non profit” sono sempre molto prodighe di informazioni sul proprio operato. Peccato che quasi nessuno poi faccia due più due.

Si potrebbe pensare che questi finanziamenti al “ non profit” facciano parte esclusivamente delle pubbliche relazioni, dell’immagine “umanitaria” che Nike vuol dare di sé. Invece, per pura coincidenza, queste organizzazioni “non profit” fanno esattamente ciò che conviene alla Nike ed alle aziende “vuote” dello stesso tipo. Women’s World Banking promuove con piccoli prestiti una piccola imprenditoria povera, strutturalmente sottocapitalizzata, in modo tale che possa fare solo concorrenza al ribasso. Quindi si tratta di prede perfette per il subappalto. Lo schema operativo del microcredito è ormai consolidato da decenni di esperienza ed è stato ampiamente analizzato dall’economista Milford Bateman. L’afflusso di piccoli prestiti distrugge il tessuto economico tradizionale e lo soppianta con un’imprenditoria del tutto dipendente dalle commesse estere. Se l’imprenditoria povera di un altro Paese riesce ad offrire costi ancora più bassi, il risultato è la terra bruciata.

Nessuna sorpresa si può provare a questo punto nello scoprire che la “Nike Foundation” è uno dei principali finanziatori dell’internazionale dei dentrobellisti, le ONG. Quelle ONG che i nostri media chiamano le “multinazionali del cuore” ed anche quelle stesse ONG che svolgono un ruolo essenziale nella diffusione mondiale della microfinanza.[4]

Non è del tutto appropriato perciò dire che Nike e le società consimili siano imprese “vuote”, perché alla base del sistema delle committenze e dei subappalti vi è un ben mirato processo di finanziarizzazione delle masse povere. Una finanziarizzazione attuata nel modo più subdolo perché camuffata da aiuto disinteressato. Si tratta di un assistenzialismo per ricchi a tutto tondo, dato che le multinazionali, attraverso il viatico del “non profit” concesso alle attività “umanitarie”, riescono anche ad ottenere la piena immunità fiscale per i propri affari. Insomma, gran parte dell’edificio della cosiddetta “globalizzazione” si basa sulla microfinanza e sulla presa per i fondelli della “lotta alla povertà”, mentre invece la povertà serve ed è la principale materia prima di tutto il business. La presa per i fondelli può essere magari condita con l’ulteriore esca per progressisti della parità di genere.

In fondo che cos’è il capitalismo? Crimine organizzato con l’aggiunta delle pubbliche relazioni.
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NOTE
[1] http://www.sulromanzo.it/blog/no-logo-dieci-anni-dopo-di-naomi-klein
[2] https://afraca.org/?wpfb_dl=1
[3] https://www.womensworldbanking.org/about-us/
[4] https://www.fundsforngos.org/foundation-funds-for-ngos/nike-foundation/

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